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Sto caricando le informazioni... Where I'm reading from (edizione 2015)di Tim Parks
Informazioni sull'operaWhere I'm Reading From: The Changing World of Books di Tim Parks
Books Read in 2018 (3,856) Art of Reading (115) Sto caricando le informazioni...
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"Why do we need fiction? Why do books need to be printed on paper, copyrighted, read to the finish? Why should a group of aging Swedish men determine what "world" literature is best? Do books change anything? Did they use to? Do we read to challenge our vision of the world or to confirm it? Has novel writing turned into a job like any other? In Where I'm Reading From, the internationally acclaimed novelist and critic Tim Parks ranges over a lifetime of critical reading--from Leopardi, Dickens and Chekhov, to Woolf, Lawrence and Bernhard, and on to contemporary work by Jonathan Franzen, Peter Stamm, and many others--to overturn many of our long-held assumptions about literature and its purpose. Taking the form of thirty-eight interlocking essays, Where I'm Reading From examines the rise of the "global" novel and the disappearance of literary styles that do not travel; the changing vocation of the writer today; the increasingly paradoxical effects of translation; the shifting expectations we bring to fiction; the growing stasis of literary criticism; and the problematic relationship between writers' lives and their work. In the end Parks wonders whether writers--and readers--can escape the twin pressures of the new global system and the novel that has become its emblematic genre. "-- Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)028.9Information Library and Information Sciences Books and Reading Character of reading in librariesClassificazione LCVotoMedia:
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È vero che non tutti i piccoli saggi di Tim Parks son riusciti con il buco, ma io vi consiglio tantissimo di leggere questo libro: affronta una serie di questioni – che ci si pone spesso e alle quali si danno sempre un po’ le stesse risposte – proponendo un punto di vista diverso e uno spunto di riflessione niente affatto banale. Il saggio dedicato al premio Nobel per la letteratura, per esempio, ha avuto una certa risonanza.
Il fatto è che Parks, oltre a essere un autore e traduttore, è anche un giornalista che scrive di libri: ha competenze tecniche che chi legge per piacere e poi butta giù due righe di opinioni in merito sul suo blog (come me) non ha e non è male dare una sbirciatina a fenomeni dei quali facciamo parte, spesso inconsapevolmente.
Certo, non c’è niente di male nell’apprezzare i celebratissimi Murakami o Franzen, ma nemmeno nell’avere una visione d’insieme di dove stia andando la letteratura e dove ci stia portando (perlomeno a noi lettrici e lettor*): per esempio, sono rimasta colpita dall’idea che uno scrittore appartenente a un Paese culturalmente lontano dal nostro debba sfrondare il suo libro di ogni caratteristica locale per poter sperare di avere un pubblico più vasto. Alcuni elementi, infatti, sarebbero comprensibili soltanto a chi ha un certo background (sociale, culturale, storico, e via dicendo) e questo renderebbe questi romanzi meno appetibili sul mercato internazionale. Di conseguenza, c’è da chiedersi se leggere letterature di altri Paesi in traduzione ci faccia davvero conoscere altre culture o sia solo un pretesto per rassicurarci…
Parks non dà una risposta alle questione che pone: l’idea di Di cosa parliamo quando parliamo di libri è più quella di aprire un dibattito e vedere quali soluzioni saltano fuori. Smettere di tradurre letteratura straniera perché tanto ci risulta incomprensibile? Non mi pare una via perseguibile. Si potrebbe inserire un’introduzione o qualcosa di simile dove si spiegano alcune peculiarità di una certa cultura che il pubblico al quale ci si rivolge altrimenti troverebbe oscure. Lieviterebbero i costi del libro? Non so.
L’unica certezza è che Di cosa parliamo quando parliamo di libri mette in moto le rotelle del cervello: il che è una buona cosa. ( )