È il primo e forse il più tipico romanzo di Samuel Beckett (premio Nobel 1969). Al suo apparire, nel 1938, ebbe scarsi riconoscimenti critici sebbene non fosse sfuggito a una stretta cerchia di intellettuali. Ripubblicato a distanza di vent'anni, sulla scia del successo delle opere teatrali beckettiane, è stato oggetto di alcuni dettagliati studi stilistici e tematici che lo hanno opportunamente rivalutato come importante prova di affinamento e approfondimento della tecnica narrativa e della poetica di Beckett. Intorno alla storia tragica di Murphy, un irlandese abulico e solitario che vive su una sedia a dondolo cercando il nirvana, si incrociano dialoghi assurdi e situazioni grottesche che creano continui cortocircuiti tra elementi drammatici ed elementi comici. Questo curioso personaggio ha le stesse caratteristiche degli altri personaggi di Beckett, i quali, scrive Tagliaferri nell'introduzione, «non cessano di tentare di colmare lo iato tra la parola e la realtà... e strada facendo trovano sempre il modo di invischiarci nelle loro trame, di sedurci con le loro riflessioni a mezza strada tra la tragedia e lo scherzo, e di imporci il paradosso come rimedio al "fiasco colossale" della quotidianità».