Un periodo della nostra storia, che si è presto ammantato di colori di leggenda, trova in questo libro la sua prima ricostruzione storica completa e precisa. Le fonti che Battaglia ha utilizzato sono i diari, le memorie, gli epistolari dei nostri ufficiali in Africa, come i resoconti parlamentari e i carteggi tra il governo e la colonia; ma il fascino maggiore del libro, e la sua ragione di novità, è nei documenti di parte abissina. Per la prima volta la storia coloniale italiana non è vista solo con gli occhi nostri ma anche con quelli del popolo per cui abbiamo rappresentato l'ingrata parte dei colonizzatori. Oggi che gli imperi coloniali più tradizionali solidi si vanno fatalmente disgregando sotto l'inarrestabile impulso di emancipazione dei popoli soggetti, l'Italia, che può dirsi fortunata a non aver più preoccupazioni di questo genere, è nella condizione migliore per ripercorrere con lo sguardo il proprio passato e fare la storia del periodo ormai concluso e lontano dal suo colonialismo. Nell'incompetenza e nelle retorica, che subito incontriamo, della nostra prima politica coloniale, si riconosce già il seme di tante nostre tragedie future, ma l'analisi di Battaglia non è viziata da tesi preconcette, anzi è pronta a cogliere virtù e difetti da una parte e dall'altra, tra i politici d'un espansionismo improvvisato come tra gli oppositori dalle idee non molto più chiare, tra i tentavi di un colonialismo povero e talora ingenuo e la reazione d'un popolo fiero ma misero, d'antica ma immobile civiltà, come quello abissino. ( )