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I would wear that : a self-absorbed study in non-functional weaving [MAR-597]

di Juliet Martin

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I challenge the aesthetics of weaving, just as in my earlier work in digital design, writing, and ceramics, I twisted the traditions of websites, poetry, and clay. First setting limits and then breaking them, I create the most dynamic, unexpected work.My sculptures and tapestries apply the Japanese philosophy of SAORI. With its Zen mindset, SAORI encourages freeform work-no patterns, no rules, no mistakes. Every sculpture is an improvisation in awkward beauty: clumpy fabric, fighting colors, rough and smooth textures, ragged edges.Accessibility is key. I extract humor and irony from my experience. I twist my reality into sculptures. "I Would Wear That" is a collection of useless handwoven wall hangings. Their only function is to look nice. I wove with colors I like to wear. They belong on the wall, not in my laundry basket. I wish my closet looked like this.… (altro)
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I challenge the aesthetics of weaving, just as in my earlier work in digital design, writing, and ceramics, I twisted the traditions of websites, poetry, and clay. First setting limits and then breaking them, I create the most dynamic, unexpected work.My sculptures and tapestries apply the Japanese philosophy of SAORI. With its Zen mindset, SAORI encourages freeform work-no patterns, no rules, no mistakes. Every sculpture is an improvisation in awkward beauty: clumpy fabric, fighting colors, rough and smooth textures, ragged edges.Accessibility is key. I extract humor and irony from my experience. I twist my reality into sculptures. "I Would Wear That" is a collection of useless handwoven wall hangings. Their only function is to look nice. I wove with colors I like to wear. They belong on the wall, not in my laundry basket. I wish my closet looked like this.

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