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Patria (2016)

di Fernando Aramburu

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9004423,682 (4.32)1
Here is the story of two families in small-town Basque country, pitted against each other by the ideology and violence of the terrorist group ETA (Basque Homeland and Liberty), from the unrelentingly grim 1980s to October 2011 when the group proclaimed an end to its savage insurgency. Erstwhile lifetime friends--especially the generation of parents on both sides--the two families become bitter enemies when a father of one is killed by ETA militants, among them one of the sons of the other family. Told through a succession of more than one hundred short sections devoted to a rich multiplicity of characters whose role in the story becomes clear as one reads. Homeland brilliantly unfolds in nonlinear fashion as it traces the consequences for the families of both the murder victim and the perpetrator. Aramburu alludes only obliquely to a historical matrix even as he focuses on the psychological complexity of his characters while building nearly unbearable narrative tension.… (altro)
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Quando si tratta un tema delicato come quello del terrorismo è facile cadere nelle trappole dell'indignazione moralistica o al contrario del giustificazionismo: Fernando Aramburu con questo romanzo è riuscito ad evitarlo spostando il focus dalla dimensione sociale e politica a quella individuale, direi quasi intimista.
I personaggi trascendono il loro status di vittime o di carnefici (definizioni sfuggenti e spesso ambigue) per essere semplicemente loro stessi, figure imperfette da amare un momento e detestare il successivo; anche lo stile è asciutto e senza fronzoli, una prosa incisiva che arriva subito al punto evitando il sentimentalismo.
Attenzione però a non scambiare la sobrietà per banalità, perché se è vero che l'obiettivo dell'autore è umanizzare e normalizzare protagonisti e situazioni è anche vero che con poche frasi ben scelte riesce a farci intravedere il mondo di disperazione ed inquietudine che si cela dietro ognuno di loro, regalandoci pagine di grande profondità emotiva.
Se dovessi trovargli un difetto sarebbe il fatto che dopo una prima parte intensa e coinvolgente quella centrale si trascina un po' a vuoto, dilungandosi in scene ben scritte ma superflue (non penso ci fosse bisogno di raccontare per filo e per segno la vita amorosa dei figli). Riprende quota grazie ad un finale potentissimo che con la sua scarna essenzialità arriva dritto al cuore.
Libro (giustamente) osannato da pubblico e critica, che racconta un periodo storico particolare con maestria e passione. ( )
  Lilirose_ | Jan 14, 2023 |
.
La sola presenza delle vittime, per i complici e i fiancheggiatori degli assassini, è offensiva, oscena, scandalosa. Perchè anche i colpevoli hanno i loro diritti (lo dice il parroco!): dimenticare, non rischiare di essere sfiorati dal senso di colpa -che fa male-, continuare ad odiare perchè in quell'odio si radica il loro orgoglio identitario. Così le vittime vengono ostracizzate, devono andarsene, nascondersi, nascondere la loro pena.
Fernando Aramburu ci racconta una storia tragica, chiusa nella claustrofobica dimensione di un cieco fanatismo.
La vicenda si svoge in un paese di montagna vicino a San Sebastiàn. I ragazzi più tosti sono militanti dell'ETA, e tutti li appoggiano, vogliono l'indipendenza, parlano "euxera". Anche chi non è politicizzato fa finta di esserlo, se no è additato come il nemico...e magari lo ammazzano.
E' un libro dolente e bellissimo che suscita una lucida riflessione sul terrorismo Basco: la geografia come destino e condanna, la dittatura del branco, la potente macchina della propaganda e dell'odio identitario, la cultura della vergogna che sostituisce la cultura della responsabilità e della colpa.
Lo stile è asciutto, la discontinuità temporale offre la possibilitàdi un'indagine attenta della psicologia dei protagonisti; la scrittura precisa taglia come un bisturi, in profondità. La verità fa male: è così facile diventare un assassino se i compaesani dicono che sei un eroe
  totocampobello | Mar 27, 2020 |
un libro molto bello. Racconta l'assurdità del terrorismo con compassione e empatia. A volte qualche discreto accenno di moderato umorismo. Forse si perde ad un cartopunto del racconto ma si riprende splendidamente negli ultimi capitoli. ( )
  emiliom | Feb 27, 2020 |
Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastian, vicini di casa, inseparabili nelle serate all'osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni settanta e ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall'ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato. Bittori se n'è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte. Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu ha saputo raccontare una comunità lacerata, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell'universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama.
  kikka62 | Feb 26, 2020 |
Una critica entusiastica accompagna un bel romanzo. Certo l’ho letto in buona parte in ospedale, ma raramente con la voglia di farlo; eppure i capolavori non hanno limiti, ti aiutano a superare anche momenti impossibili; per la proprietà transitiva non si tratta di un romanzo definitivo, ma di un buon libro. Ambientato a san Sebastian negli anni della guerra per l’indipendenza basca, Aramburu rappresenta in maniera intelligente il tema degli amici che si trasformano in nemici, argomento costante di ogni guerra civile. Da un lato la famiglia di Joaxin, il cui figlio Joxe MarI partecipa all’omicidio del Txato, l’amico di sempre, un piccolo trasportatore che si rifiuta di finanziare l’Eta. Al centro la storia delle due mogli, Miren e Bittori, le cui vite vengono dilaniate da quell’unico omicidio. La vedova non si trasforma in una martire, ma rimane la figura emblematica di una donna che pretende la richiesta di perdono; Miren, la madre, cerca nella dimensione gloriosa del gesto del figlio una ragione di vita. Nel mezzo la vita quotidiana dei Paesi Baschi dell’epoca; e il tutto si conclude nella richiesta di perdono a Bittori di Joxe Mari e nell’abbraccio delle due donne con cui si chiude il film; pardon il libro; che anche per questo non è classificabile come un capolavoro. ( )
  grandeghi | Nov 27, 2018 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Aramburu, Fernandoautore primariotutte le edizioniconfermato
Arpaia, BrunoTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hutter, HendrikTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
MacAdam, AlfredTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Selander, SariTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

Appartiene alle Collane Editoriali

Andanzas (888)
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Eccola lì, la poverina.
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Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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Here is the story of two families in small-town Basque country, pitted against each other by the ideology and violence of the terrorist group ETA (Basque Homeland and Liberty), from the unrelentingly grim 1980s to October 2011 when the group proclaimed an end to its savage insurgency. Erstwhile lifetime friends--especially the generation of parents on both sides--the two families become bitter enemies when a father of one is killed by ETA militants, among them one of the sons of the other family. Told through a succession of more than one hundred short sections devoted to a rich multiplicity of characters whose role in the story becomes clear as one reads. Homeland brilliantly unfolds in nonlinear fashion as it traces the consequences for the families of both the murder victim and the perpetrator. Aramburu alludes only obliquely to a historical matrix even as he focuses on the psychological complexity of his characters while building nearly unbearable narrative tension.

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