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Operette morali (1835)

di Giacomo Leopardi

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Operette morali è il tipico libro che, da chiunque venga letto (a patto che non abbia il cervello chiuso per ferie), non può essere ignorato. Possiamo essere più o meno d’accordo o in disaccordo con Leopardi, ma la sua lucida analisi della vita, l’universo e tutto quanto (cit.) ci sbatte in faccia considerazioni che potete aver liquidato come “seghe mentali di un gobbo depresso” alle scuole superiori (ma allora chi ve lo ha spiegato Leopardi? Topo Gigio?), ma non una volta cresciuti (altrimenti passate come chi parla il linguaggio dei ggiovani, ma… meh).

Oltretutto, non potete accampare scuse del tipo “eh, ma è scritto difficile” (non è vero, è italiano dell’Ottocento, mica del Trecento, e questa edizione Garzanti ha tante di quelle introduzioni e note da rendere estremamente improbabile l'incomprensione) o “eh, ma è palloso” (non è vero, Leopardi annovera anche l’ironia tra le sue doti) perché Leopardi è tanto, tanto attuale e tanto, tanto utile a difendersi dai paladini della Natura.

Negli ultimi tempi, infatti, la Natura è diventata sinonimo di Bene: se un cibo è naturale, allora fa bene; se un tizio ha rapporti sessuali naturali, è bene; se non prendi medicine ma ti affidi ai rimedi naturali, è bene. Peccato che il cibo naturale potrebbe essere una mela con i vermi (mangiala, vedi come starai bene dopo…); i rapporti sessuali possono anche essere naturali, ma, se non sono consenzienti, di bene non hanno nulla; e morire di cancro perché hai provato a curarti con qualche acquetta magica o impiastro maleodorante è davvero l’ultima frontiera dell’estremismo. Leopardi ci ricorda che la Natura non è né Bene né Male: è così e basta, e trovarci qualunque bontà (o qualunque cattiveria) è solo una delle tante illusioni umane.

Inoltre, il buon Leopardi è straordinariamente attuale anche per quanto riguarda il dibattito sull’editoria. Quante volte avete sentito gli autori autopubblicati lamentarsi delle loro difficoltà a trovare un pubblico che li apprezzi? Quante volte ci si lamenta che in Italia ci sono più libri che lettori? E quante volte ci si lamenta della scarsa preparazione intellettuale di chi recensisce libri? Se pensate che questi problemi siano nati con le autopubblicazioni, gli ebook e le scie chimiche, leggete Operette morali e ricredetevi – e ricordatevi che Leopardi aveva contro anche la Chiesa cattolica, che mise all’indice tutte le sue opere, cosa che a quei tempi non significava polemiche e aumento delle copie vendute... ( )
  lasiepedimore | Sep 22, 2023 |
Le mie difficoltà ad approcciare tutti gli scritti di Leopardi sono ataviche. Provai, senza successo, qualche anno fa a leggere lo Zibaldone, ma fu un tentativo vanitoso quanto vano. Eppure, la grandezza di Leopardi è infinita, la sua poesia, la sua capacità di rappresentare con parole lo stato dell’uomo qualcosa di indefinito e indefinibile come il suo infinito. Dal canto del pastore errante dell’Asia al passero solitario parole pesanti che aiutano a rendere più leggera la vita. In questo libretto vengono proposti otto brevi dialoghi che consentono, comunque, di avere una perfetta percezione del pensiero del poeta di Recanati. Alla difficoltà di vivere, allo stesso desiderio del suicidio, Leopardi contrappone con forza e lucidità la forza della vita, vivere, quell’esercizio lungo e spesso doloroso a cui, comunque, non ci si può sottrarre. Perché al dolore di quello che è stato si contrappone la speranza nella felicità per quel che potrebbe essere. Come dice il passeggero al venditore di almanacchi: “quella vita che è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce: non la vita passata, ma la vita futura”. Un capolavoro. ( )
  grandeghi | Aug 4, 2021 |
858.7 LEO
  ScarpaOderzo | Apr 15, 2020 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Leopardi, GiacomoAutoreautore primariotutte le edizioniconfermato
Besomi, OttavioA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lolli, LuigiImmagine di copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Prete, AntonioA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Ruffilli, PaoloA cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Epigrafe
Dedica
Incipit
Narrasi che tutti gli uomini che da principio popolarono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favoleggiarono dell'educazione di Giove.
Citazioni
...e mi risolvo a conchiudere che tu [la Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c'insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de' tuoi figlioli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere. Per tanto rimango privo di ogni speranza...
Tempo verrà, che esso universo, e la natura medesima, sarà spenta. E nel modo che di grandissimi regni ed imperi umani, e loro maravigliosi moti, che furono famosissimi in altre età, non resta oggi segno né fama alcuna; parimente del mondo intero, e delle infinite vicende e calamità delle cose create, non rimarrà pure un vestigio; ma un silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso. Così questo arcano mirabile e spaventoso dell’esistenza universale, innanzi di essere dichiarato né inteso, si dileguerà e perderassi.
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

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