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Artificial Unintelligence: How Computers Misunderstand the World (The MIT Press) (2018)

di Meredith Broussard

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In Artificial Unintelligence, Meredith Broussard argues that our collective enthusiasm for applying computer technology to every aspect of life has resulted in a tremendous amount of poorly designed systems. We are so eager to do everything digitally-hiring, driving, paying bills, even choosing romantic partners-that we have stopped demanding that our technology actually work. Broussard, a software developer and journalist, reminds us that there are fundamental limits to what we can (and should) do with technology. Making a case against technochauvinism-the belief that technology is always the solution-Broussard argues that it's just not true that social problems would inevitably retreat before a digitally enabled Utopia. To prove her point, she undertakes a series of adventures in computer programming. She goes for an alarming ride in a driverless car; uses artificial intelligence to investigate why students can't pass standardized tests; deploys machine learning to predict which passengers survived the Titanic disaster; and attempts to repair the U.S. campaign finance system by building AI software. If we understand the limits of what we can do with technology, Broussard tells us, we can make better choices about what we should do with it to make the world better for everyone.… (altro)
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Buoni spunti, ma un po' troppo di parte

Il titolo di questo libro è sprezzante: ma in fin dei conti è quello che penso anch'io. Nonostante i grandi successi degli algoritmi, infatti, non possiamo certo dire di essere arrivati a una vera intelligenza artificiale, anche nel senso debole turinghiano di un sistema che possa essere scambiato per un essere umano. In pratica i sistemi AI sono ormai più bravi di noi in tanti campi specifici, ma manca ancora loro una visione globale.
Detto questo, il libro mi è sembrato però essere non ben riuscito. Il testo è diviso in tre parti: nella prima viene rapidamente raccontato come funziona un programma e come si fa data journalism, cioè come usare le informazioni che possiamo trovare per fare investigazioni; credo però che se uno non sa di cosa si parla non lo imparerà certo qui. Nella seconda parte Broussard mostra come alcuni dei "grandi successi dell'Intelligenza Artificiale", come le automobili che si guidano da sole, in realtà non funzionano se non in ambienti molto controllati; questa secondo me è la parte migliore del testo. Infine l'ultima sezione è troppo legata alla visione personale dell'autrice, e non mi ha detto molto. Diciamo che questo non sarebbe certo il testo che consiglierei come primo impatto rispetto ai problemi dell'AI. ( )
  .mau. | Feb 26, 2020 |
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In Artificial Unintelligence, Meredith Broussard argues that our collective enthusiasm for applying computer technology to every aspect of life has resulted in a tremendous amount of poorly designed systems. We are so eager to do everything digitally-hiring, driving, paying bills, even choosing romantic partners-that we have stopped demanding that our technology actually work. Broussard, a software developer and journalist, reminds us that there are fundamental limits to what we can (and should) do with technology. Making a case against technochauvinism-the belief that technology is always the solution-Broussard argues that it's just not true that social problems would inevitably retreat before a digitally enabled Utopia. To prove her point, she undertakes a series of adventures in computer programming. She goes for an alarming ride in a driverless car; uses artificial intelligence to investigate why students can't pass standardized tests; deploys machine learning to predict which passengers survived the Titanic disaster; and attempts to repair the U.S. campaign finance system by building AI software. If we understand the limits of what we can do with technology, Broussard tells us, we can make better choices about what we should do with it to make the world better for everyone.

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