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For this edition of one of the great landmarks in twentieth-century poetry two previously uncollected cantos have been added, and some passages from other cantos, omitted from earlier printings, restored to the text. The additional cantos, numbered LXXII and LXXIII, were written by Ezra Pound in Italian, during the collapse of Italy at the end of the war. They belong in the sequence between the John Adams and the Pisan cantos.… (altro)
Questa è una recensione su un libro impossibile da leggere, uno di quei libri non legati alla quotidianità, non di quelli che si comprano perché di moda, perché ne parlano i giornali, si è visto e sentito l'autore in TV o se n'è discusso in Rete. Non di libri e autori che appaiono e scompaiono, che vivono lo spazio di una stagione, magari anche vendendo migliaia di copie. Non di libri che hanno il fiato corto, finiscono nel dimenticatoio della storia della letteratura, appartengono a mezza generazione. Finiscono nella indifferenziata della cultura consumistica che divora tutto, sia i testi che i loro autori. Non di questi, bensì di libri che, pur diventati classici, difficilmente sono letti nella loro interezza.
Libri impossibili da leggere perchè troppo impegnativi, spesso inavvicinabili dall'uomo comune, perché difficili nella forma e nei contenuti. Troppo concettuali, intellettuali, di cui però tutti ne parlano, li citano e menano vanto di conoscere, ma nessuno li ha veramente letti. Ne volete qualche esempio? Per motivi personali e professionali ne ricordo qualcuno, chi legge avrà memoria di altri. Sono scelte quanto mai personali legate all'esperienza, alla professione, alle tendenze e proprie predisposizioni. Libri come l' "Ulisse", "La Veglia di Finnegan", entrambi di James Joyce, "La montagna incantata" di Thomas Mann, il "Silmarillion" di John Tolkien, "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco, "Il Castello" di Franz Kafka, "Il Principe" di Machiavelli.
"I Canti Pisani" di Ezra Pound è uno di questi libri sui quali intendo soffermarmi. Un libro di fronte al quale chi legge si sente smarrito e sperduto per la dimensione sia spaziale e temporale che lo comprende, per il viaggio orizzontale e verticale che l'autore percorre attraverso la foresta dei simboli che caratterizza l'esperienza umana. La sola storia di Ezra Pound è di per sé un "classico". Per poter comprendere l'universalità che questo grande libro esprime, credo non ci sia migliore descrizione di quella che ne fece sessanta anni fa Eugenio Montale. Ecco quanto scrisse:
"I Canti Pisani" sono una sinfonia non di parole, ma di frasi in libertà. Non siamo tuttavia nel caos perché queste frasi sono legate da un "montaggio" che supera di gran lunga, per apparente incoerenza, quello di qualche parte dell' "Ulysses" e dell'eliotiana "Waste Land". Si tratta però di un montaggio di cui sfugge totalmente il connettivo, il nesso conduttore. Immaginate che si possa radiografare il pensiero di un condannato a morte dieci minuti prima dell'esecuzione capitale, e supponete che il condannato sia un uomo della statura di Pound e avrete i "Canti Pisani": un poema che è la fulminea ricapitolazione della storia del mondo (di un mondo), senza alcun legame o rapporto di tempo e di spazio (...) Migliaia di personaggi, fitto intarsio di citazioni in ogni lingua, ideogrammi cinesi, brani di musica, allusioni a tutto ciò che per cinquant'anni ha alimentato, nella storia, nella filosofia, nella medicina, nell'economia e nell'arte il pensiero moderno, non senza salti vertiginosi nel mondo del mito e della preistoria (....). L'interesse è però ravvivato dal fatto che qua è la', in questi canti di prigioniero, intravediamo un Pound nuovo, provato dal dolore, una voce che piange, che geme, che soffre; e sentiamo allora che il gioco diventa serio e lo spettacolo del clown si fa tragedia".
Non credo si possa aggiungere altro. Un libro universale che comprende spazio e tempo, che va oltre il soggetto e diventa oggetto, significato e significante nella dimensione dell'essere e del divenire. Un libro davvero per tutti e per nessuno. Tutti sono sfidati ad entrare nella mente del poeta che scrive, prigioniero di se stesso e del mondo. Pochi sapranno leggere il suo messaggio arrivando fino in fondo. Lo dice chiaramente "il grande fabbro" Pound nel canto 81, parlando della vanità dell'essere e del mondo.
Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie Quello che veramente ami non ti sarà strappato Quello che veramente ami è la tua vera eredità Il mondo a chi appartiene, a me, a loro o a nessuno? Prima venne il visibile, quindi il palpabile Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno, Quello che veramente ami è la tua vera eredità La formica è un centauro nel suo mondo di draghi. Strappa da te la vanità, non fu l’uomo A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia, Strappa da te la vanità, ti dico strappala Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice, Strappa da te la vanità, Paquin strappala! Il casco verde ha vinto la tua eleganza. “Dominati, e gli altri ti sopporteranno” Strappa da te la vanità Sei un cane bastonato sotto la grandine, Una pica rigonfia in uno spasimo di sole, Metà nero metà bianco Né distingui un’ala da una coda Strappa da te la vanita’ Come son meschini i tuoi rancori Nutriti di falsità. Strappa da te la vanità, Avido di distruggere, avaro di carità, Strappa da te la vanità, Ti dico strappala. Ma avere fatto in luogo di non avere fatto questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato Perché un Blunt aprisse Aver raccolto dal vento una tradizione viva o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata Questa non è vanità. Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Published 1975, contains Cantos 1-117, including 72 & 73. Do not combine with earlier, incomplete collections.
