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"A brilliant novel, lyrically lifting history towards myth. It's also compulsively readable. I devoured it in two days." -- Salman Rushdie.
With the threat of Mussolini's army looming, recently orphaned Hirut struggles to adapt to her new life as a maid to Kidane and his wife Aster. Kidane, an officer in Emperor Haile Selassie's army, rushes to mobilize his strongest men before the Italians invade. His initial kindness to Hirut shifts into cruelty when she resists his advances, and Hirut finds herself tumbling into a new world of thefts and violations, of betrayals and rage. As the war begins in earnest, the Emperor goes into exile and Ethiopia quickly loses hope. Hirut helps disguise a gentle peasant as the emperor and soon becomes his guard, inspiring other women to take up arms against the Italians. -- adapted from jacket… (altro)
Ho voluto leggere questo romanzo dal momento in cui ho letto le citazioni postate dall’account Twitter di Einaudi in occasione della sua pubblicazione in Italia. Adesso che l’ho letto, però, quasi ne sono pentita, non tanto per la storia raccontata, quanto piuttosto per lo stile dell’autrice, che non mi è proprio andato giù e mi ha annoiato a morte durante la lettura.
Il mio problema è stato che da un romanzo storico mi aspetto uno stile più asciutto e interessato a farsi da parte in favore degli eventi narrati. Mengiste, invece, ha fatto l’esatto contrario, infiorettando la sua prosa con una retorica che per me ha finito anche per inficiarne il realismo in alcuni punti. Mi è sembrata quindi una scelta decisamente infelice e mi ha reso la lettura così faticosa da essere quasi respingente.
Il dispiacere è ancora più grande se penso al fatto che la storia è raccontata in modo da sottolinare il ruolo delle donne etiopi nella resistenza all’invasione dell’esercito fascista e che abbiamo tanto bisogno di leggere e diffondere queste storie, così a lungo ignorate. Il dispiacere è ancora più grande se penso a come esce distorto questo punto di vista dallo stile di Mengiste, che a momenti sembra quasi morbosa nel descrivere le violenze perpetrate ai danni delle donne etipi. Ovviamente non metto in dubbio che siano avvenute, ma Mengiste non dà l’idea di volerle semplicemente raccontare, ma di voler indugiare sui dettagli.
Un altro elemento rovinato è stata la presenza di Ettore, un personaggio che intende mostrare la non assolutezza del ruolo di vittima e carnefice: una sola persona può essere entrambi in circostanze e ambiti diversi. Ettore è ebreo ed è ovviamente una vittima dell’antisemitismo del governo fascista; allo stesso tempo, però, è il fotografo dell’esercito e il carnefice che immortala la violenza dei commilitoni. In lui i due ruoli si mescolano e a volte è difficile scinderli del tutto: peccato che – di nuovo! – lo stile di Mengiste renda questo conflitto torbido e ne depotenzi la capacità di turbare lǝ lettorǝ.
Se avete letto questo romanzo, fatemi sapere come vi è sembrato e se sono solo io a essere troppo stucca con questi stili troppo altisonanti. ( )
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Hereafter we shall be made into things of song, for the men of the future.
— The Iliad, Homer
Woe to the land shadowing with wings, which is beyond the rivers of Ethiopia.
— Isiah, Chapter 18, Verse 1
What god hurls you on, stroke on stroke to the long dying fall. Why the horror clashing through your music, terror struck to song. Where do your words of god and grief begin.
— Agamemnon, Aeschylus
Dedica
Incipit
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
She does not want to remember but she is here and memory is gathering bones.
Citazioni
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico
▾Riferimenti
Risorse esterne che parlano di questo libro
Wikipedia in inglese
Nessuno
▾Descrizioni del libro
"A brilliant novel, lyrically lifting history towards myth. It's also compulsively readable. I devoured it in two days." -- Salman Rushdie.
With the threat of Mussolini's army looming, recently orphaned Hirut struggles to adapt to her new life as a maid to Kidane and his wife Aster. Kidane, an officer in Emperor Haile Selassie's army, rushes to mobilize his strongest men before the Italians invade. His initial kindness to Hirut shifts into cruelty when she resists his advances, and Hirut finds herself tumbling into a new world of thefts and violations, of betrayals and rage. As the war begins in earnest, the Emperor goes into exile and Ethiopia quickly loses hope. Hirut helps disguise a gentle peasant as the emperor and soon becomes his guard, inspiring other women to take up arms against the Italians. -- adapted from jacket
Il mio problema è stato che da un romanzo storico mi aspetto uno stile più asciutto e interessato a farsi da parte in favore degli eventi narrati. Mengiste, invece, ha fatto l’esatto contrario, infiorettando la sua prosa con una retorica che per me ha finito anche per inficiarne il realismo in alcuni punti. Mi è sembrata quindi una scelta decisamente infelice e mi ha reso la lettura così faticosa da essere quasi respingente.
Il dispiacere è ancora più grande se penso al fatto che la storia è raccontata in modo da sottolinare il ruolo delle donne etiopi nella resistenza all’invasione dell’esercito fascista e che abbiamo tanto bisogno di leggere e diffondere queste storie, così a lungo ignorate. Il dispiacere è ancora più grande se penso a come esce distorto questo punto di vista dallo stile di Mengiste, che a momenti sembra quasi morbosa nel descrivere le violenze perpetrate ai danni delle donne etipi. Ovviamente non metto in dubbio che siano avvenute, ma Mengiste non dà l’idea di volerle semplicemente raccontare, ma di voler indugiare sui dettagli.
Un altro elemento rovinato è stata la presenza di Ettore, un personaggio che intende mostrare la non assolutezza del ruolo di vittima e carnefice: una sola persona può essere entrambi in circostanze e ambiti diversi. Ettore è ebreo ed è ovviamente una vittima dell’antisemitismo del governo fascista; allo stesso tempo, però, è il fotografo dell’esercito e il carnefice che immortala la violenza dei commilitoni. In lui i due ruoli si mescolano e a volte è difficile scinderli del tutto: peccato che – di nuovo! – lo stile di Mengiste renda questo conflitto torbido e ne depotenzi la capacità di turbare lǝ lettorǝ.
Se avete letto questo romanzo, fatemi sapere come vi è sembrato e se sono solo io a essere troppo stucca con questi stili troppo altisonanti. ( )