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A romp through the history of fonts and the lives of the great typographers, revealing the extent to which fonts are not only shaped by but also define the world in which we live.
Oct326: Il saggio di Simon Garfield è una chiacchierata leggera, leggibile, con un pizzico di umorismo, ma superficiale e poco consistente. Chi è interessato all'argomento dovrebbe leggere qualcosa di più sostanzioso. Ad esempio il manuale di Bringhurst: è un po' specialistico, ma non puramente tecnico; è profondo e meditato.… (altro)
Questo è un libro senza carattere. Parla, infatti, di caratteri tipografici, del loro disegno e dei loro autori, della loro storia, del loro uso. Si tratta di una ventina di capitoli, che toccano vari aspetti dell'argomento generale, intervallati da brevi "intermezzi tipografici" dedicati ciascuno a un particolare tipo di carattere. La grafica non è né speciale né particolarmente elegante; i caratteri illustrati o citati sono quasi tutti mostrati, dall'Albertus allo Zeppelin; il testo principale è composto in Garamond Simoncini (che senza dubbio ha una sua eleganza equilibrata e un po' schiva; ma gli editori italiani lo usano moltissimo, e questo lo fa apparire comune e banale). La copertina, invece, è in Bembo. Ma ecco perché è un libro senza carattere. L'editore lo presenta come nientemeno che "autentico compendio della secolare storia della tipografia" e si spinge a sostenere che "si impone come testo di riferimento per quanti desiderano conoscere l'affascinante mondo delle font". Nulla di tutto ciò. È una chiacchierata blanda e leggera, che tende all'aneddoto e al particolare curioso; ad esempio, non manca di raccontare la nota (forse troppo nota) storia di Steve Jobs che si iscrive a un corso di calligrafia, e non omette di citare le perversioni sessuali di Eric Gill. Senza dubbio è leggibile e accessibile, con qualche tocco di umorismo; ma di modesta consistenza; inoltre è alquanto anglocentrico. Una lettura che non richiede molto impegno, ma che in cambio non offre granché. ( )
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In Budapest, surgeons operated on printer's apprentice Gyoergyi Szabo, 17, who, brooding over the loss of a sweetheart, had set her name in type and swallowed the type. Time magazine, 28 December 1936
Dedica
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To Ben and Jake
Incipit
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On 12th June 2005, a fifty-year-old man stood up in front of a crowd of students at Stanford University and spoke of his campus days at a lesser institution, Reed College in Portland, Oregon.
Citazioni
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Legibility, in practice, amounts simply to what one is accustomed to. - Eric Gill
Ultime parole
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This made it the most widely used font in the western world. But did it also make it the best font? Or the most versatile? Or the most seductive, surprising and beautiful? Of course not. That font is yet to come.
A romp through the history of fonts and the lives of the great typographers, revealing the extent to which fonts are not only shaped by but also define the world in which we live.
Ma ecco perché è un libro senza carattere. L'editore lo presenta come nientemeno che "autentico compendio della secolare storia della tipografia" e si spinge a sostenere che "si impone come testo di riferimento per quanti desiderano conoscere l'affascinante mondo delle font". Nulla di tutto ciò. È una chiacchierata blanda e leggera, che tende all'aneddoto e al particolare curioso; ad esempio, non manca di raccontare la nota (forse troppo nota) storia di Steve Jobs che si iscrive a un corso di calligrafia, e non omette di citare le perversioni sessuali di Eric Gill. Senza dubbio è leggibile e accessibile, con qualche tocco di umorismo; ma di modesta consistenza; inoltre è alquanto anglocentrico. Una lettura che non richiede molto impegno, ma che in cambio non offre granché. ( )