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Og vi kom over havet di Julie Otsuka
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Og vi kom over havet (originale 2011; edizione 2014)

di Julie Otsuka

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2,6142045,603 (3.78)293
Una voce forte, corale e ipnotica racconta la vita straordinaria di un gruppo di donne - le cosiddette ℗±spose in fotografia℗ - partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare dal loro primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. © su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in terra straniera. Seguir© l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternit© , il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici.… (altro)
Utente:2810michael
Titolo:Og vi kom over havet
Autori:Julie Otsuka
Info:Kbh. : Hr. Ferdinand, 2014.
Collezioni:La tua biblioteca, 2014
Voto:***
Etichette:Japan, USA, Californien, Kultursammenstød, Kvinder, 1920-1929, 1930-1939, 1940-1949, Japansk litteratur, Amerikansk litteratur, Skrevet 2010-2019, Roman

Informazioni sull'opera

Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka (2011)

  1. 51
    Il gusto proibito dello zenzero di Jamie Ford (Utente anonimo, SqueakyChu)
    Utente anonimo: A sweet love story but an eye-opener about Japanese and Chinese Americans at the time of Pearl Harbor attack
  2. 00
    Farewell to Manzanar di Jeanne Wakatsuki Houston (speedy74)
    speedy74: This book also provides information regarding the Japanese internment.
  3. 00
    Ru di Kim Thúy (raidergirl3)
    raidergirl3: nonlinear short chapters, immigrant experience
  4. 00
    The Lost Daughter of Happiness di Geling Yan (Limelite)
    Limelite: Not about the Japanese immigration experience, but set in San Francisco in the late 19th C., this novel evokes Chinatown and the impact Chinese and Americans had on each other depicted in a tightly personal experience. Readers will find common themes -- racism, struggle, isloation -- as in Otsuka's novella.… (altro)
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Non posso fare a meno di iniziare questa recensione con un po’ di sconcerto nel registrare che questo romanzo fa parte di una collana dedicata alla letteratura giapponese, quando l’autrice è nata in California e tuttora lavora e vive negli USA. È vero che le definizioni di cosa rientra e cosa no in un certo tipo di letteratura sono sempre lasche, ma vivere in questo Paese mi ha insegnato il disagio che lз italianз provano nel (non) gestire i cambiamenti demografici e sospetto che il cognome Otsuka in questo caso pesi più del suo luogo di nascita e crescita.

Comunque, sono contenta di aver letto Venivamo tutte per mare, sia perché racconta una storia – l’immigrazione giapponese, in questo caso soprattutto delle donne, negli USA e il successivo internamento nei campi – ancora poco conosciuta, sia per il modo in cui lo fa. Venivamo tutte per mare, infatti, è un racconto corale che racconta questa pagina della storia statunitense attraverso le esperienze di numerose donne di origine giapponese, spesso senza dare loro un nome o un volto, ma identificandole di volta in volta con la loro esperienza e il modo in cui i grandi eventi storici impattano sulla vita di ognuna.

Probabilmente deluderà chi è in cerca di un romanzo che lǝ aiuti a capire quella fetta di storia, visto che è fatto più di punti di vista che di racconto omogeneo: è più una lettura per chi sa, anche solo a grandi linee, cosa è successo e può lasciarsi trasportare da Otsuka nel sentire di queste donne giapponesi trapiantate negli USA. L’autrice è stata anche molto brava a evitare il sentimentalismo e a riprodurre quel modo di raccontare che associamo alle nonne e a chi ha vissuto in un’epoca a noi (relativamente) lontana.

