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Sto caricando le informazioni... Saggio sulla liberta (1859)di John Stuart Mill
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Fin dalla sua pubblicazione nel 1858, il "Saggio sulla libertà" è stato considerato uno dei testi fondanti del liberalismo e il modello per la costruzione di una democrazia reale. Quali sono la natura e i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo? Così si interroga John Stuart Mili in questo classico del pensiero politico. Alla base della risposta c'è il criterio utilitarista del massimo benessere per il maggior numero di persone, che deve essere il fondamento delle norme che regolano il vivere comune. Nel suo percorso alla ricerca della felicità, l'individuo è libero fino a quando non arreca danno agli altri: libero anche di esprimere il proprio dissenso dalle idee predominanti, libero di non conformarsi a un modello di opinioni, sentimenti e usanze che la società impone come norma di condotta. nessuna recensione | aggiungi una recensione
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Philosophy.
Politics.
Nonfiction.
HTML: At the time it was published in 1859, John Stuart Mill's On Liberty was a radical and controversial work; it argued for the right of individuals to possess freedom from the state in moral and economic matters. Mill declares that "Over himself, over his own body and mind, the individual is sovereign", contrasting this with the "tyranny of the majority." He states that an individual can do anything they like as long as it doesn't harm another - the well-known "harm principle". On Liberty had a huge impact and has remained a relevant philosophical and political text today. .Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Credo che, in un mondo dove sempre più persone cercando di far prevalere il loro punto di vista in maniera violenta, sia più che mai importante ricordarsi di non essere i detentori della verità assoluta – nemmeno se un dio superiore vi ha dettato le migliori regole possibili.
So che è terribile, destabilizzante e pauroso, ma è estremamente improbabile che una verità assoluta esista: in ogni caso, ostinarsi a imporre il proprio punto di vista agli altri non è il modo corretto per cercarla. Con implacabile ragionevolezza, Mill ci ricorda che qualunque principio, idea o affini è frutto di un processo di dibattiti, nuove filosofie e aggiustamenti delle vecchie, di errori – anche terribili – e successi. In sostanza, anche i principi più inderogabili, più universali sono contingenti: sto pensando al diritto di ogni uomo a nascere libero ed eguale in dignità e diritti (cit. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), per esempio.
Questo, contrariamente a quanto si vocifera, non toglie forza al principio, anzi. Sapere esattamente come si è arrivati a stabilire un certo principio è il modo migliore per mantenerlo forte e in salute. Pretendere, invece, che i principi siano venuti dall'alto li mette in grave pericolo: si finisce per dimenticare perché li si segue e per infrangerli senza difficoltà.
Oltretutto, a pensare che i principi siano immutabili nel tempo, si rischia di perdersi buone idee per migliorarli e renderli ancora più validi, forti e inclusivi. Infatti, che senso ha avere dei principi (o idee) che fanno del male ad alcune categorie di persone, escludendole dal godere di certi diritti? Oppure, che senso ha ostinarsi a portare avanti principi (o idee) resi obsoleti da nuove scoperte? Ricordate la teoria geocentrica, scalzata da quella eliocentrica? Quanto è stato stupido sostenere che quella frasetta nella Bibbia avesse ragione sull'evidenza scientifica? Ma quanto è stato destabilizzante scoprire che la Terra non era al centro dell'Universo?
Le novità, soprattutto quelle che hanno il cattivo gusto di scombussolarci la vita, ci spaventano e, quando siamo spaventati, ci nascondiamo. Fisicamente o mentalmente, non fa molta differenza. Le paure, però, nei limiti del possibile, vanno affrontate a viso aperto o a mente aperta.
Anch'io ho le mie idee preconcette e stupide. Ma cerco di tenere la mente aperta il più possibile, di leggere e ascoltare anche idee lontane anni luce dalle mie, di combattere i miei sciocchi pregiudizi. È difficile – a volte è maledettamente difficile – però è uno sforzo necessario alla convivenza civile tra persone diverse. Vogliamo davvero continuare a urlarci contro, pensando che chi la dura la vince, come i bambini dell'asilo? Per favore... ( )