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Sto caricando le informazioni... Storie della buonanotte per bambine ribelli (2016)di Elena Favilli, Francesca Cavallo (Autore)
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Appartiene alle SerieRebel Girls (1) Premi e riconoscimenti
100 esempi di forza e coraggio al femminile, per tutte le donne, grandi e piccole, che puntano sempre in alto. 100 donne straordinarie che hanno cambiato il mondo, 100 favole per sognare in grande! Alle bambine ribelli di tutto il mondo: sognate pi©£ in grande, puntate pi©£ in alto, lottate con pi©£ energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi. C ́era una volta una bambina che amava le macchine e amava volare; c ́era una volta una bambina che scopr©Ơ la metamorfosi delle farfalle... Da Serena Williams a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kalo, da Margherita Hack a Michelle Obama, sono 100 le donne raccontate in queste pagine e illustrate da 60 illustratrici provenienti da tutto il mondo. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)920.72History and Geography Biography, genealogy, insignia Biography By Gender WomenClassificazione LCVotoMedia:
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Sicuramente il successo di questo libro dimostra una vera e propria fame di rompere gli stereotipi di genere: non ne possiamo davvero di più di gente che ci dice cosa possiamo o non possiamo fare e di “tornare in cucina” perché le donne non hanno mai fatto niente di rilevante.
Ero quindi molto contenta quando sono riuscita a metterci le mani sopra non appena la mia biblioteca l’ha acquistato: con la sua copertina morbidosa, poi, e le splendide illustrazioni ha fin da subito scatenato la feticista del libro che è in me. Tuttavia, leggendolo, mi sono resa conto che non è tutto oro quello che luccica.
Sono certa che sappiate delle critiche che ha sollevato: Michela Murgia si è lamentata del titolo che ne fa un libro indirizzato solo alle bambine, della eccessiva banalizzazione dei contenuti e complessità di linguaggio e di come è stata descritta Virginia Woolf e dell’inserimento di Margaret Thatcher.
Per quanto mi riguarda, sono molto d’accordo con Murgia sul titolo e anche sulla perplessità su come sono state tratteggiate alcune figure. Infatti, non mi pare il caso di festeggiare se l’imperatrice giapponese Jingū ha invaso la Corea. Mi direte: ma Jingū è vissuta nel II secolo, le cose allora erano diverse, oggi sappiamo che la guerra di aggressione è sbagliata, indipendentemente dal genere di chi la scatena. Sì, lo sappiamo noi adulti: ma un/a bambino/a ha gli strumenti per capirlo da solo/a, leggendo la storia che presenta Jingū in una luce positiva, come aggredire un altro Paese solo perché si è abbastanza forti da poterlo fare sia una dimostrazione di valore?
Le storture proseguono quando si parla di alcune donne che per realizzare i propri progetti hanno dovuto vestirsi da uomo (come Hatshepsut) oppure avere la benedizione (che suona un po’ troppo come “chiedere il permesso”) di qualcuno, troppo spesso il padre o il marito (come Alfonsina Strada o le sorelle Williams). Sarà storicamente accurato, ma il messaggio che trasmette è più quello della necessità di adattarsi in qualche modo alle regole che un gruppo di uomini ha stabilito per tutti/e che non quello di sovvertire quelle stesse regole, smascherandone l’iniquità e il sessismo.
Sto cercando il pelo nell’uovo? Forse. Ma ricordiamoci che raccontare a una bambina la storia di Alek Wek, dove a un certo punto si dice che un talent scout le propose di diventare una modella e che sua madre non voleva saperne, ma che alla fine questa cedette alle pressioni dell’uomo, senza che si faccia cenno a cose ne pensasse Alek, è insegnarle che il suo consenso non è importante di fronte ai desideri degli altri. Visto che ancora i “no” delle donne vengono presi per “sì” nascosti, direi che non si è mai troppo severi nel ricordare l’importanza del consenso.
In definitiva, sconsiglio questo libro? Nì, nel senso che consiglio ai genitori di leggerlo ai propri figli e alle proprie figlie, spiegando loro cosa c’è che non va in alcune di queste storie. Potrebbe essere un buon modo per iniziare ad aguzzare la loro vista e insegnare loro a riconoscere il sessismo anche laddove è più nascosto. ( )