Il romanzo si conclude con la solita riflessione sull’immigrazione, sull’integrazione e sulla facilità con la quale lasciamo che le istituzioni facciano del male a intere categorie di persone. Dico la solita non tanto perché mi sia seccata di leggerla, ma perché sono amareggiata dal fatto che una raccomandazione così presente in letteratura viene drammaticamente ignorata ogni volta: sappiamo che non va a finire bene, in un modo o nell’altro, ma noi niente, non riusciamo mai a fermarci prima del disastro. Poi piangiamo sul latte versato e ci chiediamo come sia stato possibile. Che orrore. ( )
  lasiepedimore | Oct 29, 2023 |
Una voce forte, corale e ipnotica racconta la vita straordinaria di migliaia di donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America. È lì, su quella nave affollata, che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, che immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l’arrivo a San Francisco; la prima notte di nozze; il lavoro sfibrante, chine a raccogliere fragole nei campi e a strofinare i pavimenti delle donne bianche; la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura; l’esperienza del parto e della maternità, con l’impegno a crescere figli che alla fine rifiuteranno le proprie origini e la propria storia; il devastante arrivo della guerra, l’attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici e internarli nei campi di lavoro. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall’autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.
  kikka62 | Apr 2, 2020 |
Eccellente, emozionante, da non perdere.
Un tema che non avevo incontrato mai in narrativa: quello delle "spose in fotografia" che dal Giappone raggiunsero in America mariti ignoti, e quello, che ha un precedente, credo, solo in un film di una decina di anni fa, degli immigrati giapponesi e dei loro figli (americani, sospetto) che vennero internati durante la seconda guerra mondiale come appartenenti a un popolo nemico.
Ma alla novità del tema si aggiunge una scelta narrativa inedita, travolgente: un "noi" narrante che pone l'accento sul comune destino e su ogni singola vita,vita fragile, delicata e irripetibile, che la storia inghiotte e travolge. Un libro da non perdere. Davvero.
  patri50 | Aug 11, 2012 |
Ho cercato un aggettivo diverso da "corale" per definire questo libro, ma non credo esista.
Non è un romanzo e non sono racconti, ma immagini, istanti, sensazioni, nostalgie, sopra tutte quella della madre invocata tanto spesso, singole frasi che in poche parole definiscono, pennellano quasi, una vita intera.
Ecco si "pennellate", forse questa è la parola giusta.
Particolare. ( )
  ermita | Mar 1, 2012 |
Mostra 5 di 5
This passage may give a clue as to how Julie Otsuka's book is to be read. She calls it a novel. It is closely and carefully based on factual history/ies. There are novelistically vivid faces, scenes, glimpses, voices, each for a moment only, so you cannot linger anywhere or with anyone. Information is given, a good deal of it, in the most gracefully invisible manner; and history is told. Yet the book has neither a novel's immediacy of individual experience, nor the broad overview of history. The tone is often incantatory, and though the language is direct, unconvoluted, almost without metaphor, its true and very unusual merit lies, I think, in that indefinable quality we call poetry.....I am sorry that after it, in the last chapter, she suddenly changes her narrative mode and ceases to follow her group of women. The point of view changes radically and "we" suddenly are the whites: "The Japanese have disappeared from our town."
 
Narrated in the first-person plural, The Buddha in the Attic is a slight, but powerfully moving piece of prose. It tells the story of a group of Japanese mail-order brides, from their journey to America, through marriage, work, childbirth and motherhood, until they and their entire communities are rounded up at the beginning of the war....Some might find the plurality of voice troubling, suggesting that it does little to restore individual identities to those whom history has forgotten, but I would argue the opposite. A host of individual characters and experiences crystallise as families and communities take root
 
But the book’s plural voice is particularly effective at capturing their long, giddy conversations on the ship as they wonder if American men really grow hair on their chests, put ­pianos in their front parlors and dance “cheek to cheek all night long” with their lucky wives....But no story in the conventional sense ever develops, and no individuals emerge for more than a paragraph....Had we known them as full individuals — as real and diverse and distinct — we couldn’t have whisked them away to concentration camps in the desert. A great novel should shatter our preconceptions, not just lacquer them with sorrow.
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Julie Otsukaautore primariotutte le edizionicalcolato
Scholtz, KatjaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Titolo originale
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Luoghi significativi
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Eventi significativi
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Epigrafe
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There be of them, that have left a name behind them, that their praises might be reported. And some there be, which have no memorial; who are perished, as though they had never been; and are become as though they had never been born; and their children after them.

—ECCLESIASTICUS 44:8-9
Barn's burnt down—
now
I can see the moon.

—MASAHIDE
Dedica
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For Andy
Incipit
Dati dalle informazioni generali inglesi. Modifica per tradurlo nella tua lingua.
On the boat we were mostly virgins.
Citazioni
Ultime parole
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(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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LCC canonico

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Una voce forte, corale e ipnotica racconta la vita straordinaria di un gruppo di donne - le cosiddette ℗±spose in fotografia℗ - partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare dal loro primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. © su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in terra straniera. Seguir© l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternit© , il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici.

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