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[Il richiamo della foresta] La meravigliosa pazienza sulle piste, che sboccia in uomini che lavorano sodo e soffrono molto, e rimangono gentili nelle parole e nei gesti, non sbocciò affatto in loro. Di quella pazienza non ne avevano neanche un briciolo; erano invece irrigiditi e doloranti, nei muscoli, nelle ossa, e persino nel cuore. E, a causa di ciò, i loro discorsi erano diventati aspri, e le parole dure eran le prime a comparir sulle loro labbra al mattino, e le ultime a scomparir di sera.
[Il richiamo della foresta] John Thornton e Buck si guardarono. «Povero diavolo che sei», disse John Thornton, e Buck gli leccò la mano.
[Il richiamo della foresta] Era più vecchio della sua età, aveva più anni di quelli in cui aveva respirato l'aria del mondo. Coniugava in sé il passato e il presente, e, attraverso di lui, l'eternità palpitava alle sue spalle con un ritmo possente, a cui egli s'adeguava, così come vi s'adeguavano le maree e le stagioni. Accucciato accanto al fuoco di John Thornton, era un cane dal largo torace, con bianche zanne e pelo lungo; ma, dietro di lui, v'erano le ombre d'ogni specie di cani, mezzi lupi o lupi selvaggi, che lo incalzavano e lo incitavano, assaporando la carne che mangiava, anelando l'acqua che beveva, fiutando con lui il vento, ascoltando e distinguendo con lui i rumori della vita selvatica della foresta, orientando i suoi umori, sdraiandosi a dormire con lui e al di là di lui, tanto da divenire essi stessi materia dei suoi sogni.
[Il richiamo della foresta] Ma, soprattutto, gli piaceva correre nel pallido crepuscolo della mezzanotte estiva, ascoltare il mormorio sonnolento e soffocato della foresta, leggere segni e rumori come gli uomini leggono un libro, in cerca di quell'alcunché misterioso che lo richiamava: che chiamava, nella veglia e nel sonno, tutti i momenti, per farlo andare.
[Il richiamo della foresta] V'è una pazienza nella vita selvaggia, qualcosa di testardo, instancabile, persistente come l'esistenza stessa, che mantiene immobile per ore e ore, all'infinito, il ragno nella sua ragnatela, il serpente nelle sue spire, la pantera in agguato; questa è, particolarmente, la pazienza che una vita dispiega quando sui tratta di dare la caccia ad altre vite per nutrirsene … Buck sembrava onnipresente, attaccando da tutti i lati, avvolgendo la mandria in un turbine di minacce, e isolando la sua vittima non appena questa riusciva a raggiungere i compagni, logorando infine la pazienza delle prede, la cui pazienza è inferiore a quella dei predatori.
[Zanna Bianca] Un profondo silenzio pesava tutto intorno: la terra stessa era desolata, senza vita, senza movimento, così solitaria e fredda da non ispirare nemmeno un senso di tristezza. C'era in essa come l'accenno di una risata, di una risata più spietata di qualsiasi tristezza, cupa come il sorriso della Sfinge, fredda come il ghiaccio e tagliente come l'ineluttabilità. Era la saggezza dispotica e incomunicabile dell'eternità che rideva della futilità della vita e dei suoi vani sforzi. Era il mondo selvaggio, feroce, il brutale mondo del Nord dal cuore ghiacciato.
[Zanna Bianca] La legge era questa: MANGIA O SARAI MANGIATO. Il cucciolo non formulava la legge in termini chiari e precisi, né la considerava da un punto di vista morale. Non pensava alla legge, la viveva.
[Zanna Bianca] Tra tutti gli animali in cui s'era imbattuto, erano i soli che non mordevano e non graffiavano, ma si servivano di cose senza vita per imporre il potere della loro forza viva, di cose inanimate che sapevano animare. E i pezzi di legno e le pietre lanciati con precisione da quegli esseri volavano per aria come cose vive e infliggevano colpi duri, più dolorosi di una zampata o di un morso, strappando a chi era colpito urla e gemiti di sofferenza.
[Zanna Bianca] Ma ciò che soprattutto sbalordiva il piccolo lupo erano la padronanza che essi mostravano di avere sulle cose prive di vita e la loro capacità di imprimervi il movimento e di cambiare l'aspetto stesso del mondo.
