Questo è uno di quei libri che sono felice di non possedere, perché sarebbe stato un vero spreco di denaro. Non entrerò nel merito della poca credibilità della protagonista, del pretestuoso e mal approfondito riferimento al problema della schiavitù e dell'Underground Railroad, né del miracoloso colpo di fulmine col secondo protagonista maschile. Altri blogger e recensori ne hanno parlato diffusamente.
Preferisco concentrarmi su stile e ritmo, che secondo me da soli bastavano per affossare questo retelling di Barbablù.

In tutta la prima metà del libro succede poco o niente, ma lo sforzo che dovrebbe andare nel costruire a piccoli passi un'atmosfera inquietante viene del tutto annacquato dalle descrizioni dell'abbazia, del lusso di cui si circonda de Cressac e della ricca vita di Sophia. Troppo, troppo dettagliato. La noia arriva dopo le prime dieci pagine.
Poi, dopo la metà, le cose cominciano a mettersi in moto, ma ancora lentamente, per poi precipitare nelle ultimissime pagine. Ecco che quindi mi sono ritrovata a un certo punto a leggerlo con l'avanti veloce, scorrendo interi capitoli a colpo d'occhio. E devo dire che la lettura non ne ha risentito. ( )