Libro non bello, direi scontato, rivolto al pubblico che ascolta le canzoni di Guccini (quindi per la maggior parte sopra i 50 anni). Antologia di banalità, senza salti di fantasia e spunti di buona scrittura: scartato. ( )

Carino. Ma discorsi fra adulti (molto adulti!), da farsi senza pretendere che i più giovani apprezzino, se non vogliono sentirsi dire: "nonno (o babbo)...che palle!!!" ( )

Deliziosa raccolta di memorie di un Guccini che un po' ci è (scrittore di razza? ed un po' ci marcia (con lo stile). Affascina e fa sorridere, ma attenzione! Per gustarne appieno il rugginoso gusto bisogna essere cinquantenni almeno! ( )

Nostalgico, per un pubblico di nostalgici. Si può essere nostalgici di un'infanzia ed un'adolescenza fatte di freddo e (anche un po') di fame? Certo che si può. Però per cogliere le notevoli capacità (ri)evocative di questo libro, bisogna essere almeno sessantenni. Peraltro con l'andamento demografico attuale, va bene per la maggior parte degli italiani. ( )