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Passato sotto silenzio per più di vent'anni dopo il 1848, il Manifesto del Partito Comunista dagli anni Settanta dell'Ottocento è stato tema di dibattito per storiografi, filosofi e politologi, che hanno cercato, da differenti prospettive, di interpretarlo, revisionarlo, applicarlo, confutarlo. L'opera di Marx ed Engels è divenuta anche fondamento dottrinale di milioni di uomini in tutto il mondo e di intere organizzazioni statali. A più di centocinquant'anni dalla sua pubblicazione resta ancora un capolavoro del pensiero e mantiene intatto tutto il suo vigore polemico.PER ALTRI CLASSICI DEL MARXISMO DIGITA "BI CLASSICI" NELLA AMAZON SEARCH BAR!… (altro)
BeeQuiet: This is a book which explores the concept of modernity through the lens of works by such authors as Goethe, Baudelaire, Marx, through to the writers of St. Petersburg at a time when modernity seemed to be passing them by. It's a book written with undeniable passion, which swallows the reader whole (at least it did with me). I have never thought about texts like The Communist Manifesto in the same way since reading it.… (altro)
BeeQuiet: Before I explain why, I'd just like to add that this was co-authored by Adorno, though that doesn't seem to be logged here.
I have only read the chapter 'The Culture Industry', but it provides excellent insight into the ways in which marxist theory has progressed. Following the failed student revolts in France, and the collapse of the Soviet Union, the Frankfurt School was set up by way of exploring what had happened to allow such a grand false start. The Culture Industry in particular explores the way in which capitalism assimilates cultural forms, thereby robbing them of their revolutionary potential. I just love their writing style and hope others do to.… (altro)
Forse per commentare in modo sensato un libro come questo si dovrebbe possedere adeguate conoscenze di storia, filosofia, economia, sociologia, politica, ecc., che io sono lontanissimo dall'avere. Ma dirò due cose che mi hanno colpito.
La prima è il tono decisamente polemico e bellicoso, che non teme di essere (e forse vuole essere) antipatico e sgradevole. È un tono risentito e indignato, che sembra promettere la resa dei conti definitiva (ovviamente, con la borghesia). E forse è anche il tono di chi è convinto di aver capito tutto il funzionamento della storia umana e la sua direzione inevitabile, e si sente completamente sicuro di ciò che sostiene. Anche se oggi, dopo aver visto tutte le catastrofi prodotte dal marxismo realizzato, è facilissimo definirlo di enorme presunzione.
La seconda è la descrizione dei cambiamenti dell'economia che si legge nella prima parte, con l'estensione a tutto il mondo dell'industria, dei commerci e dei legami economici (il "mercato universale"), il superamento degli ambiti nazionali e il cosmopolitismo, la prevalenza delle relazioni di tipo economico rispetto a tutte le altre, la potenza crescente della tecnica. Sembra una descrizione perfetta del capitalismo globalizzato di oggi; ma risale a centosettant'anni fa. Erano visionari o profeti, Marx ed Engels? O forse erano solo stati capaci di vedere delle tendenze insite nel capitalismo, che allora erano in una fase iniziale, e che ora sono più evidenti che mai? Non lo so, ma anche per chi pensa che il marxismo e tutta la sua progenie siano errori e disastri, questo antivedere così chiaro è qualcosa che mette qualche brivido.
In ogni epoca storica il sistema prevalente di produzione e di scambio e la struttura sociale che necessariamente ne consegue, formano la base su cui si costruisce la storia politica ed intellettuale dell'epoca in questione; ne consegue che la storia dell'umanità è sempre stata storia di lotte di classi. ( )
Passato sotto silenzio per più di vent'anni dopo il 1848, il Manifesto del Partito Comunista dagli anni Settanta dell'Ottocento è stato tema di dibattito per storiografi, filosofi e politologi, che hanno cercato, da differenti prospettive, di interpretarlo, revisionarlo, applicarlo, confutarlo. L'opera di Marx ed Engels è divenuta anche fondamento dottrinale di milioni di uomini in tutto il mondo e di intere organizzazioni statali. A più di centocinquant'anni dalla sua pubblicazione resta ancora un capolavoro del pensiero e mantiene intatto tutto il suo vigore polemico.PER ALTRI CLASSICI DEL MARXISMO DIGITA "BI CLASSICI" NELLA AMAZON SEARCH BAR!
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Descrizione del libro
Questo volume contiene una nuova edizione dell'opuscolo programmatico di Marx ed Engels che è diventato 'il punto di partenza del più profondo rivolgimento di pensiero e del più grande movimento sociale che mai la storia abbia conosciuto'.
La prima è il tono decisamente polemico e bellicoso, che non teme di essere (e forse vuole essere) antipatico e sgradevole. È un tono risentito e indignato, che sembra promettere la resa dei conti definitiva (ovviamente, con la borghesia). E forse è anche il tono di chi è convinto di aver capito tutto il funzionamento della storia umana e la sua direzione inevitabile, e si sente completamente sicuro di ciò che sostiene. Anche se oggi, dopo aver visto tutte le catastrofi prodotte dal marxismo realizzato, è facilissimo definirlo di enorme presunzione.
La seconda è la descrizione dei cambiamenti dell'economia che si legge nella prima parte, con l'estensione a tutto il mondo dell'industria, dei commerci e dei legami economici (il "mercato universale"), il superamento degli ambiti nazionali e il cosmopolitismo, la prevalenza delle relazioni di tipo economico rispetto a tutte le altre, la potenza crescente della tecnica. Sembra una descrizione perfetta del capitalismo globalizzato di oggi; ma risale a centosettant'anni fa. Erano visionari o profeti, Marx ed Engels? O forse erano solo stati capaci di vedere delle tendenze insite nel capitalismo, che allora erano in una fase iniziale, e che ora sono più evidenti che mai? Non lo so, ma anche per chi pensa che il marxismo e tutta la sua progenie siano errori e disastri, questo antivedere così chiaro è qualcosa che mette qualche brivido.