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Cracking Codes: The Rosetta Stone and Decipherment (1999)

di Richard Parkinson

Altri autori: W. V. Davies (Prefazione), Whitfield Diffie (Collaboratore), Mary Fischer (Collaboratore), Harry Green (Designer), R. S. Simpson (Collaboratore)

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1972137,762 (4.06)3
Napoleon's troops discovered a granitoid slab in the village of Rosetta in the western Delta in 1799. The Rosetta Stone was to become one of the most famous Egyptian antiquities in the world as well as an instantly recognizable icon of script and decipherment. In this exciting, beautifully illustrated work, Richard Parkinson tells the story of the Stone's discovery and the so-called battle of the decipherers that it inspired. Published to accompany a major exhibition at the British Museum celebrating the bicentenary of the Stone's discovery, and including a selective catalog of the exhibits, this book also examines the wider issues of script and writing in ancient Egypt and beyond. The Rosetta Stone is a fragment of a stela inscribed with a priestly decree in honor of Ptolemy V. The main significance of the text lies not in its content, however, but in the fact that it is written in three scripts--hieroglyphic, demotic, and ancient Greek. Early Orientalists recognized immediately the potential of the Stone for the decipherment of Egyptian hieroglyphs. Thomas Young made great advances, especially with the demotic text, but it was Jean-Fran#65533;ois Champollion who made the final breakthrough in 1822. In so doing he cracked much more than two Egyptian scripts: He opened up Egyptian culture as a whole to historians. Among the subjects discussed in Cracking Codes are the relationship between hieroglyphs and art, the social prestige of literacy, and the power of writing and its practical aspects (scribal equipment and training). A brief description of other decipherments is also given, drawing on examples such as Linear B and Meroitic--a language which remains to be read. A selection of the History Book Club, the Book-of-the-Month Club, and the Quality Paperback Book Club… (altro)
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Catalogus bij een tentoonstelling in het British Museum, uit de tijd dat de kleurenfoto's nog in een katern zaten. Inleidende artikels over de ontdekking van de Steen en de ontcijfering van de hiërogliefen, uiteraard. De tentoonstelling zelf ging eerder over het (gebruik van het) schrift in al zijn facetten. Met een fijne afsluiter over de beperkingen van geschreven cultuur. ( )
  brver | Nov 21, 2023 |
“Il leggere rende un uomo completo; il parlare lo rende pronto; e lo scrivere lo rende preciso. E perciò se uno scrive poco, deve avere una grande memoria; se conversa poco, deve avere uno spirito pronto; e se legge poco deve avere molta abilità per mostrare di sapere quel che non sa”.

Così scriveva Bacone in un suo famoso saggio datato 1597. Di acqua ne è passata, non solo sotto i ponti del Tamigi, ma anche sotto tutti i ponti della comunicazione del mondo. Tutto sommato, penso che le cose stanno ancora così, anche se ovviamente il mezzo millennio che ci separa da Bacone fa la differenza.

Resta il problema del comprendere in cosa consiste questa differenza, considerando che il grande saggista inglese non poteva tenere in considerazione la presenza di un corpo estraneo ai suoi tempi: la tecnologia.


Lui scriveva a distanza di pochi decenni dalla entrata in scena di un altro “medium”, altrettanto dirompente quanto i “bits & bytes” della moderna tecnologia: il libro a stampa. Un “medium” del quale nessuno avrebbe potuto allora prevedere gli sviluppi. Guarda caso, gli stessi sviluppi di cui ci stiamo occupando oggi con l’avvento di questa tecnologia alla quale possiamo allegramente assegnare la famosa affermazione anticipatrice: “il mezzo è il messaggio”, per poi scoprire che i mezzi sono diventati tanti ma il messaggio resta sempre uno. Una tecnologia che genera tanti mezzi, a partire dal libro per finire al satellite.

Martino Pietropoli su Medium scrive nel suo bel post “Scrivere dello scrivere” che non ha mai scritto tanto così come sta scrivendo da quando la IT si è impossessata di noi. Posso dire la stessa cosa io da quando il 15 agosto del 1999 alle 13.15 varcai la soglia del British Museum di Londra e vidi per la prima volta “La Stele di Rosetta”. Visitai la mostra in occasione della celebrazione del 200esimo anniversario della scoper ta della pietra e visitai la mostra “Cracking Codes”.

Conservo ancora il libro qui sopra riprodotto e il biglietto di accesso. Una pietra incredibile per la sua storia, con sopra codici comunicativi rimasti indecifrati per tanto tempo. Simboli di parole incise dalla mano dell’uomo nello spazio di una pietra che ha sfidato il tempo. Perchè questa è la “scrittura”: una sfida allo spazio e al tempo. La parola dell’uomo.
( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Richard Parkinsonautore primariotutte le edizionicalcolato
Davies, W. V.Prefazioneautore secondariotutte le edizioniconfermato
Diffie, WhitfieldCollaboratoreautore secondariotutte le edizioniconfermato
Fischer, MaryCollaboratoreautore secondariotutte le edizioniconfermato
Green, HarryDesignerautore secondariotutte le edizioniconfermato
Simpson, R. S.Collaboratoreautore secondariotutte le edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
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Personaggi
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Eventi significativi
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Epigrafe
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Read on, Reader, read on,
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S. Smith, Novel on Yellow Paper (1936)
Dedica
Incipit
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Museums are full of ancient voices, even though verbal expressions of passion, politics and belief are perhaps not what every Museum visitor expects to encounter; they think collections as consisting of objects rather than of words.
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Redattore editoriale
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Lingua originale
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Napoleon's troops discovered a granitoid slab in the village of Rosetta in the western Delta in 1799. The Rosetta Stone was to become one of the most famous Egyptian antiquities in the world as well as an instantly recognizable icon of script and decipherment. In this exciting, beautifully illustrated work, Richard Parkinson tells the story of the Stone's discovery and the so-called battle of the decipherers that it inspired. Published to accompany a major exhibition at the British Museum celebrating the bicentenary of the Stone's discovery, and including a selective catalog of the exhibits, this book also examines the wider issues of script and writing in ancient Egypt and beyond. The Rosetta Stone is a fragment of a stela inscribed with a priestly decree in honor of Ptolemy V. The main significance of the text lies not in its content, however, but in the fact that it is written in three scripts--hieroglyphic, demotic, and ancient Greek. Early Orientalists recognized immediately the potential of the Stone for the decipherment of Egyptian hieroglyphs. Thomas Young made great advances, especially with the demotic text, but it was Jean-Fran#65533;ois Champollion who made the final breakthrough in 1822. In so doing he cracked much more than two Egyptian scripts: He opened up Egyptian culture as a whole to historians. Among the subjects discussed in Cracking Codes are the relationship between hieroglyphs and art, the social prestige of literacy, and the power of writing and its practical aspects (scribal equipment and training). A brief description of other decipherments is also given, drawing on examples such as Linear B and Meroitic--a language which remains to be read. A selection of the History Book Club, the Book-of-the-Month Club, and the Quality Paperback Book Club

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