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Arthur Young (2) (1741–1820)

Autore di Travels in France during the years 1787, 1788, 1789

Per altri autori con il nome Arthur Young, vedi la pagina di disambiguazione.

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Rural Economy 4 copie
Viatge a Catalunya, 1787 (1993) 3 copie

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Eighteenth Century Women: An Anthology (1984) — Collaboratore — 23 copie

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Informazioni generali

Data di nascita
1741
Data di morte
1820
Sesso
male
Nazionalità
UK
Nazione (per mappa)
England
Luogo di nascita
Whitehall, London, England, UK
Luogo di residenza
Bradfield Combust, Suffolk, England, UK
Organizzazioni
Board of Agriculture and Internal Improvement (secretary)

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Recensioni

Temo che questa review sarà molto lunga e articolata. Il testo che segue l'ho scritto qualche anno fa sul mio blog "Unideadivita" recensendo un altro libro intitolato "L'odore dei libri". Uno strano ma prevedibile incontro, può accadere tra gli uomini, accade anche tra i libri. Su Arthur Young scrissi la mia tesi che venne pubblicata dall'I.U.O. di Napoli oltre mezzo secolo e millennio fa. Non sapevo che Arthur Young fosse presente su GoodReads, ora lo so e riporto quello che ho scritto in quella occasione. Ho assegnato al libro il maggior numero possibile di etichette perchè davvero questo libro racchiude per me un "mondo" che so non è andato "perduto" ma che ho "ritrovato" alla maniera di Proust.

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Chi ama i libri sa che questi possono "fare" tante cose. La ragione è semplice: essi sono persone vive, anche se i loro autori sono persone morte. Vivono, anzi rivivono. Ogni qualvolta un libro viene preso in mano da qualcuno, le pagine aperte e le parole entrano nella mente del lettore. In quel preciso momento il libro vive, respira come un comune mortale. Il suo autore, anche se vecchio di millenni, viene riportato in vita. La prima cosa che il lettore avverte è il suo odore. Sì, perché i libri hanno, tra le tante cose, anche un odore. Se sono persone, come ho detto che sono, avranno anche un odore. E’ questo che caratterizza la loro “fisicità”. Un odore speciale ed unico, perchè è la somma di diversi altri odori. Così come si incontrano nella vita di un uomo, si trovano odori nella nascita e nella vita di un libro: l’odore della carta, innanzitutto; poi quello dell’inchiostro, della colla, della rivestitura, delle rilegature, se in tela, pelle o carta, del filo, per la cucitura e così via. La somma di tutti questi odori diversi, costituisce l’odore caratterizzante del libro. Ma la cosa non finisce qui, perchè al tutto si aggiunge l’odore del luogo dove il libro ha vissuto e continua a vivere.

Sarà per questo che i libri antichi, quelli vecchi e mortificati dalla nostra dimenticanza, quelli amati per una breve stagione e poi mai più riaperti benché riposti con cura in una biblioteca, al pari di quelli continuamente ripassati dal contatto irreversibile con la pelle e dalla traccia delebile della matita, sono intrisi in modo speciale dello spazio e del tempo che hanno attraversato. Si capisce bene che un libro “vissuto” in questi modi, conservato in una cassa in soffitta ha un odore diverso da quello che è custodito, ad esempio, in una biblioteca di campagna. Questo sarà a sua volta diverso da quello che ho avuto tra le mani quando l’ho letto durante la visita alla New York Public Library a Bryant Square , in quella straordinaria città americana. L’odore è diverso, come differente è il suo “vissuto” di libro. Un libro antico profumerà in maniera diversa da uno moderno, non solo per la manifattura, ma anche per la sua conservazione. Lo spazio e il tempo hanno influito in maniera da formarne quasi il carattere.

Questo spazio e questo tempo, sopravvissuti ad una sorta di selezione naturale, diventano la parte migliore di quella vita che ci è sfuggita dalle mani senza aver avuto la possibilità di trattenerne che qualche filo spezzato. Uno spazio e un tempo miracolosamente in bilico sull’orlo di un oblio temuto e scongiurato, pronti a farsi circostanza, quasi inverosimile, nella quale i libri assumono abitudini, sensi e sentimenti umani, animandosi – all’occorrenza – per rimproverarci della nostra pochezza e compensare la nostra distrazione.

