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Sto caricando le informazioni... La figlia dell'ottimista (1972)di Eudora Welty
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The best book Eudora Welty has ever written, "The Optimist's Daughter" is a long goodbye in a very short space not only to the dead but to delusion and to sentiment as well. Premi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
Fiction.
Literature.
This Pulitzer Prizeâ??winning novel tells the story of Laurel McKelva Hand, a young woman who has left the South and returns, years later, to New Orleans, where her father is dying. After his death, she and her silly young stepmother go back still farther, to the small Mississippi town where she grew up. Along in the old house, Laurel finally comes to an understanding of the past, herself, and her paren Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.52Literature English (North America) American fiction 20th Century 1900-1944Classificazione LCVotoMedia:
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La trama è tutta qui, è chiaro quindi che il focus è su qualcos'altro: si parla in realtà del ritorno alle proprie radici, dell'elaborazione del lutto e del potere dei ricordi. Temi importanti, trattati con garbo e in ottimo stile, ma a mio parere non sempre con la giusta profondità .
E' molto riuscito il ritratto d'ambiente, la tipica provincia del sud claustrofobica ma benintenzionata; anche sui personaggi secondari l'autrice ha fatto un ottimo lavoro, specialmente nel costruire una figura come Fay, talmente povera di spirito e di sentimenti che ne proviamo quasi compassione. A non funzionare è proprio la protagonista, dalla personalità fumosa ed indistinta; sembra muoversi a vuoto in cerca di non si sa cosa, anche le pagine finali in cui si mette a nudo e che dovrebbero servire da cuore emotivo della narrazione non riescono a darle spessore. Tra l'altro proprio quella parte secondo me è la più debole: non si capisce bene dove voglia andare a parare l'autrice e mi sembra che le conclusioni a cui giunge siano più retoriche che sentite.
Il classico libro di cui riconosco i meriti tecnici ma che non mi ha mai davvero emozionato o appassionato. ( )