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Garion the farm boy did not believe in magic dooms, but then he did not know that soon he would be on a quest of unparalleled magic and danger when the dread evil God Torak was reawakened.
Caro Eddings, cosa devo pensare mai di questo romanzo? Sono piuttosto pensierosa al riguardo, ma, visto che mi hai incuriosita abbastanza da indurmi a continuare la serie, immagino che la recensione debba essere fondamentalmente positiva.
I punti forti de Il segno della profezia sono certamente i personaggi e l'umorismo. I primi sono diversi (e non solo nel numero), dato che abbiamo una compagnia che parte alla ricerca di un misterioso ladro. Abbiamo Belgarath e sua figlia Polgara, maghi plurimillenari tutt'altro che esenti da vizi e capricci. Abbiamo Silk dai mille nomi e i mille travestimenti, abile spia e bugiardo matricolato. Non c'è mercante che non tremi nel trovarselo davanti: ognuno di loro sa che con Silk si concludono solo pessimi affari (solo a proprio discapito, naturalmente). E poi abbiamo Barak, roccioso guerriero dalla barba rossa, e Hettar, capace di parlare ai cavalli.
Oltre a questi personaggi navigati ed esperti di come va il mondo, poi, abbiamo Durnik e Garion. Sebbene dei due il ragazzo sia Garion, Durnik alle volte se ne esce con delle affermazioni così ingenue che fa dubitare della sua utilità alla compagnia. Ma è speciale per questo: qualcuno dovrà pur indignarsi per la mancanza di moralità di Silk, no? Se poi ci aggiungiamo che fa gli occhi dolci a quell'acidona di zia Pol...
Garion è, invece, il perno dell'intera vicenda (a sua insaputa). Si ritiene solo un ragazzo e prevedo una lunga strada per lui. Data la sua età, è ancora ingenuo, ma forse sarebbe più corretto dire innocente. Ma è intelligente e impara in fretta a quale gioco si sta giocando (più o meno).
Ebbene, questa allegra compagnia (come forse avrete intuito) non è di quelle che si macera nella disperazione della propria missione impossibile per salvare il mondo e far trionfare il Bene. Sì, certo, lo scopo del viaggio è questo, ma nessuno ha mai detto che si debba farlo con il muso lungo e vagonate di pessimismo. Ecco, questo è lo spirito di Eddings: salviamo il mondo, ma senza martiri. Il che comprende, oltre a una buona dose di umorismo, anche corruzione, inganno, qualche gola tagliata...
Tuttavia, ho trovato la trama piuttosto manchevole. Tra i vari (e poco velati) riferimenti a Il Signore degli Anelli, non vi ho trovato elementi di originalità tali da attirare la mia attenzione. Mi sarebbe sembrato una tremenda minestra riscaldata se non fosse stato per questi personaggi che riescono a catturare l'attenzione del lettore e a portarlo fino alla fine del romanzo senza infamia (ma anche senza lode). ( )
La saga dei Belgariad di Eddings è una grande opera di fantasy, molto bella, ben scritta e strutturata, avvincente ed emozionante. Superiore alla saga di Shannara di Terry Brooks. Si compone di 5 volumi, questo è il primo e sicuramente il più bello. ( )
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Being a History of the War of the Gods and the Acts of Belgarath the Sorcerer - adapted from The Book of Alorn
Dedica
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For Theone, who told me stories but could not stay for mine - and for Arthur, who showed me the way to become a man - and who shows me still
Incipit
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When the world was new, the seven Gods dwelt in harmony, and the races of man were as one people. (prologue)
The first thing the boy Garion remembered was the kitchen at Faldor's farm.
Citazioni
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"It's not good to leave things of value behind. They nag at the mind and distract one from the business at hand."
Ultime parole
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And then they turned and looked out over the prow of the ship at the snowy coast of Cherek sliding by on their right as the sailors rowed the ship south toward Camaar and whatever lay beyond.
Garion the farm boy did not believe in magic dooms, but then he did not know that soon he would be on a quest of unparalleled magic and danger when the dread evil God Torak was reawakened.
I punti forti de Il segno della profezia sono certamente i personaggi e l'umorismo. I primi sono diversi (e non solo nel numero), dato che abbiamo una compagnia che parte alla ricerca di un misterioso ladro. Abbiamo Belgarath e sua figlia Polgara, maghi plurimillenari tutt'altro che esenti da vizi e capricci. Abbiamo Silk dai mille nomi e i mille travestimenti, abile spia e bugiardo matricolato. Non c'è mercante che non tremi nel trovarselo davanti: ognuno di loro sa che con Silk si concludono solo pessimi affari (solo a proprio discapito, naturalmente). E poi abbiamo Barak, roccioso guerriero dalla barba rossa, e Hettar, capace di parlare ai cavalli.
Oltre a questi personaggi navigati ed esperti di come va il mondo, poi, abbiamo Durnik e Garion. Sebbene dei due il ragazzo sia Garion, Durnik alle volte se ne esce con delle affermazioni così ingenue che fa dubitare della sua utilità alla compagnia. Ma è speciale per questo: qualcuno dovrà pur indignarsi per la mancanza di moralità di Silk, no? Se poi ci aggiungiamo che fa gli occhi dolci a quell'acidona di zia Pol...
Garion è, invece, il perno dell'intera vicenda (a sua insaputa). Si ritiene solo un ragazzo e prevedo una lunga strada per lui. Data la sua età, è ancora ingenuo, ma forse sarebbe più corretto dire innocente. Ma è intelligente e impara in fretta a quale gioco si sta giocando (più o meno).
Ebbene, questa allegra compagnia (come forse avrete intuito) non è di quelle che si macera nella disperazione della propria missione impossibile per salvare il mondo e far trionfare il Bene. Sì, certo, lo scopo del viaggio è questo, ma nessuno ha mai detto che si debba farlo con il muso lungo e vagonate di pessimismo. Ecco, questo è lo spirito di Eddings: salviamo il mondo, ma senza martiri. Il che comprende, oltre a una buona dose di umorismo, anche corruzione, inganno, qualche gola tagliata...
Tuttavia, ho trovato la trama piuttosto manchevole. Tra i vari (e poco velati) riferimenti a Il Signore degli Anelli, non vi ho trovato elementi di originalità tali da attirare la mia attenzione. Mi sarebbe sembrato una tremenda minestra riscaldata se non fosse stato per questi personaggi che riescono a catturare l'attenzione del lettore e a portarlo fino alla fine del romanzo senza infamia (ma anche senza lode). ( )