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Sto caricando le informazioni... Darius the Great Is Not Okay (2018)di Adib Khorram
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Appartiene alle SerieDarius the Great (1) Premi e riconoscimentiElenchi di rilievo
Clinically-depressed Darius Kellner, a high school sophomore, travels to Iran to meet his grandparents, but it is their next-door neighbor, Sohrab, who changes his life. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.6Literature English (North America) American fiction 21st CenturyClassificazione LCVotoMedia:
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A differenza della maggior parte dei romanzi YA che ho letto, dove la depressione viene diagnosticata alla fine della storia, come soluzione al malessere dellǝ protagonista, in Darius the Great Is Not Okay sappiamo fin da subito che Darius ha la depressione e che il suo punto di vista viene distorto da questa malattia. Khorram quindi descrive la quotidianità di un ragazzo con la depressione e, sebbene non ci siano episodi particolarmente bui, ogni tanto dovevo mettere giù l’ereader e fare una pausa.
L’autore è molto abile nel mostrare come quelle volte in cui persone alle quali vogliamo bene fanno o dicono qualcosa che ci ferisce vengono amplificate dalla depressione, che fa sì che non si riesca a contestualizzarle e che finisce per farcene una colpa: la colpa di essere sbagliatз, rottз e mai abbastanza per nessunǝ. Non è vero, ovviamente – il finale di Darius the Great Is Not Okay è abbastanza illuminante in questo – ma massimo rispetto per chi ha a che fare ogni giorno con la depressione.
Un altro elemento di grande interesse per me è stata la prima visita di Darius nel Paese di origine della madre, l’Iran, al quale sente di non appartenere pienamente perché non ha mai imparato il farsi e perché attraverso le videochiamate non è riuscito a costruire una buona relazione con i nonni materni. Quindi entriamo in Iran con gli occhi di Darius e, sebbene Khorram renda evidente il fatto che non si tratti di uno stato democratico, ho apprezzato molto il fatto che la cultura iraniana e quella statunitense siano sullo stesso piano.
E poi c’è un sacco di tè. Devo assolutamente procacciarmi del genmaicha (il tè verde con riso integrale tostato! Deve essere buonissimo!), mentre Darius mi ha letteralmente spezzato il cuore perché non ama il Pu-erh (sa di terra, che esagerato!). ( )