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Sto caricando le informazioni... Operette morali (1835)di Giacomo Leopardi
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Le mie difficoltà ad approcciare tutti gli scritti di Leopardi sono ataviche. Provai, senza successo, qualche anno fa a leggere lo Zibaldone, ma fu un tentativo vanitoso quanto vano. Eppure, la grandezza di Leopardi è infinita, la sua poesia, la sua capacità di rappresentare con parole lo stato dell’uomo qualcosa di indefinito e indefinibile come il suo infinito. Dal canto del pastore errante dell’Asia al passero solitario parole pesanti che aiutano a rendere più leggera la vita. In questo libretto vengono proposti otto brevi dialoghi che consentono, comunque, di avere una perfetta percezione del pensiero del poeta di Recanati. Alla difficoltà di vivere, allo stesso desiderio del suicidio, Leopardi contrappone con forza e lucidità la forza della vita, vivere, quell’esercizio lungo e spesso doloroso a cui, comunque, non ci si può sottrarre. Perché al dolore di quello che è stato si contrappone la speranza nella felicità per quel che potrebbe essere. Come dice il passeggero al venditore di almanacchi: “quella vita che è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce: non la vita passata, ma la vita futura”. Un capolavoro. nessuna recensione | aggiungi una recensione
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)854.7Literature Italian Italian essays Early 19th century 1814–59Classificazione LCVotoMedia:
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Oltretutto, non potete accampare scuse del tipo “eh, ma è scritto difficile” (non è vero, è italiano dell’Ottocento, mica del Trecento, e questa edizione Garzanti ha tante di quelle introduzioni e note da rendere estremamente improbabile l'incomprensione) o “eh, ma è palloso” (non è vero, Leopardi annovera anche l’ironia tra le sue doti) perché Leopardi è tanto, tanto attuale e tanto, tanto utile a difendersi dai paladini della Natura.
Negli ultimi tempi, infatti, la Natura è diventata sinonimo di Bene: se un cibo è naturale, allora fa bene; se un tizio ha rapporti sessuali naturali, è bene; se non prendi medicine ma ti affidi ai rimedi naturali, è bene. Peccato che il cibo naturale potrebbe essere una mela con i vermi (mangiala, vedi come starai bene dopo…); i rapporti sessuali possono anche essere naturali, ma, se non sono consenzienti, di bene non hanno nulla; e morire di cancro perché hai provato a curarti con qualche acquetta magica o impiastro maleodorante è davvero l’ultima frontiera dell’estremismo. Leopardi ci ricorda che la Natura non è né Bene né Male: è così e basta, e trovarci qualunque bontà (o qualunque cattiveria) è solo una delle tante illusioni umane.
Inoltre, il buon Leopardi è straordinariamente attuale anche per quanto riguarda il dibattito sull’editoria. Quante volte avete sentito gli autori autopubblicati lamentarsi delle loro difficoltà a trovare un pubblico che li apprezzi? Quante volte ci si lamenta che in Italia ci sono più libri che lettori? E quante volte ci si lamenta della scarsa preparazione intellettuale di chi recensisce libri? Se pensate che questi problemi siano nati con le autopubblicazioni, gli ebook e le scie chimiche, leggete Operette morali e ricredetevi – e ricordatevi che Leopardi aveva contro anche la Chiesa cattolica, che mise all’indice tutte le sue opere, cosa che a quei tempi non significava polemiche e aumento delle copie vendute... ( )