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Perché leggere i classici (1991)

di Italo Calvino

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"Italo Calvino was not only a prolific master of fiction, he was also an uncanny reader of literature. Why Read the Classics? is the most comprehensive collection of Calvino's literary criticism available in English, accounting for the enduring importance to our lives of crucial writers of the Western canon. Here - spanning more than two millennia, from antiquity to postmodernism - are thirty-six ruminations on the writers, poets, and scientists who meant most to Calvino at different stages of his life."--BOOK JACKET.… (altro)
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Qualche anno fa, nella mia precedente vita, ebbi un’animata discussione con Riccardo e Beppe sulla funzione dei classici della letteratura. Beppe che sicuramente ne aveva letti più di tutti ne affermava l’essenzialità; Riccardo la non possibile definizione di un’opera come classica. Io me ne uscì dicendo che a quel punto non si doveva parlare di classici, ma di capolavori che si rinnovavano ad ogni lettura o rilettura: ossia libri che passate le mode del momento erano riusciti ad appassionare generazioni di lettori diversi per formazione, per cultura. Calvino di definizioni ne propone addirittura 14: 1): “i classici sono quei libri di cui si sente di solito dire sto rileggendo e mai sto leggendo”; 2): “si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nella condizione migliore per gustarli”; 3): “i classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale”; 4): “d’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima”; 5) “d’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura”; 6): “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”; 7): “i classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato o più semplicemente nel linguaggio o nel costume”; 8): “un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso”; 9): “i classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti”; 10): “chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani”; 11): “il tuo classico è quello che non può essere indifferente è che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui”; 12): “un classico è un libro che viene prima degli altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi quello, riconosce subito il suo posto alla genealogia”; 13): “è un classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non fuò fare a meno”; 14): “è classico ciò che persiste come rumore di fondo anche dove l’attualità più incompatibile fa da padrona”. Le definizioni di Calvino sono perfette nella loro essenzialità; ma il libro è un’altra cosa: una serie di saggi, per l’appunto, sui classici della letteratura, da Omero a Plinio il Vecchio, da Ariosto, grande amore di Calvino, a Pavese, l’amico perduto. Lettura difficile, la cultura di Calvino trasuda dalle righe e mette in difficoltà il grasso lettore ignorante me. Ma che libro, un omaggio alla letteratura. E forse avevo dato una possibile quindicesima definizione; ma era l’altra vita. ( )
  grandeghi | May 7, 2018 |
(Come inizia:) " Cominciamo con qualche proposta di definizione. 1: 'I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: "Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo..." Questo avviene almeno tra le persone che si suppongono 'di vaste letture'; non vale per la gioventù, età in cui l'incontro col mondo, vale proprio in quanto primo incontro. Il prefisso iterativo davanti al verbo 'leggere' può..."

(pag.76:)
"...Comprendiamo così che la scoperta del Nuovo Mondo e la Conquista si accompagnano, nell'immaginario collettivo, a quelle storie di giganti e d'incantesimi di cui il mercato librario offriva un vasto assortimento, così come la prima diffusione europea del ciclo francese aveva accompagnato alcuni secoli prima la mobilitazione propagandistica per le Crociate.
Il millennio che sta per chiudersi è stato il millennio del romanzo. Nei secoli XI, XII e XIII i romanzi di cavalleria furono i primi libri profani la cui diffusione marcò profondamente la vita delle persone comuni, e non soltanto dei dotti. Ce ne dà testimonianza Dante, raccontandoci di Francesca, il primo personaggio della letteratura mondiale che vede la sua vita cambiata dalla lettura dei romanzi, prima di Don Quijote, prima di Emma Bovary. Nel romanzo francese 'Lancelot', il cavaliere di Galehaut convince Ginevra a baciare Lancelot; nella Divina Commedia ..."

(pag.105:)
"... In un altro passo del 'Dialogo' (alla fine della I.a giornata) che fa l'elogio delle grandi invenzioni dello spirito umano, il posto più alto spetta all'alfabeto. Qui di nuovo si parla di combinatoria e inoltre di rapidità di comunicazione: altro tema, quello della rapidità, importantissimo in Galileo.
'Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell' Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta. sia questo il sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane'..."

(pag.120) "... Né è in contraddizione con la vita di Defoe... quel misto di avventura, spirito pratico e compunzione moralistica che saranno doti basilari del capitalismo anglosassone di qua e di là dell'Atlantico. Una sicura vena da narratore d'invenzione affiorava già spesso nei precedenti scritti di Defoe, specie in certe narrazioni di fatti d'attualità..."
  circa2000 | Sep 27, 2013 |
853.914 CAL
  ScarpaOderzo | Apr 13, 2020 |
>

da WIKIPEDIA
  junziguan | Dec 9, 2014 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Calvino, Italoautore primariotutte le edizioniconfermato
Calvino, EstherPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
McLaughlin, MartinTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Scarpa, DomenicoPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Sjöberg, GustavTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Vlot, HennyTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
敦子, 須賀Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Titolo canonico
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Titolo originale
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Data della prima edizione
Personaggi
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Luoghi significativi
Eventi significativi
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Elogi
Lingua originale
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"Italo Calvino was not only a prolific master of fiction, he was also an uncanny reader of literature. Why Read the Classics? is the most comprehensive collection of Calvino's literary criticism available in English, accounting for the enduring importance to our lives of crucial writers of the Western canon. Here - spanning more than two millennia, from antiquity to postmodernism - are thirty-six ruminations on the writers, poets, and scientists who meant most to Calvino at different stages of his life."--BOOK JACKET.

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