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Sto caricando le informazioni... L'Illiade o il poema della forza (1943)di Simone Weil
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Med udgangspunkt i Homers "Iliaden" analyseres begrebet styrke, hvordan styrke og svaghed hænger uløseligt sammen, og hvor vigtigt det er at kunne vise selvbeherskelse og tage hensyn til andre. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)883.1Literature Greek and other Classical languages Prose and Fiction, Classical Greek HomerClassificazione LCVotoMedia:
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Una delle tesi della Weil è che l’uso della forza e della violenza trasformano sia chi le subisce, sia chi le agisce, in cose inanimate. Entrambi, reificandosi, perdono la loro umanità.
La tesi è indubbiamente interessante ma non mi convince. Non mi sembra che sia l’uso della forza a trasformare l’uomo in cosa ma è la trasformazione dell’uomo in cosa a eliminare eventuali remore verso l’uso indiscriminato e senza scrupoli della forza.
In un mondo sempre più dominato dalla reificazione e dalla trasformazione di tutto ciò che esiste in valore economico o risorsa utile non c’è più nulla che ostacola l’uso dell’uomo come mero strumento inanimato e insensibile di cui si possono tranquillamente ignorare i sentimenti e le emozioni. Non ci sono più nè anima nè spirito, non c’è più nulla di sacro o di magico nell’altro, sia esso un essere vivente o no.
La Weil ha bisogno, negli anni ’30, di capire da dove viene ciò che vede diffondersi intorno a lei: da un lato la sopraffazione del primo capitalismo industriale che schiaccia i lavoratori trattandoli solo come ingranaggi del meccanismo produttivo della fabbrica; dall’altro la morsa dei regimi totalitari che cerca di azzittire il pensiero critico; infine la reazione violenta dei rivoluzionari tesi ad eliminare le forze antagoniste. Lo cerca nelle profonde radici di un passato per trarne delle indicazioni da cui partire per giustificare un approccio in cui la comprensione dell’altro, l’amore e l’amicizia riescano a rappresentare valori sui quali poter costruire nuove e più umane relazioni.
Mi sembra però che da allora non si sia fatta molta strada. Sono certamente cambiate molte cose ma l’approccio più frequente verso l’altro è ancora caratterizzato da una scarsa empatia. Il capitalismo continua a considerare i lavoratori come ingranaggi con la sola importante differenza di aver esteso ai lavoratori la possibilità di acquistare azioni della loro stessa fabbrica. Così sono sempre molti quelli che pensano che non si diventa ricchi con la gentilezza ma che anzi molto dipende dalla forza.