Questo romanzo parte alla grande: sin dalle prime righe Auggie ci conquista con la sua ingenuità, col suo essere normale nonostante il mondo da sempre cerchi di provargli il contrario. Fa commuovere proprio per la la semplicità con cui affronta la vita e gli ostacoli che gli si parano davanti; è interessante anche il cambio di punti di vista, che rimette tutto in prospettiva mostrandoci come il protagonista non sia l'unico ad avere momenti difficili e prove da superare. Il bello del libro è proprio questo: non racconta la solita storia strappalacrime su un bambino disabile di volta in volta vittimizzato o santificato, parla invece di amicizia e mostra che l'accettazione non è una strada a senso unico: i ragazzi imparano da Auggie, ma anche Auggie impara ad aprirsi al mondo.
Un messaggio bellissimo: peccato che verso i tre quarti del libro l'autrice se ne dimentichi.
La sobrietà lascia posto al buonismo più sfrenato, regalandoci scene improbabili e momenti talmente stucchevoli che invece di commuovere lasciano basiti. [SPOILER]-Un episodio di bullismo (totalmente randomico e pretestuoso) cambia le coscienze di tutti, il malvagio Julian viene isolato e Auggie trionfa diventando un eroe (non si sa bene perchè) e gudagnandosi una medaglia ed una standing ovation a fine anno (ma seriamente: la medaglia perchè? Solo per essere nato con una deformità facciale? Mi sembra un caso di discriminazione al contrario, un modo per imprigionare Auggie nella sua disabilità, lasciando che sia comunque l'unica cosa a definirlo, anche se in positivo. Lo trovo un messaggio poco sano e mi stupisce che nessuno ci trovi nulla da ridire.)-[FINE SPOILER]
Che occasione mancata questo romanzo: poteva venir fuori qualcosa di veramente originale, invece la Palacio ha voluto strafare, trasformandolo nell'ennesima americanata fatta di eccessi ed ostentazione di buoni sentimenti. ( )

Molto bello. Anche l'idea di far raccontare la storia da punti di vista differenti (cosa che in genere non mi piace molto) qui è realizzata molto bene. ( )