Galatea di Madeline Miller è un piccolo libro con una sovra copertina importante, il caso letterario dell’anno, l’editore urla al capolavoro. La Miller è brava, lo apprendo dopo la lettura a riscrivere i miti classici e questa volta si cimenta con la storia di Galatea la scultura talmente bella da diventare donna ed essere soffocata dall’amore del suo autore, Pigmalione. La Miller attualizza la storia e inquadra Galatea in una corsia di ospedale, una donna pallida, come una statua, ma una donna viva che cerca di recuperare un proprio spazio di libertà. In una situazione di incertezza assoluta in cui muoversi diventa una sorta di azzardo, una battaglia per un diritto che appare sempre un’eventualità. Pigmalione la va, forse, a trovare in ospedale, per imporre la propria presenza, come un marchio, ogni volta che va la possiede sessualmente in maniera meccanica, la donna lascia spazio alla statua. Ma Galatea non è solo donna, o statua, ma anche madre di Pafo, una bambina il cui futuro è incerto, tanto che Pigmalione sta lavorando ad una statua di una bambina. Galatea riscatta sé stessa come un mito decidendo di liberarsi, fuggendo dall’ospedale prigione nella quale è rinchiusa. Le illustrazioni di Ambra Garlaschelli rendono il libro molto gradevole, la storia è breve, un racconto che diventa potente conoscendo la mitologia greca e il senso dell’amore per Galatea. La Miller è brava a rendere la storia attuale, a travasare il mito nella visione dell’universo femminile della società contemporanea, ma si vede che usa tanto mestiere, l’editore vale più dell’autore. Una bella lettura, ma non certo un caso editoriale. ( )