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"Doctor Faustus is a classic; its imaginative boldness and vertiginous ironies have fascinated readers and playgoers alike. But the fact that this play exists in two early versions, printed in 1604 and 1616, has posed formidable problems for critics. How much of either version was written by Marlowe, and which is the more authentic? Is the play orthodox or radically interrogative?" "Michael Keefer's early work helped to establish the current consensus that the 1604 version best preserves Doctor Faustus's original form, and that the 1616 text was censored and revised; the first Broadview edition, praised for its lucid introduction and scholarship, was the first to restore two displaced scenes to their correct place. All competing editions presume that the 1604 text was printed from authorial manuscript, and that the 1616 text is of little substantive value. But in 2006 Keefer's fresh analysis of the evidence showed that the 1604 quarto's Marlovian scenes were printed from a corrupted manuscript, and that the 1616 quarto (though indeed censored and revised) preserves some readings earlier than those of the 1604 text." "This revised and updated Broadview edition offers the best available text of Doctor Faustus. Keefer's critical introduction reconstructs the ideological contexts that shaped and deformed the play, and the text is accompanied by textual and explanatory notes and excerpts from sources."--BOOK JACKET.… (altro)
Brucerò i miei libri! Non impressioni il lettore il titolo di questo post. L'ho avuto in bozza per diverso tempo, non sapendo bene come affrontare un tema per me molto importante. Avevo bisogno della giusta ispirazione per scriverci su quello che penso. Adesso che ho avuto la possibilità di mettere ordine nella mia biblioteca, trasferendo i miei libri dagli scaffali cartacei a quelli digitali, credo di poter riprendere il tema di questo discorso.
Sono molti i miei libri, quasi cinquemila, forse troppi, forse pochi, dipende da chi li ama, li colleziona, li conta e magari trova anche il tempo, la forza e l'intelletto per leggerli. Lecito chiedersi a che serve collezionare tanti libri, per i molti anni vissuti, tramandati da padre in figlio, da nonno a nipote. Poi, per uno scherzo del destino o magari del diavolo, è proprio il caso di dirlo, ti capita tra le mani un libro che hai letto tanto tempo fa, facendolo studiare anche a chi forse non era ancora pronto a a leggerlo e comprenderlo.
Mi riferisco alla "Tragica Storia della Vita e Morte del Dottor Faust" scritta in forma tragica e poetica da quel poeta bandito e straordinario avventuriero che fu Christopher Marlowe. Il dramma narra la storia di Faust, uno studioso così avido di sapere da non accontentarsi del sapere accademico, della medicina e della teologia, avventurandosi nel campo della magia nera. E siccome la ricerca autonoma e libera della verità (la filosofia o la scienza) era stata da sempre in contraddizione con la teologia dogmatica, che invece reclama obbedienza (si pensi ad Adamo, ad Icaro o a Prometeo), Faust assume le sembianze di un negromante, perché poco più che stregoni venivano visti gli scienziati ed i filosofi della natura nell'epoca dei conflitti religiosi in Europa.
Dopo aver compiuto un'invocazione nel suo studio, gli appare il diavolo Mefistofele con il quale stipula un patto: Faust avrà la conoscenza ed i servizi del servo di Lucifero per 24 anni, dopo i quali il diavolo avrà la sua anima. A questo punto, Faust prova un momento di liberazione che assomiglia ad un desiderio sconfinato d'onnipotenza. Tuttavia, sebbene egli faccia grandi progetti per il proprio immediato futuro, e sebbene sogni di utilizzare le abilità acquisite per ottenere potere e gloria, riesce solo a compiere piccoli atti di bassa levatura.
Durante tutta l'opera, Faust viene continuamente consigliato da due angeli, uno buono e uno malvagio, simboleggianti i due lati della natura umana. Nell'ultima ora della sua esistenza, Faust dà vita al famoso soliloquio, nel quale l'opera raggiunge un altissimo livello di poesia. Questo brano l'ho proposto per anni a tanti miei giovani studenti illudendomi di trasmettere loro non solo l'importanza della conoscenza della lingua inglese, mio obiettivo primario al tempo, ma anche la passione per la lettura e la conoscenza.
Ecco, "leggere" significa "conoscere", l'ho imparato a spese mie col tempo. Oggi, che scopro di avere accumulato una notevole quantità sia di letture che di tempo, avverto, come Faust, questo grave peso che diventa sempre più un fardello. I libri sono tanti, almeno i miei. Infiniti sono quelli scritti dagli altri, nel corso dei secoli. Chissà quanti ne dovrei ancora leggere, che non ho letto e che non potrei mai farlo.
E allora, rileggo questo brano della "dannazione" e mi chiedo se non arriverò anche io a imprecare come il dottor Faust: "brucerò i miei libri!". Intendiamoci, non ho fatto nessun patto con nessuno, e non intendo farne. Potrei liquidare il tutto consolandomi con Qohelet il quale, oltre tremila anni fa chiudeva il suo canto lamentandosi che si scrivevano troppi libri e che tutto era "nebbia", ma non risolverei il problema. ( )
La prima trascrizione del racconto popolare tedesco del Faust o Faustus a cura di Marlowe mette in luce, non solo nel suo finale completamente diverso ed opposto alla successiva opera di Goethe, tutto il primo periodo del teatro elisabettiano. ( )
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Chorus: Not marching now in fields of Thrasymene where Mars did mate the Carthafinians, nor sporting in the dalliance of love in courts of kings where state is overturned, nor in the pomp of proud audacious deeds intends our Muse to vaunt his heavenly verse: Only this, Gentlemen, we must perform, the form of Faustus' fortunes good or bad.
