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Gesù e Yahve: la frattura originaria tra ebraismo e cristianesimo

di Harold Bloom, Harold Bloom (Autore)

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There is very little evidence of the historical Jesus--who he was, what he said. As Bloom writes, "There is not a sentence concerning Jesus in the entire New Testament composed by anyone who ever had met the unwilling King of the Jews." Bloom has used his unsurpassed skills as a literary critic to examine the character of Jesus, noting the inconsistencies, contradictions, and logical flaws throughout the Gospels. He also examines the character of Yahweh, who he finds has more in common with Mark's Jesus than he does with God the Father of the Christian and later rabbinic Jewish traditions. At a time when religion has come to take center stage in our political arena, Bloom's shocking conclusion, that there is no Judeo-Christian tradition--that the two histories, Gods, and even Bibles, are not compatible--may make readers rethink everything we take for granted about what we believed was a shared heritage.--From publisher description.… (altro)
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Harold Bloom, docente all'Università di Yale, considerato il più celebre e influente critico letterario americano, introducendo il suo libro «Gesù e Yahvè. La frattura originaria tra Ebraismo e Cristianesimo», pubblicato da Rizzoli nella traduzione di Daniele Didero, scrive che la sua ricerca è centrata su tre figure: «un personaggio più o meno storico, Yeshua di Nazareth; un Dio teologico, Gesù Cristo; e un Dio umano, troppo umano, Yahvè. Una simile frase d'apertura suonerà inevitabilmente polemica, la mia speranza, tuttavia, è soltanto quella di contribuire a mettere meglio in luce alcuni aspetti della questione (se ciò mi sarà possibile), mentre non è mio intento offendere nessuno».

Le fonti che tramandano la memoria di Yeshua sono tendenziose, osserva Bloom, studioso di formazione ebraica che tuttavia non si riconosce nel giudaismo normativo. E sono il Nuovo Testamento o scritti allineati oppure eretici. Testi tendenziosi perché il «loro scopo è palesemente quello di convertire i lettori (o gli uditori)». E precisa, inoltre, che scrivendo di Yeshua come di un personaggio «più o meno storico», intende affermare che «quasi tutti gli elementi veramente importanti che lo riguardano possono essere appresi esclusivamente da testi a cui non è possibile concedere piena fiducia. Le ricerche sul “Gesù storico”, anche quando vengono condotte dagli studiosi più autorevoli e attenti, finiscono invariabilmente per fallire. I ricercatori, per quanto scrupolosi siano, trovano soltanto se stessi, e non lo sfuggente e inafferrabile Yeshua, enigma degli enigmi».

Harold Bloom, nella sua lunga carriera di affermato critico letterario ha spesso trattato temi religiosi, accostandosi più volte alla sapienza degli scritti biblici. In questo suo ultimo lavoro conduce un confronto tra le due figure divine che stanno alla base dell'ebraismo e del cristianesimo.

«In tutto il Nuovo Testamento non c'è nemmeno una frase concernente Gesù che sia stata scritta da qualcuno che abbia mai incontrato direttamente il riluttante re dei giudei», annota ancora. E sottolinea le incoerenze e le contraddizioni disseminate da un capo all'altro dei Vangeli. Inoltre esamina la figura di Jahvè, che ritiene abbia più tratti in comune con il Gesù di Marco che non con il Dio Padre dei cristiani e delle tradizioni rabbiniche ebraiche di età posteriore. Sostiene pure che la Bibbia ebraica dei giudei e il Vecchio Testamento dei cristiani sono due libri profondamente diversi, scritti con propositi – politici oltre che religiosi – molto differenti.

In un tempo in cui la religione è venuta a occupare un posto centrale nella nostra vita sociale e politica, la provocatoria conclusione di Bloom, secondo la quale non esiste una tradizione giudaico-cristiana – poiché le storie, gli dei e persino i testi sacri degli ebrei e dei cristiani sono tra loro incompatibili – induce a rivedere tutto ciò che era ritenuto un patrimonio comune alle due fedi.
  Cerberoz | Jan 25, 2012 |
There is not a sentence concerning Jesus in the entire New Testament composed by anyone who ever had met the unwilling King of the Jews." This did not prevent Christians from turning him into a theological entity: Jesus Christ, the Son of God, is according to Bloom "totally smothered beneath the massive superstructure of historical theology."
 
For Bloom, Jesus and Jesus Christ are two entirely unrelated figures, and Bloom spends the first half of the book exploring their incompatibility. Jesus is the Jew Yeshua about whom no verifiable facts are knowable. What we do know, aside from a few scraps from Josephus ("wonderful writer and non-stop liar"), is contained in unreliable works written "almost entirely by Jews in flight from themselves, and desperate to ingratiate themselves with their Roman overlords and exploiters." By this Bloom means the New Testament, which he also refers to as "the Belated Testament."
 

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There is very little evidence of the historical Jesus--who he was, what he said. As Bloom writes, "There is not a sentence concerning Jesus in the entire New Testament composed by anyone who ever had met the unwilling King of the Jews." Bloom has used his unsurpassed skills as a literary critic to examine the character of Jesus, noting the inconsistencies, contradictions, and logical flaws throughout the Gospels. He also examines the character of Yahweh, who he finds has more in common with Mark's Jesus than he does with God the Father of the Christian and later rabbinic Jewish traditions. At a time when religion has come to take center stage in our political arena, Bloom's shocking conclusion, that there is no Judeo-Christian tradition--that the two histories, Gods, and even Bibles, are not compatible--may make readers rethink everything we take for granted about what we believed was a shared heritage.--From publisher description.

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