Un seguito di cui non si sentiva il bisogno.
Intendiamoci, è comunque un gran libro: lo stile è scorrevole ed elegante come al solito, i personaggi continuano ad essere tratteggiati con accuratezza e profondità e rimane la voglia di non metterlo giù finchè non è finito. Il problema nasce appunto una volta terminato, quando ci si accorge che a livello di trama non aggiunge nulla di sostanziale e che anzi riapre storyline che avevano trovato una perfetta chiusura e ne aggiunge di nuove che per forza di cose non troveranno mai il giusto spazio per essere sviluppate appieno.
Nonostante questo la Howard ci regala momenti di grande intensità e commozione, i Cazalet non sono mai stati così fragili ed emotivi come in questo volume; forse perchè invecchiano, o forse perchè la società è cambiata troppo in fretta e loro non riescono a stare al passo. Nessuno dei personaggi è davvero realizzato, nessuno completamente felice, e per quanto questo sia molto realistico ed umano in cuor mio avrei preferito salutarli sulla nota di speranza con cui si chiudeva il quarto volume.
E' stato comunque bello dare un ultimo addio a questa splendida famiglia, anche se venato di amarezza. ( )

Con il quinto volume si chiude la lunghissima saga dei Cazalet di Elisabeth Jane Howard; la storia di questa famiglia mi ha accompagnato per circa due anni, lasciandomi in diverse fasi della lettura scettico, per non dire insoddisfatto. Sono dovuto arrivare al termine della storia, all’epilogo, triste come tutte le storie delle famiglie, per apprezzare il lavoro della Howard, forse per calarmi in una dimensione più intima rispetto a questa famiglia. I tre Fratelli vivono con difficoltà la crisi economica della Cazalet, non riescono a decidere di far gestire l’azienda ad un manager esterno, nonostante nessuno di loro abbia le capacità per affrontare un momento di difficoltà strutturale. Rachel vive il grandissimo dolore della per la perdita di Syd, la sua compagna di una vita e si trova in età avanzata da sola. La famiglia è sempre più divisa, il matrimonio di Edward con Diane, una donna egoista e inconsistente, crea tensioni. Ma per assurdo sarà proprio la bancarotta della società, la perdita della qualifica di ricca famiglia borghese a restituire a tutti I membri della famiglia l’occasione per incontrarsi un’ultima volta nella casa paterna, per l’ultimo Natale. Anche home place sarà solo un bene da devolvere ai creditori. Rimane il romanzo di una famiglia inglese destinato ad entrare nella storia della letteratura. E al quinto volume mi sono accorto giustamente con merito. ( )

Ovvero i bambini non dovrebbero mai crescere.
Tutto finisce nel piccolo mondo dei Cazalet, per poi, forse, rinascere: matrimoni stanchi, figli grandi problematici e sfuggenti, figli piccoli ancora da crescere e ma con meno soldi ed energia, mentre attorno il mondo e la società cambiano. La grande casa di Polly, la bambina che sognava case da arredare, sarà forse una nuova Home's Plasce in cui la zia nubile (e vedova) e i domestici rimanenti (e anziani) potranno di nuovo accogliere tutti nelle grandi riunioni.
Mancano totalmente tracce dei figli di Jessica, eccetto Christopher che viene ogni tanto rievocato.
Neville è un frutto marcio e amorale, che insidia la sua propria sorella.
Simon, inaspettatamente, un omosessuale inconcludente; Teddy, prevedibilmente, un seduttore inconcludente; Lydia sfuma nell'indefinito e Wills e Rollie, che erano già in sovrannumero per essere gestiti, cedono il passo alla nuova generazione di bambini. Nulla mai si sa del figlio di Louise