Ricca oltre ogni immaginazione, la vecchia Claire torna al paesello da cui se ne era andata quarant’anni prima, ma la visita – per essere benefica come si aspettano gli abitanti ormai in rovina – richiede il compiersi di un’antica vendetta sull’amante di gioventù Alfred Ill. Lo scrittore svizzero mette in scena, all’inizio degli anni cinquanta del Novecento, una commedia nerissima sul potere del denaro - e, di conseguenza, sulle distorsioni di una società capitalistica – che conosce immediato e duraturo successo. I soldi hanno trasformato la ragazza sventata ma vitale di un tempo in una donna indurita e senza più alcuna umanità – anche la carne ha lasciato spazio ad alcune protesi - abituata a tiranneggiare il prossimo: un personaggio monodimensionale, in scena quasi solo come motore immobile dei mutamenti che intercorrono nella piccola comunità di Güllen (che in Schwyzertütsch assomiglia a ‘letamaio’) dove la promessa di una munifica donazione non risparmia nessuno. Tutti i cittadini, dai più distinti ai più umili, si fanno corrompere senza esitazioni, malgrado l’evocazioni di alti ideali o di tradizioni risalenti a un passato ormai sepolto: una bottiglia di grappa basta per azzittire i dubbi e i rimorsi residui. Non è certo migliore, né degno di compassione, Ill che tutti considerano stimato finchè non ne vengono svelate le malefatte passate, anch’esse originate da un desiderio di ricchezza o quantomeno di benessere (un matrimonio di convenienza). Immersa in un’atmosfera grottesca – a partire dal seguito circense di Claire e fino alla motivazione ufficiale della morte di Ill – la vicenda procede verso la sua inevitabile conclusione in cui tutti si comprano i propri desideri: prima che si chiuda il sipario, un beffardo coro greco costituito dai cittadini di Güllen canta, in modo brechtiano, l’elogio del benessere raggiunto senza badare al prezzo da pagare. ( )