[Zanna Bianca] A differenza dell'uomo, i cui dèi appartengono al mondo dell'invisibile e dell'ipotetico, vapori e nebbie della fantasia che offuscano la nuda verità, ombre vaganti del desiderio di bontà e di potere, frutti intangibili dell'io nel dominio dello spirito, il lupo e il cane che si avvicinano al fuoco trovano degli dèi in carne e ossa, solidi al tatto; degli dèi che occupano uno spazio sulla terra, e hanno bisogno di tempo per portare a compimento i loro obiettivi e la loro esistenza. Per credere in divinità del genere non è necessaria la fede, e nemmeno uno sforzo di volontà può portare a credere a un dio simile. Non c'è scampo. Eccolo lì ritto sulle due zampe posteriori, dotato di un potere immenso, appassionato, arrabbiato o affetuoso.
[Zanna Bianca] Se Castoro Grigio avesse posseduto lo scandaglio dell'affetto e dell'amore, avrebbe sondato la natura profonda di Zanna Bianca e portato in superficie ogni genere di buone qualità. Ma così non era stato. La creta di Zanna Bianca era stata plasmata fino a farlo diventare quello che era: schivo e solitario, freddo e feroce, nemico della propria specie.
[Zanna Bianca] Poi, una notte evase. … I cittadini, animati di senso civico, imbracciarono le carabine e si misero sulle sue tracce. Una muta di segugi seguiva le orme dei suoi piedi insanguinati. E i segugi della legge, gli animali della società pagati per combattere, muniti di telefono, di telegrafo e di treni speciali, gli stavano continuamente alle costole.
[Zanna Bianca] Non era del resto il caso di biasimare il buon dottore per la sua cauta riserva. In tutta la sua vita, aveva curato e operato soltanto esseri umani debilitati dagli agi della civiltà, persone che vivevano immerse nelle comodità e che da generazioni erano avvezze a tenersi al riparo da ogni disagio. Paragonati a Zanna Bianca, erano esangui e gracili, con un attaccamento alla vita privo di autentica tenacia. Zanna Bianca invece veniva direttamente dal mondo selvaggio, dove i più deboli periscono subito e dove non esistono protezioni di sorta. Né in suo padre né in sua madre vi era una sola parvenza di fragilità, e così era stato per tutte le generazioni che l'avevano preceduto. Zanna Bianca aveva ereditato una costituzione di ferro e tutta la vitalità del mondo selvaggio, sapeva aggrapparsi alla vita con ogni fibra del suo essere, nello spirito e nella carne, con la tenacia che, anticamente, era presente in tutte le creature.
[Il silenzio bianco] Si scambiarono poche parole: quelli del Nord imparano presto la futilità delle parole, l'inestimabile valore dei fatti.
[La legge della vita] Un bimbo piagnucolò e una donna lo calmò con dolci, sommessi suoni gutturali. Il piccolo Kootee, pensò il vecchio, un bimbo inquieto e non molto robusto. Sarebbe morto presto, forse, e avrebbero col fuoco aperto un buco in mezzo alla tundra gelata e poi vi avrebbero messo sopra dei massi per tenere lontani i ghiottoni. Be', cosa importava? Qualche anno al massimo, e più con lo stomaco vuoto che pieno. E, alla fine, la morte attendeva, sempre affamata e più affamata di tutti loro.
[La legge della vita] «Sto bene. Sono come l'ultima foglia dell'anno, attaccata leggermente al ramo. Al primo soffio cadrò. La mia voce è diventata simile a quella di una vecchia donna. Gli occhi non mi indicano più la strada dei piedi, e i piedi sono pesanti, e sono stanco. Sto bene».
[L'amore della vita] Era animato dal coraggio della paura. Anche l'uomo ruggì, selvaggiamente, terribilmente, dando voce alla paura che è sorella della vita e che vive aggrappata alle sue più profonde radici. … C'erano i lupi. I loro ululati vagavano avanti e indietro per quella desolazione, tessendo nell'aria un velo di minaccia così tangibile che si trovò con le braccia tese nell'aria per fendere questa minaccia e ricacciarla indietro, come le pareti di una tenda sbattuta dal vento.
[L'amore della vita] Ne osservò le ossa, lisce e ripulite, ancora rosate dalle cellule di vita che non erano ancora morte. Era possibile che anche lui diventasse così prima della fine della giornata! Era questa la vita, eh? Una cosa vana e passeggera. Il dolore era nella vita, non nella morte. Morire era dormire. Significava fine, riposo. E allora perché non era contento di morire?
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