i libri della Baltaro servono come scacciapensieri, in quasi ognuno c'è una pecca, quella generale è che usa l'irritantissimo espediente di nascondere/procrastinare le informazioni al lettore, in particolare per questo romanzo posso dire di non aver mai vista una parola "fine" più affrettatamente e sgraziatamente appiccicata sotto una storia
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rilettura del 2021:

Inizio l'anno da perfetta rincoglionita: volevo qualcosa di leggero e scorrevole per passare il tempo e ho deciso di rispolverare i gialli della Baltaro. Cose quiete, non cruente, ambientate nella Torino tra le due guerre. Ricordavo perfettamente di aver letto i primi tre, in un mio album facebook di qualche anno fa c'era la foto di questo ma all'epoca qui non recensivo: inserivo le foto non appena iniziavo un libro e difatti alcuni album contengono libri non finiti.
Quindi, che fare? Non ricordando se l'avevo finito ed essendo una maniaca della cronologia non potevi accettare un eventuale salto nella serie, quindi la notte di capodanno, tornata dal brindisi contenuto e distanziato sul terrazzo condominiale, ho iniziato a leggere
Da subito la mia attenzione si è focalizzata su due personaggi, nemmeno di primo piano ma, per il resto, ho letto decine e decine di pagine, descrizioni ed eventi come se leggessi per la prima volta! Superata la metà ho pensato che ormai non valesse la pena di controllare se all'epoca lo avessi già recensito o commentato: ho continuato la lettura tra sprazzi di buio e dejà vu. Un personaggio ha fatto qualcosa di sgradevole, come mi aspettavo, l'altro era colpevole come sospettavo, ma giuro che la polpa della storia non la ricordavo affatto!
Benvenuto 2021... iniziamo bene!