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Elogio della pazzia (1511)

di Desiderius Erasmus

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Aonia edizioni. Dopo un viaggio di due mesi Erasmo raggiunse l'Inghilterra e fu ospite dell'amico Moro. Durante un periodo di malattia, riprese la sua idea di scrivere un Moriae Encomium o Elogio della Follia (latino: Stultitiæ Laus; greco: Morias Enkomion - Μωρίας Εγκώμιον, olandese: Lof der Zotheid). Lo scritto fu pubblicato a Parigi nel 1511, ebbe una seconda edizione aumentata nel 1514, e nel 1515 apparve a Basilea, per l'editore Froben, la versione definitiva con un commento dell'umanista olandese Gerard Listrius, scritto in parte dallo stesso Erasmo. Il lavoro fu redatto, compilato e completato originariamente nel giro di una settimana mentre soggiornava con Tommaso Moro nella residenza di quest'ultimo a Bucklersbury. Elogio della follia è considerato uno dei lavori letterari più influenti della civiltà occidentale e uno fra i catalizzatori della Riforma protestante... (Wik.)… (altro)
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Il 27 OTTOBRE 1466 nasce Erasmo da Rotterdam filosofo, umanista, teologo e saggista. Tutti hanno sentito nominare almeno una volta “Elogio della follia”, un libro scritto in latino nell’arco di una settimana oltre cinquecento anni fa. Dalla lettura di questo capolavoro, che ho letto, badate bene, non in latino ma in italiano e in versione moderna Kindle, disponibile online gratuitamente, ho avuto la conferma che la follia ha una sua logica. La conferma la ritroviamo nei turbinosi avvenimenti che viviamo giorno dopo giorno. Due, in particolare, mi hanno colpito: qui da noi in Italia, una giovane donna di un partito di destra politica, di nome Giorgia, fa il suo primo discorso alla Nazione in veste di Primo Ministro, mentre, nella perfida, ex-imperialista Britannia, un ricco miliardario di nome Rishi, dalla ex-colonia India, diventa Primo Ministro. Pensate un pò come cambia il mondo. Intendo qui parlare della “follia” di Erasmo, in altra occasione mi occuperò di quella italiana ed inglese.

La filosofia della vita di Erasmo è quanto di più lontano dalla follia si possa immaginare. Eppure scrisse questo libro cinque secoli fa. Monaco, perché per un orfano senza mezzi né inclinazioni particolari il convento era un passaggio obbligato. Pochi mesi dopo essere stato ordinato canonico agostiniano lasciò il convento di Steyn grazie alla chiamata del vescovo di Cambrai, che gli offriva un’occupazione da segretario. Da segretario, però, doveva viaggiare e questo disturbava i suoi studi. Convinse, allora, il vescovo a lasciarlo partire, con un modesto assegno, per l’università di Parigi.

Fu protagonista, con Marsilio Ficino e tanti altri, della rivoluzione umanistica che gettò le basi intellettuali della modernità, Erasmo, insomma, fu tutto salvo che un rivoluzionario e tanto meno un “folle”. E poi, ancora, fu cattolico, ma amico di Martin Lutero, si allontanò quando Lutero cercò di strappargli nette prese di posizione sia politiche che religiose e poi declinò con garbo l’offerta del cappello cardinalizio dei cattolici. Nell’Europa delle guerre di religione, anziché schierarsi, pensò al dopoguerra.

Ho detto di avere avuto modo di rileggermi il libro in maniera approfondita soltanto oggi, dopo di avere avuto per anni con me la copia cartacea del libro che non restituii alla biblioteca dell’ospedale mentale di Harperbury, a nord di Londra, dove dovetti confrontarmi davvero con quella che in genere viene chiamata follia o pazzia. Folle è colui che crede di sapere senza conoscere, pazzo è colui che lo ascolta e gli crede senza sapere.

Ma quella fu un’esperienza per me diversa, perchè quei miei pazienti con i quali vissi per più di due anni, erano sia l’una che l’altra cosa, con qualcosa in più: avevano deficienze sia mentali che fisiche. Quella era un genere di follia ben lontana da quella di cui si occupò Erasmo, in latino. I pazzi o i folli di cui parla e scrive Erasmo, o meglio, fa parlare il personaggio “Folly” sono altra cosa. Ma vediamo in breve il contenuto dell’opera.

Originariamente scritto in latino, il libro si presenta come un lungo discorso o “declamazione” pronunciato da una Follia personificata. Erasmo usa il personaggio di Folly come portavoce per criticare e prendere in giro le debolezze della natura umana in generale, nonché molte delle istituzioni e dei costumi del suo tempo, sia all’interno che all’esterno della chiesa.

Usando sarcasmo, ironia, arguzia e una ricchezza di allusioni erudite alla letteratura classica, Erasmo descrive la follia come una forza potente negli affari umani. Il libro si conclude con una rappresentazione della sincera fede cristiana come forma positiva e redentrice di follia che ha il potenziale per dare all’umanità un senso di estasi spirituale elevando gli esseri umani al di sopra delle preoccupazioni del mondo.

