Nell'antico Egitto il giovane ed impetuoso faraone Merenre II e la bellissima cortigiana Rhadopis si innamorano perdutamente: un sentimento travolgente e totalizzante che li inebrierà a tal punto da far dimenticare al sovrano qualunque responsabilità nei confronti del suo regno, li renderà ciechi di fronte alla crescente ostilità che li circonda e li condurrà in breve tempo alla rovina. Questa è in poche parole la trama del romanzo, piuttosto semplice perchè il vero punto di forza è l'atmosfera: ogni scena è intrisa di sensualità, da ogni descrizione traspaiono l'opulenza e la magnificenza della millenaria cultura egizia. E' un libro di passioni e non parlo solo di quella bruciante fra i protagonisti: ogni altro personaggio ama profondamente e in maniera quasi sempre tragica e fatalista. Questo però non deve lasciar pensare che sia soltanto un romanzo sentimentale, anzi la relazione fra i due amanti si sviluppa talmente in fretta che non abbiamo neanche modo di appassionarcene, ed assume interesse solo in quanto allegoria del potere distruttivo del desiderio. I due giovani si smarriscono nel loro amore cieco ed egoista tanto da perdere ogni contatto con la realtà e nemmeno nel momento cruciale saranno capaci di elevarsi al di sopra della passione terrena che li ha soggiogati.
Lo stile è elaborato e ricco di descrizioni, ma resta comunque scorrevole. L'unico difetto che mi sentirei di trovargli è l'eccessiva brevita, che secondo me non ha permesso di sviluppare appieno né le tematiche nè la psicologia dei personaggi. L'impressione che resta è che per quanto sia un'opera molto intensa si tratti più di una bellissima fiaba tragica che di un romanzo vero e proprio. ( )