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Risultati da Google Ricerca Libri
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Questa è una raccolta di due testi, di Ovidio e di Catulle Mendès, che l'editore ha sottotitolato come "Fisiologia comparata degli amori degli antichi romani e dei parigini moderni", affidando la prefazione dell'opera appunto ad un fisiologo, il medico e scienziato Paolo Mantegazza. Ma è inutile dire che l'accenno alla medicina è volutamente paradossale, tanto il celebrato amore terreno sia impenetrabile agli innumerevoli sforzi di razionalizzarlo. L' "Ars Amandi" di Ovidio offre agli uomini strategie di conquista delle donne, e alle donne consigli su come attrarre il proprio amante. Si ritiene che il testo risalga all'1 a.C. o all'1 d.C., quando il poeta doveva avere circa cinquanta anni. E' decisamente interessante osservare quante convinzioni esposte nel testo siano ancora radicate nella società di oggi. Proprio per questo motivo l'editore scelse di accostare a questo antico testo uno scritto da lui definito "moderno" e che è dell'inizio del 1900. Catulle Mendès, poeta decadente nato a Tolosa e vissuto a Parigi, ha avuto una intensa vita amorosa, pertanto parla anche per esperienza personale, e i suoi accenti sono spesso davvero amari, nonostante l'ironia di cui li avvolge.Starà al lettore contemporaneo osservare se le affinità fra i due testi e le convinzioni espresse. resistano ancora, a cento anni di distanza...… (altro)
Lo confesso subito: leggendo questo libro mi sono annoiata. Ebbene sì, sono prontissima a riconoscere i meriti artistici e l'importanza storico-culturale di Ovidio, ma resta il fatto che la sensazione più evidente che mi ha lasciato questo poemetto è stata la noia. In parte è dovuto ad una mia personale difficoltà di fronte alle opere in versi, che non riescono mai a coinvolgermi fino in fondo; in parte però è anche una questione di contenuti: premetto che non ha senso parlare di sessismo per un testo così lontano nel tempo, sarebbe forzato e fuori luogo, ma anche prescindendo da un giudizio morale è innegabile che i consigli e le strategie che offre Ovidio nei suoi tre libri siano di poca o nulla utilità per un lettore moderno; è vero che è molto ironico, ma è un tipo di ironia che non mi fa ridere e che anzi mi spinge a fare paragoni poco edificanti con la società attuale. Ho apprezzato invece i continui richiami alla mitologia, gli unici momenti in cui ero vagamente interessata a quello che leggevo. Peccato perchè dal punto di vista stilistico ho ammirato la brillantezza e la fluidità dei suoi versi, che rendono l'opera molto più scorrevole di quanto mi aspettassi. Probabilmente dovrei tentare un altro approccio con questo autore, magari con un tema più vicino alla mia sensibilità; in ogni caso il tempo speso a leggere dei classici di questo livello non è mai sprecato, a prescindere dal gradimento soggettivo. ( )
Questa è una raccolta di due testi, di Ovidio e di Catulle Mendès, che l'editore ha sottotitolato come "Fisiologia comparata degli amori degli antichi romani e dei parigini moderni", affidando la prefazione dell'opera appunto ad un fisiologo, il medico e scienziato Paolo Mantegazza. Ma è inutile dire che l'accenno alla medicina è volutamente paradossale, tanto il celebrato amore terreno sia impenetrabile agli innumerevoli sforzi di razionalizzarlo. L' "Ars Amandi" di Ovidio offre agli uomini strategie di conquista delle donne, e alle donne consigli su come attrarre il proprio amante. Si ritiene che il testo risalga all'1 a.C. o all'1 d.C., quando il poeta doveva avere circa cinquanta anni. E' decisamente interessante osservare quante convinzioni esposte nel testo siano ancora radicate nella società di oggi. Proprio per questo motivo l'editore scelse di accostare a questo antico testo uno scritto da lui definito "moderno" e che è dell'inizio del 1900. Catulle Mendès, poeta decadente nato a Tolosa e vissuto a Parigi, ha avuto una intensa vita amorosa, pertanto parla anche per esperienza personale, e i suoi accenti sono spesso davvero amari, nonostante l'ironia di cui li avvolge.Starà al lettore contemporaneo osservare se le affinità fra i due testi e le convinzioni espresse. resistano ancora, a cento anni di distanza...
Ebbene sì, sono prontissima a riconoscere i meriti artistici e l'importanza storico-culturale di Ovidio, ma resta il fatto che la sensazione più evidente che mi ha lasciato questo poemetto è stata la noia.
In parte è dovuto ad una mia personale difficoltà di fronte alle opere in versi, che non riescono mai a coinvolgermi fino in fondo; in parte però è anche una questione di contenuti: premetto che non ha senso parlare di sessismo per un testo così lontano nel tempo, sarebbe forzato e fuori luogo, ma anche prescindendo da un giudizio morale è innegabile che i consigli e le strategie che offre Ovidio nei suoi tre libri siano di poca o nulla utilità per un lettore moderno; è vero che è molto ironico, ma è un tipo di ironia che non mi fa ridere e che anzi mi spinge a fare paragoni poco edificanti con la società attuale. Ho apprezzato invece i continui richiami alla mitologia, gli unici momenti in cui ero vagamente interessata a quello che leggevo.
Peccato perchè dal punto di vista stilistico ho ammirato la brillantezza e la fluidità dei suoi versi, che rendono l'opera molto più scorrevole di quanto mi aspettassi.
Probabilmente dovrei tentare un altro approccio con questo autore, magari con un tema più vicino alla mia sensibilità; in ogni caso il tempo speso a leggere dei classici di questo livello non è mai sprecato, a prescindere dal gradimento soggettivo. ( )