Erasmo afferma di aver scritto il libro in una settimana mentre si trovava a casa del suo amico Sir Thomas More a Londra; il titolo latino del libro, “Moriae Encomium”, è un gioco sul nome di More. Il libro ha subito una serie di revisioni durante la vita di Erasmus e ha provocato un’ampia varietà di reazioni, dall’elogio all’attacco. Ad esempio, papa Leone X ne fu molto divertito e divertito, mentre un altro uomo di chiesa credeva che Erasmo stesse tentando di distruggere la chiesa attraverso la sua satira.

Erasmo difese e chiarì molti aspetti di Elogio della follia nella sua lettera del 1515 a Maarten Van Dorp, un giovane teologo che aveva criticato l’opera. La satira di Erasmo è stata accreditata per aver attirato l’attenzione del pubblico su molti degli abusi nella chiesa che avrebbero portato alla Riforma protestante e cattolica.

Folly, raffigurata come una donna che indossa un costume da sciocco, si presenta a un’assemblea e dichiara che, sebbene non apprezzata e non riconosciuta, è responsabile della felicità dell’uomo. Pertanto consegnerà un “elogio” a se stessa. Spiega la sua storia familiare e presenta i suoi assistenti e prosegue parlando dell’influenza che ha sulla vita dell’uomo. Dice che i matrimoni e il parto non esisterebbero mai senza di lei e la vecchiaia viene addolcita e mitigata da lei. Anche gli dei sono in debito con lei, come dimostra il loro comportamento.

La follia descrive le donne come sciocche perché cercano costantemente la bellezza e compiacere gli uomini, mentre gli uomini sono ancora più ridicoli perché la bellezza di una donna li induce a compiere atti assurdi. La follia è essenziale poiché le riunioni pubbliche devono includere la follia per essere divertenti. Le amicizie non avrebbero mai successo senza follia, perché le persone si dicono che le stranezze dei loro amici sono le loro virtù più alte. In effetti, tutte le relazioni sulla terra, incluso il matrimonio, hanno bisogno di follia e adulazione per procedere armoniosamente.

La follia sostiene che l’amore per se stessi non è una cosa negativa e che le persone devono piacere a se stesse per realizzare qualcosa di valore. Secondo Folly, i progetti non sarebbero mai realizzati se non fosse stato per lei, e inoltre, le persone tendono ad amare lo sciocco più del saggio; in fondo lo stolto diverte e dice la verità senza offendersi e, a volte, alla brutale verità è preferibile una sciocca illusione.

Nella seconda metà del libro, Folly critica vari ceti sociali e professionali. Inizia con avvocati e medici, poi tocca filosofi, giocatori d’azzardo, cacciatori, gente superstiziosa, autori di libri, poeti, uomini d’affari, grammatici, persone ossessionate dalla loro stirpe e ascendenza, artisti e persino intere nazioni e città. Tutte queste persone, dice Folly, mostrano un alto livello di follia, come dimostrato dal loro compiacimento, stupidità e irrilevanza.

Si rivolge in modo specifico ai teologi; sono, dice, più in debito con lei di qualsiasi altra classe di persone perché sono orgogliosi delle loro oscure argomentazioni e interpretano le Scritture per adattarle alle loro opinioni e tesi. Peggio ancora, i teologi confondono i loro ascoltatori con giri di parole confusi e ignorano il vero messaggio di Cristo. I monaci dimenticano il Vangelo mentre papi, cardinali e vescovi vivono una vita di lusso. Anche i principi e i governanti secolari ignorano il loro popolo, assecondando i propri capricci.

Negli ultimi capitoli del libro, Folly si rivolge all’idea del pazzo cristiano. La Scrittura loda la semplicità e l’ignoranza, e Cristo e San Paolo parlavano di mansuetudine e umiltà. Cristo è stato, dice la follia, il più grande sciocco di tutti, perché si è fatto peccato per redimere i peccatori. Per Follia, questi esempi dimostrano che la religione cristiana assomiglia più alla follia che alla saggezza. Inoltre, Folly sottolinea che un cristiano dovrebbe cercare la trasformazione divina, un’aspirazione che suggerisce la follia, e avvicinarsi il più possibile a Dio. La follia si conclude ricordando ai suoi ascoltatori di godersi la vita il più possibile come il più illustre discepolo. Erasmo chiude il suo libro con queste parole:

“Ma ormai, dimentica di me stessa, ho passato da un pezzo i limiti. Tuttavia, se vi pare che il discorso abbia peccato di petulanza e prolissità, pensate che chi parla è la Follia, e che è donna. Ricordate però il detto greco: “spesso anche un pazzo parla a proposito”; a meno che non riteniate che il proverbio non possa estendersi alle donne. Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo d’essermi abbandonata a un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. C’è un vecchio proverbio che dice: “Odio il convitato che ha buona memoria”. Oggi ce n’è un altro: “Odio l’ascoltatore che ricorda”. Perciò addio! Applaudite, vivete, bevete, famosissimi iniziati alla Follia.” ( )
  AntonioGallo | Oct 26, 2022 |
Geer Gertz, che assumerà il nome umanistico di Desiderius Erasmus, nasce a Rotterdam il 28 ottobre del 1466. Il padre un sacerdote, era stato attivo a Roma come copista.