Citazioni
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Faustus: Was this the face that launched a thousand ships And burnt the topless towers of Ilium?
Ultime parole
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Chorus: Faustus is gone: regard his hellish fall, Whose fiendful fortune may exhort the wise Only to wonder at unlawful things, Whose deepness doth entice such forward wits To practice more than heavenly power permits.
"Doctor Faustus is a classic; its imaginative boldness and vertiginous ironies have fascinated readers and playgoers alike. But the fact that this play exists in two early versions, printed in 1604 and 1616, has posed formidable problems for critics. How much of either version was written by Marlowe, and which is the more authentic? Is the play orthodox or radically interrogative?" "Michael Keefer's early work helped to establish the current consensus that the 1604 version best preserves Doctor Faustus's original form, and that the 1616 text was censored and revised; the first Broadview edition, praised for its lucid introduction and scholarship, was the first to restore two displaced scenes to their correct place. All competing editions presume that the 1604 text was printed from authorial manuscript, and that the 1616 text is of little substantive value. But in 2006 Keefer's fresh analysis of the evidence showed that the 1604 quarto's Marlovian scenes were printed from a corrupted manuscript, and that the 1616 quarto (though indeed censored and revised) preserves some readings earlier than those of the 1604 text." "This revised and updated Broadview edition offers the best available text of Doctor Faustus. Keefer's critical introduction reconstructs the ideological contexts that shaped and deformed the play, and the text is accompanied by textual and explanatory notes and excerpts from sources."--BOOK JACKET.
Sono molti i miei libri, quasi cinquemila, forse troppi, forse pochi, dipende da chi li ama, li colleziona, li conta e magari trova anche il tempo, la forza e l'intelletto per leggerli. Lecito chiedersi a che serve collezionare tanti libri, per i molti anni vissuti, tramandati da padre in figlio, da nonno a nipote. Poi, per uno scherzo del destino o magari del diavolo, è proprio il caso di dirlo, ti capita tra le mani un libro che hai letto tanto tempo fa, facendolo studiare anche a chi forse non era ancora pronto a a leggerlo e comprenderlo.
Mi riferisco alla "Tragica Storia della Vita e Morte del Dottor Faust" scritta in forma tragica e poetica da quel poeta bandito e straordinario avventuriero che fu Christopher Marlowe. Il dramma narra la storia di Faust, uno studioso così avido di sapere da non accontentarsi del sapere accademico, della medicina e della teologia, avventurandosi nel campo della magia nera. E siccome la ricerca autonoma e libera della verità (la filosofia o la scienza) era stata da sempre in contraddizione con la teologia dogmatica, che invece reclama obbedienza (si pensi ad Adamo, ad Icaro o a Prometeo), Faust assume le sembianze di un negromante, perché poco più che stregoni venivano visti gli scienziati ed i filosofi della natura nell'epoca dei conflitti religiosi in Europa.
Dopo aver compiuto un'invocazione nel suo studio, gli appare il diavolo Mefistofele con il quale stipula un patto: Faust avrà la conoscenza ed i servizi del servo di Lucifero per 24 anni, dopo i quali il diavolo avrà la sua anima. A questo punto, Faust prova un momento di liberazione che assomiglia ad un desiderio sconfinato d'onnipotenza. Tuttavia, sebbene egli faccia grandi progetti per il proprio immediato futuro, e sebbene sogni di utilizzare le abilità acquisite per ottenere potere e gloria, riesce solo a compiere piccoli atti di bassa levatura.
Durante tutta l'opera, Faust viene continuamente consigliato da due angeli, uno buono e uno malvagio, simboleggianti i due lati della natura umana. Nell'ultima ora della sua esistenza, Faust dà vita al famoso soliloquio, nel quale l'opera raggiunge un altissimo livello di poesia. Questo brano l'ho proposto per anni a tanti miei giovani studenti illudendomi di trasmettere loro non solo l'importanza della conoscenza della lingua inglese, mio obiettivo primario al tempo, ma anche la passione per la lettura e la conoscenza.
Ecco, "leggere" significa "conoscere", l'ho imparato a spese mie col tempo. Oggi, che scopro di avere accumulato una notevole quantità sia di letture che di tempo, avverto, come Faust, questo grave peso che diventa sempre più un fardello. I libri sono tanti, almeno i miei. Infiniti sono quelli scritti dagli altri, nel corso dei secoli. Chissà quanti ne dovrei ancora leggere, che non ho letto e che non potrei mai farlo.
E allora, rileggo questo brano della "dannazione" e mi chiedo se non arriverò anche io a imprecare come il dottor Faust: "brucerò i miei libri!". Intendiamoci, non ho fatto nessun patto con nessuno, e non intendo farne. Potrei liquidare il tutto consolandomi con Qohelet il quale, oltre tremila anni fa chiudeva il suo canto lamentandosi che si scrivevano troppi libri e che tutto era "nebbia", ma non risolverei il problema. ( )