La storia di questo libro è personale- Non quella del libro, pubblicato postumo. Ma quello del mio libro perso misteriosamente, a Kilmare Quay, sud dell’Irlanda. Mancano 70 pagine, non c’è problema, torno in Italia e lo compro. Macché. Libro esaurito, in attesa di ristampa, nessuno ce l’ha, nessuno lo conosce. Non so come va a finire il safari di Hemingway in Africa. La moglie ha ucciso il leone. Soggetto, predicato verbale e complemento oggetto delle prime duecento pagine. Intorno un Africa incantata e da cartolina. Incantata, non incantevole, perché al centro del racconto non c’è il leone, la savana, la moglie, gli africani. No, c’è lui. Hemingway. E allora diciamoci la verità a me Hemingway stanca. E’ un eroe fine a se stesso che si racconta e si incensa da solo. Il successo è dovuto a non so che. Ma non mi sembra che i suoi libri, da viaggiatore dannato, diano le emozioni ed abbiano la struttura dei grandi della letteratura. Sangue, whisky, lotta, al sole in un bar. Questi sono gli ingredienti. Ma un suicidio, gesto supremo della contraddizione umana, non è sufficiente a dare alla storia un grande autore. ( )