La saga della famiglia Florio inizia con Ignazio, Paolo e sua moglie Giuseppina che lasciano Bagnara Calabra per transferirsi a Palermo. Inizia cosi un lungo percorso attraverso il quale i due fratelli riescono a mettere su un'impresa. Il percorso non è per niente facile, essendo loro considerati dei "facchini" dai palermitani. Oltre al loro giudizio ci sono anche le vicisitudini famigliari che vanno a definire le loro relazioni. Una storia che parte da due fratteli e viene portata avanti tramite i figli. La storia di una famiglia che ha segnato e cambiato la città di Palermo. Un mix di storia, di relazioni famigliari, di amori. Il mio personaggio preferito è stato lo zio Ignazio, che con il suo cuore gentile e le buone maniere ha trionfato, senza dimencarsi mai da dove è partito.
Stefania Auci riesce a dar vita a personaggi fortemente caratterizzati. Non è certo un libro dedicato a chi cerca una ricostruzione storica. Il substrato storico, economico e sociale è lasciato tra le righe, impedendo a chi non lo conosca di apprezzare la nascita e l'affermazione della famiglia siciliana (d'adozione). E questo è un difetto grave, perché delle vicende storiche non si possono narrare solo i sentimenti, come se si trattasse di una soap opera. Il libro però si lascia leggere e questo va riconosciuto ( )

La saga di una famiglia che ha scritto una pagina importante della storia della Sicilia viene pubblicata dalla società editrice Nord; è una premessa doverosa. Il successo di questo libro, un romanzo biografico, è sicuramente legato alla intelligente formula con cui la Auci coniuga la notorietà della famiglia Florio ad un romanzo che appassiona proprio per avere in diverse fasi la cifra di quello d’appendice. Paolo, la moglie Giuseppina ed il fratello Ignazio arrivano a Palermo da Bagnara Calabra. Sono commercianti di spezie, facchini agli occhi dei commercianti palermitani per la tendenza a sporcarsi le mani con il lavoro. Il rapporto tra Paolo e Giuseppina è teso, nonostante l’agiatezza che l’uomo garantisce alla moglie, nonostante l’arrivo del figlio Vincenzo. Sono persone dure i Florio, cinici lavoratori, incapaci di esprimere affetti. Unica eccezione Ignazio, innamorato di Giuseppina, che riverserà sul nipote Vincenzo l’amore che non può esprimere alla cognata. Alla morte di Paolo Ignazio diventa un padre per Vincenzo e, intanto, l’azienda cresce, diversifica le attività, assume un respiro internazionale. Vincenzo è più cinico di tutti, punta alla ricchezza, unico elemento che consentirà alla famiglia il riscatto sociale. La sua relazione con Giulia rimarrà clandestina, nonostante due figlie, nonostante sia la donna giusta, il suo status sociale, figlia di commercianti è un ostacolo per il matrimonio. Ma l’arrivo di un figlio maschio, Ignazio, induce Vincenzo a sposare Giulia, lui ha bisogno di un erede e lei glielo ha dato. La storia funziona, è godibile, romanzo avvincente, anche se debole in diversi passaggi, ridondante l’utilizzo del dialetto, Camilleri non è sempre una buona scuola, e non è ripetibile, la dimensione umana dei Florio scarnificata rinunciando alle sfumature e utilizzando categorie a volte banali. In mezzo la storia della Sicilia, oltre un secolo di aspettative, rivoluzioni e reazioni. Alla fine, arriva Garibaldi e Vincenzo Florio si farà trovare pronto. Un romanzo come detto gradevole da leggere, di cui si aspetta anche il seguito. Ma nulla di più. ( )

Una buona biografia della famiglia Florio. La descrizione dei personaggi rimane un po' troppo superficiale. ( )

Libro familiare, l'inizio (forse) di una saga: secondo me c'è spazio per il secondo "tomo", su Ignazio e sui suoi eredi, sulla Targa Florio e sul crollo della famiglia.
Qui si parla della fondazione dell'impero, guidato da Vincenzo: che muore all'ultima pagina (fine '800). Le figure importanti del libro sono due: lui e sua moglie, Giulia, che appare e scompare ma c'è sempre.
Palermo è descrita molto bene, la narrazione va via bene. Ma ci sono strappi di ritmo (comuqnue lento) e anche temporali. E la fine giunge, nella lentezza generale del libro, paradossalmente troppo veloce. ( )