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Il cielo e dei violenti (1960)

di Flannery O'Connor

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First published in 1955, The Violent Bear It Away is now a landmark in American literature. It is a dark and absorbing example of the Gothic sensibility and bracing satirical voice that are united in Flannery O'Conner's work. In it, the orphaned Francis Marion Tarwater and his cousin, Rayber, defy the prophecy of their dead uncle-that Tarwater will become a prophet and will baptize Rayber's young son, Bishop. A series of struggles ensue, as Tarwater fights an internal battle against his innate faith and the voices calling him to be a prophet, while Rayber tries to draw Tarwater into a more "reasonable" modern world. Both wrestle with the legacy of their dead relatives and lay claim to Bishop's soul. O'Connor observes all this with an astonishing combination of irony and compassion, humor and pathos. The result is a novel whose range and depth reveal a brilliant and innovative writer acutely alert to where the sacred lives and where it does not.… (altro)
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Incipit:
Lo zio di Francis Marion Tarwater era morto solo da mezza giornata quando il ragazzo si ubriacò troppo per finire la fossa, e un negro di nome Buford Munson, che era venuto a riempire una brocca, dovette terminare di scavarla e trascinarci il corpo, che era ancora seduto alla tavola della prima colazione, per dargli una sepoltura da cristiani, con le insegne del Salvatore sopra la testa e abbastanza terra perché i cani non lo scavassero fuori. Budford era arrivato verso mezzogiorno e quando, al tramonto, se ne andò, il ragazzo, Tarwater, non era ancora tornato dalla distilleria".

Un libro duro, a volte difficile, ma cosa mi ha spinto a terminare la lettura? Il clima torbido, chiuso, claustrofobico che si respira dalla prima all'ultima pagina. Prevalgono i colori scuri e notturni e, anche nelle parti "soleggiate", domina l'ansia, la paura, la violenza.
Ci sono tre personaggi principali. Il prozio del ragazzo Tarwater, un "profeta" che vuole fare del nipote il suo erede, istruendolo e dandogli precise indicazioni per indirizzare la sua vita futura, il nipote Tarwater, un ragazzo che, da piccolo, è stato rapito dal prozio, cresciuto in una baracca in campagna, l'altro zio, il maestro Rayber, anch'egli educato per un certo periodo dal vecchio zio, dal quale, però, è riuscito a fuggire, ribellandosi, e che vive in città con il figlio anormale, Bishop.
Nella vicenda emerge una competizione violenta tra il prozio "profeta" e lo zio per impossessarsi dell'anina del giovane Tarwater. In entrambi i casi si manifesta una violenza che mira a condizionare la vita del ragazzo. Nel periodo in cui vive in campagna e, soprattutto, con la morte del prozio, sembra che il giovane rifiuti gli insegnamenti e il destino di "profeta". Infatti, si ribella con violenza, rifiutandosi di seppellire il vecchio, incendiando la baracca e incenerendo il corpo del prozio.
Ci sono qui dei passi molto belli, in cui il ragazzo si sdoppia in un alter ego con il quale dialoga e polemizza.
Il prozio rappresenta la parte irrazionale, religiosa, in contrasto con quella rappresentata dal maestro Rayber, lo zio di città, dal quale si rifugia dopo essere fuggito dalla campagna.
Ma anche Rayber esercita la sua violenza e vuole rieducare il nipote, cancellando l'influenza fondamentalista del prozio. Egli rappresenta la parte razionale e antireligiosa. Anch'egli fallirà e Tarwater resterà un ribelle, impossibile da rieducare. Tra questi opposti, il ragazzo non riuscirà, fino alla fine a trovare il suo equilibrio.
Ciò che colpisce è l'assenza di qualsiasi elemento affettivo tra i personaggi, sempre un po' "sopra le righe", vigili. ansiosi. Il Dio al quale si riferiscono appare come un Dio terribile, un Dio dell'antico testamento, violento e incomprensibile.
Un'ultima osservazione: mi ha colpito l'irrelevanza dei pochi personaggi femminili. Le donne (madri e mogli) sono considerate "puttane" dal prozio. La moglie del maestro, l'assistente sociale, ha una piccola parte, ma poi sparisce, abbandonando il marito e il figlio anormale, senza curarsene. L'unica donna forte è quella che, nell'ultimo capitolo, rimprovera il ragazzo per aver abbandonato il corpo del prozio, senza seppellirlo. E' l'unico momento in cui il ragazzo sembra vergognarsi e non sentirsi sicuro.
Una lettura interessante, che spinge a leggere ancora qualcosa di questa scrittice: in particolare, i racconti che la critica giudica le sue opere migliori. ( )
  ren47 | Feb 22, 2015 |
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Titolo canonico
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Personaggi
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Luoghi significativi
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Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
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Francis Marion Tarwater's uncle had been dead for only half a day when the boy got too drunk to finish digging his grave and a Negro named Buford Munson, who had come to get a jug filled, had to finish it and drag the body from the breakfast table where it was still sitting and bury it in a decent and Christian way, with the sign of its Saviour at the head of the grave and enough dirt on top to keep the dogs from digging it up.
Citazioni
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He kept himself upright on a very narrow line between madness and emptiness, and when the time came for him to lose his balance, he intended to lurch toward emptiness and fall on the side of his choice.
Source of the title:

"From the days of John the Baptist until now, the kingdom of heaven suffereth violence, and the violent bear it away." Matthew 11:12.
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Risorse esterne che parlano di questo libro

Wikipedia in inglese (1)

First published in 1955, The Violent Bear It Away is now a landmark in American literature. It is a dark and absorbing example of the Gothic sensibility and bracing satirical voice that are united in Flannery O'Conner's work. In it, the orphaned Francis Marion Tarwater and his cousin, Rayber, defy the prophecy of their dead uncle-that Tarwater will become a prophet and will baptize Rayber's young son, Bishop. A series of struggles ensue, as Tarwater fights an internal battle against his innate faith and the voices calling him to be a prophet, while Rayber tries to draw Tarwater into a more "reasonable" modern world. Both wrestle with the legacy of their dead relatives and lay claim to Bishop's soul. O'Connor observes all this with an astonishing combination of irony and compassion, humor and pathos. The result is a novel whose range and depth reveal a brilliant and innovative writer acutely alert to where the sacred lives and where it does not.

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