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico
▾Riferimenti
Risorse esterne che parlano di questo libro
Wikipedia in inglese
Nessuno
▾Descrizioni del libro
For this edition of one of the great landmarks in twentieth-century poetry two previously uncollected cantos have been added, and some passages from other cantos, omitted from earlier printings, restored to the text. The additional cantos, numbered LXXII and LXXIII, were written by Ezra Pound in Italian, during the collapse of Italy at the end of the war. They belong in the sequence between the John Adams and the Pisan cantos.
▾Descrizioni da biblioteche
Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
▾Descrizione degli utenti di LibraryThing
Descrizione del libro
I Cantos di Ezra Pound sono un poema epico incompiuto, composto da 120 canti, pubblicato a partire dal 1915. Il poema è un'opera complessa e multiforme, che spazia dalla storia alla letteratura, dalla politica all'economia, dalla religione alla filosofia.
I Cantos sono un'esplorazione della storia e della cultura occidentale, con un focus particolare sulla cultura italiana e cinese. Il poema segue il viaggio del narratore, che si muove attraverso il tempo e lo spazio, incontrando personaggi storici e mitici.
I temi principali dei Cantos sono: La critica all'usura, che Pound vede come il male principale del mondo moderno. L'esaltazione della cultura classica, che Pound considera un modello da seguire. L'interesse per la politica e l'economia, che Pound vede come strumenti per costruire una società migliore. I Cantos sono caratterizzati da uno stile sperimentale, che combina elementi di poesia, prosa, e musica. Pound utilizza un'ampia gamma di tecniche, tra cui la frammentazione, la ripetizione, e l'allusione.
I Cantos hanno avuto una profonda influenza sulla poesia del XX secolo. Il poema è stato elogiato per la sua complessità, la sua ambizione, e la sua sperimentazione. I Cantos possono essere riassunti come un poema epico che esplora la storia e la cultura occidentale, con un focus particolare sulla cultura italiana e cinese. Il poema è un'opera complessa e multiforme, che spazia dalla storia alla letteratura, dalla politica all'economia, dalla religione alla filosofia.
Riassunto haiku
Biblioteca di un personaggio famoso: Ezra Pound
Ezra Pound ha una Legacy Library. Legacy libraries sono le biblioteche personali di famosi lettori, aggiunte dai membri di LibraryThing che appartengono al gruppo Legacy Libraries.
Libri impossibili da leggere perchè troppo impegnativi, spesso inavvicinabili dall'uomo comune, perché difficili nella forma e nei contenuti. Troppo concettuali, intellettuali, di cui però tutti ne parlano, li citano e menano vanto di conoscere, ma nessuno li ha veramente letti. Ne volete qualche esempio? Per motivi personali e professionali ne ricordo qualcuno, chi legge avrà memoria di altri. Sono scelte quanto mai personali legate all'esperienza, alla professione, alle tendenze e proprie predisposizioni. Libri come l' "Ulisse", "La Veglia di Finnegan", entrambi di James Joyce, "La montagna incantata" di Thomas Mann, il "Silmarillion" di John Tolkien, "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco, "Il Castello" di Franz Kafka, "Il Principe" di Machiavelli.
"I Canti Pisani" di Ezra Pound è uno di questi libri sui quali intendo soffermarmi. Un libro di fronte al quale chi legge si sente smarrito e sperduto per la dimensione sia spaziale e temporale che lo comprende, per il viaggio orizzontale e verticale che l'autore percorre attraverso la foresta dei simboli che caratterizza l'esperienza umana. La sola storia di Ezra Pound è di per sé un "classico". Per poter comprendere l'universalità che questo grande libro esprime, credo non ci sia migliore descrizione di quella che ne fece sessanta anni fa Eugenio Montale. Ecco quanto scrisse:
"I Canti Pisani" sono una sinfonia non di parole, ma di frasi in libertà. Non siamo tuttavia nel caos perché queste frasi sono legate da un "montaggio" che supera di gran lunga, per apparente incoerenza, quello di qualche parte dell' "Ulysses" e dell'eliotiana "Waste Land". Si tratta però di un montaggio di cui sfugge totalmente il connettivo, il nesso conduttore. Immaginate che si possa radiografare il pensiero di un condannato a morte dieci minuti prima dell'esecuzione capitale, e supponete che il condannato sia un uomo della statura di Pound e avrete i "Canti Pisani": un poema che è la fulminea ricapitolazione della storia del mondo (di un mondo), senza alcun legame o rapporto di tempo e di spazio (...) Migliaia di personaggi, fitto intarsio di citazioni in ogni lingua, ideogrammi cinesi, brani di musica, allusioni a tutto ciò che per cinquant'anni ha alimentato, nella storia, nella filosofia, nella medicina, nell'economia e nell'arte il pensiero moderno, non senza salti vertiginosi nel mondo del mito e della preistoria (....). L'interesse è però ravvivato dal fatto che qua è la', in questi canti di prigioniero, intravediamo un Pound nuovo, provato dal dolore, una voce che piange, che geme, che soffre; e sentiamo allora che il gioco diventa serio e lo spettacolo del clown si fa tragedia".
Non credo si possa aggiungere altro. Un libro universale che comprende spazio e tempo, che va oltre il soggetto e diventa oggetto, significato e significante nella dimensione dell'essere e del divenire. Un libro davvero per tutti e per nessuno. Tutti sono sfidati ad entrare nella mente del poeta che scrive, prigioniero di se stesso e del mondo. Pochi sapranno leggere il suo messaggio arrivando fino in fondo. Lo dice chiaramente "il grande fabbro" Pound nel canto 81, parlando della vanità dell'essere e del mondo.
Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanita’
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Ezra Pound,
"Pisan Cantos"
(Canto 81) ( )