Scrive l'elogio della follia nel 1509.

{mosgoogle}L'elogio della follia si apre con l'apparizione della follia personificata, che indossa il pittoresco costume dei pazzi. Rivolgendosi ad una platea indeterminata, che è intesa come simbolo dell'umanità intera, genera nella folla allegria, quindi merita di essere lodata.

Tante sono le cose che la follia comunica agli uomini, illustra e descrive che gli uomini sono folli perchè l'inutilità della cultura e del sapere rende infelici. L?esistenza degli animali è più perfetta e serena di quella degli uomini, esseri che sono costantemente insoddisfatti della propria esistenza. Gli unici ad essere felici, a non essere angosciati dai problemi della vita e non temere la morte sono i folli. Non i pazzi furiosi, ma quelli calmi, sereni , apparentemente normali. Molti sono i pazzi che Erasmo passa in rassegna: gli alchimisti, i giocatori, gli uomini di cultura, i poeti e i retorici. La critica poi sugli uomini di chiesa è particolarmente pungente e non risparmia nessuno.

Il libro è veramente interessante, arguto, ironico, profondo nelle riflessioni, lascia riflettere sugli uomini e sulle loro azioni.Un sorriso amaro accompagna la lettura di questa satira.

Fra tutte le meravigliose osservazioni che Erasmo mette in questo testo ne cito una che mi ha particolarmente colpito, il confronto tra le due età estreme della vita, dove la follia è parte stessa della vita. Dice Erasmo: "mettete in conto pure che anche i bambini hanno una passione per i vecchi e a loro volta piacciono loro, visto che sempre il dio spinge il simile verso il simile. Cosa c'è infatti di diverso fra loro, se non che il vecchio ha più rughe e conta più anni ? tutto il resto coincide: bianchezza dei capelli, bocca sdentata, corporatura minore del normale, desiderio di latte, balbettio, chiacchiericcio, goffaggine, dimenticanza, far le cose senza pensare. E quanto più ci si avvicina alla vecchiaia, tanto più si torna simili all'infanzia, finchè come dei bambini senza stanchezza della vita, senza coscienza della morte si esce dalla vita?.
  Cerberoz | Jan 29, 2012 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Erasmus, Desideriusautore primariotutte le edizioniconfermato
Bange, PettyCollaboratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dam, Harm-Jan vanTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dean, Leonard F.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dirkzwager Czn., A.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Dirkzwager, A.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Eliass, KārlisTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Eliass, KristapsTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hahn, Albert, Jr.Progetto della copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hersch, HeinrichTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hiensch, A.J.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Holbein, Hans (de Jongere)Illustratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hudson, Hoyt HopewellTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Jagtenberg, A.Progetto della copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kan, A.H.A cura diautore secondarioalcune edizioniconfermato
Kan, J. B.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Levi , A. H. T.Introduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Loon, Hendrik Willem VanIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Medina, JaumeTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nielson, A. C.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nolhac, Pierre deTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Nordberg, MichaelTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Radice, BettyTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Rat, MauriceCollaboratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Vermeer-Pardoen, J.M.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Wilson, JohnTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Zariņš, VilnisPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Aonia edizioni. Dopo un viaggio di due mesi Erasmo raggiunse l'Inghilterra e fu ospite dell'amico Moro. Durante un periodo di malattia, riprese la sua idea di scrivere un Moriae Encomium o Elogio della Follia (latino: Stultitiæ Laus; greco: Morias Enkomion - Μωρίας Εγκώμιον, olandese: Lof der Zotheid). Lo scritto fu pubblicato a Parigi nel 1511, ebbe una seconda edizione aumentata nel 1514, e nel 1515 apparve a Basilea, per l'editore Froben, la versione definitiva con un commento dell'umanista olandese Gerard Listrius, scritto in parte dallo stesso Erasmo. Il lavoro fu redatto, compilato e completato originariamente nel giro di una settimana mentre soggiornava con Tommaso Moro nella residenza di quest'ultimo a Bucklersbury. Elogio della follia è considerato uno dei lavori letterari più influenti della civiltà occidentale e uno fra i catalizzatori della Riforma protestante... (Wik.)

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Descrizione del libro
Erasmo, con "Elogio della Follia", guarda e invita a guardare alla demenza del mondo con occhi nuovi: nella consapevolezza che la realtà è quella che è e, in fondo, ci sono sempre delle "ragioni" in quello che gli uomini fanno - come non tarderà a sottolineare il Machiavelli - per cui vale forse la pena di dar credito alla "follia".
(piopas)
Riassunto haiku

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Edizioni: 0300023731, 0300097344

 

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