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Nelle terre del nord. Il richiamo della foresta, Zanna bianca e altre storie (1906)

di Jack London

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
London, Jackautore primariotutte le edizioniconfermato
Cabibbo, PaolaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Celati, GianniTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Codignola, LucaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Lamberti, LucaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Maffi, MarioPrefazioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Roffeni, SandroTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Citazioni
[Il richiamo della foresta] La meravigliosa pazienza sulle piste, che sboccia in uomini che lavorano sodo e soffrono molto, e rimangono gentili nelle parole e nei gesti, non sbocciò affatto in loro. Di quella pazienza non ne avevano neanche un briciolo; erano invece irrigiditi e doloranti, nei muscoli, nelle ossa, e persino nel cuore. E, a causa di ciò, i loro discorsi erano diventati aspri, e le parole dure eran le prime a comparir sulle loro labbra al mattino, e le ultime a scomparir di sera.
[Il richiamo della foresta] John Thornton e Buck si guardarono. «Povero diavolo che sei», disse John Thornton, e Buck gli leccò la mano.
[Il richiamo della foresta] Era più vecchio della sua età, aveva più anni di quelli in cui aveva respirato l'aria del mondo. Coniugava in sé il passato e il presente, e, attraverso di lui, l'eternità palpitava alle sue spalle con un ritmo possente, a cui egli s'adeguava, così come vi s'adeguavano le maree e le stagioni. Accucciato accanto al fuoco di John Thornton, era un cane dal largo torace, con bianche zanne e pelo lungo; ma, dietro di lui, v'erano le ombre d'ogni specie di cani, mezzi lupi o lupi selvaggi, che lo incalzavano e lo incitavano, assaporando la carne che mangiava, anelando l'acqua che beveva, fiutando con lui il vento, ascoltando e distinguendo con lui i rumori della vita selvatica della foresta, orientando i suoi umori, sdraiandosi a dormire con lui e al di là di lui, tanto da divenire essi stessi materia dei suoi sogni.
[Il richiamo della foresta] Ma, soprattutto, gli piaceva correre nel pallido crepuscolo della mezzanotte estiva, ascoltare il mormorio sonnolento e soffocato della foresta, leggere segni e rumori come gli uomini leggono un libro, in cerca di quell'alcunché misterioso che lo richiamava: che chiamava, nella veglia e nel sonno, tutti i momenti, per farlo andare.
[Il richiamo della foresta] V'è una pazienza nella vita selvaggia, qualcosa di testardo, instancabile, persistente come l'esistenza stessa, che mantiene immobile per ore e ore, all'infinito, il ragno nella sua ragnatela, il serpente nelle sue spire, la pantera in agguato; questa è, particolarmente, la pazienza che una vita dispiega quando sui tratta di dare la caccia ad altre vite per nutrirsene … Buck sembrava onnipresente, attaccando da tutti i lati, avvolgendo la mandria in un turbine di minacce, e isolando la sua vittima non appena questa riusciva a raggiungere i compagni, logorando infine la pazienza delle prede, la cui pazienza è inferiore a quella dei predatori.
Ultime parole
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
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