Per esperienza personale, non potrò mai dimenticare le stanze degli odori dei libri dove, nella tipografia paterna, da bambino sono cresciuto, annusando le pagine di stampa della vecchia tradizionale tipografia di famiglia. L’odore del piombo della linotype, quello del petrolio impiegato per lavare le forme inchiostrate dopo che c’erano passati su i rulli della stampatrice, l’odore-puzza di quella strana colla gialla con la quale un tempo i libri venivano incollati, l’odore-puzza dell’inchiostro nero come l’inferno che alimentava i rulli delle stampatrici. Insomma, un odore sul quale si sovrapponeva quello del sudore degli operai che alla linotype, alla grande ruota della rotativa, o ai grandi tavoli della composizione e scomposizione svolgevano il loro lavoro. Sudori e odori che rappresentavano fisicamente ed emblematicamente l’idea della fatica dell’uomo intento a dare vita e forma a quella straordinaria invenzione umana che è il libro. Appena questo era pronto ad affrontare il mondo, portava con sè già un suo proprio odore che sarebbe poi andato a fondersi con innumerevoli altri odori che avrebbe avuto modo di incontrare sulla sua strada.

Ecco, tutto questo mi ha ricordato la lettura delle diciotto fiabe di cui questo libro è costituito, fiabe in cui i libri raccontano di essere loro ad adottare gli umani. Ed è vero, perché quando il libro esce dalla suo ventre materno, la tipografia, possiede già una sua vita, un suo passato, una sua storia. E’ come un bambino. Ma bambino non è. Di fatto è già vecchio di anni e di fatiche. A cominciare da quelli che ha dovuto vivere e sopportare nella mente e nel corpo del suo autore. Le notti insonni, le delusioni e le vittorie, le illusioni, i litigi con se stesso e con l’editore, le corse-rincorse dietro bozze e curatori, fino ad arrivare alle visite nelle librerie per vedere la propria creatura sedere sugli scaffali in attesa di una seconda vita. Quella che dovrà fare con uno sconosciuto: il lettore.

L’autore è Mauro Giancaspro il quale fa da trenta anni il bibliotecario; ha diretto per dieci anni la Biblioteca Nazionale di Cosenza e da dodici dirige la Biblioteca Nazionale di Napoli . Ha pubblicato, tra l’altro, “Leggere nuoce gravemente alla salute” nel 2001 e “Il Morbo di Gutenberg” nel 2003 con l’Ancora del Mediterraneo, “E l’ottavo giorno creò il libro” nel 2005 con Cargo, “L’importanza di essere un libro” nel 2005 con Liberilibri. Collabora con “Il Mattino”, “Arte in” bimestrale di critica e d’informazione delle arti visive - e con “L’Almanacco del Bibliofilo” pubblicato annualmente dall’Aldus Club.

Ho voluto riportare le sue notizie per un fatto personale. La Biblioteca Nazionale di Napoli mi ricorda i migliori anni della mia vita da studente in quella straordinaria città. Mio padre tipografo, mio zio editore, ed io medesimo, conoscevamo una persona straordinaria che lavorava in quel posto dedicato ai libri. Era la dottoressa Talò alla quale devo, tra tante altre cose, anche la fortuna di avere scovato per me, in quel paradiso dei libri che è quella biblioteca, i quattro volumi dei dell’economista inglese Arthur Young. Quei libri facevano parte della collezione privata della biblioteca dei Borboni direttamente fatti arrivare da Londra, con speciale dedica. Su di essi ho avuto la possibilità di redigere la mia tesi di laurea ed effettuare poi le successive ricerche per la borsa di studio quadriennale ministeriale sulla Rivoluzione Agricola Inglese sotto la guida di quell’indimenticabile Maestro e Anglista che fu Fernando Ferrara dell’ I.U.O. di Napoli. Quei volumi profumavano d’Inghilterra e della sua storia, ma anche di un odore napoletano e borbonico. Ecco dove mi ha condotto la lettura di questo libro con i suoi odori …

UNIDEADIVITA - http://bit.ly/2U3gLhu
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | Sep 24, 2020 |

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