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Sun Tzu (544–496)

Autore di L'arte della guerra

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Informazioni generali

Nome canonico
Sun Tzu
Nome legale
Sun Wu
Altri nomi
Sun Zi
Souen Tseu
Changqing
Sunzi
Sun Tsu
Data di nascita
544
ca. 544 v.Chr.
Data di morte
496
ca. 496 v.Chr.
Sesso
male
Nazionalità
China
Nazione (per mappa)
China
Luogo di residenza
China
Attività lavorative
generaal
militair strateeg
Relazioni
Sun Pin (grandson)
Breve biografia
Sun Tzu (also rendered as Sun Zi) was a Chinese military general, strategist and philosopher who lived in the Spring and Autumn Period of ancient China. The name he is best known by is actually an honorific which means "Master Sun": His birth name was Sun Wu and he was known outside of his family by his courtesy name Changqing. He is traditionally credited as the author of The Art of War, an extremely influential ancient Chinese book on military strategy. Sun Tzu has had a significant impact on Chinese and Asian history and culture, both as the author of The Art of War and as a legendary historical figure.

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Three Chinese classics in Philosophy and Theory (Marzo 2023)

Recensioni

il libro è solo per appassionati o di strategia militare o di filosofia zen. lo scopo è lo stesso del principe di macchiavelli ( che è da preferire a mio parere) cioè ha lo scopo di erudire un capo forte con principi come applicabili alla vita quotidiana.
é molto ripetitivo, immagno lo sia per inculcare i concetti alla maggior parte può risultare pesante o stufare
 
Segnalato
gr81 | 252 altre recensioni | Oct 10, 2014 |
(Come inizia:) " Sun Tzu disse: Le operazioni militari sono di vitale importanza per lo Stato. Sono questioni di vita o di morte, il Tao della sopravvivenza o della distruzione. E' dunque necessario ponderarle con cura. E così, bisogna considerarle tenendo presente cinque fattori, valutare la situazione per mezzo di comparazioni..."
 
Segnalato
circa2000 | 252 altre recensioni | Jan 10, 2014 |
L’opera è il più antico trattato cinese di arte militare. Il suo titolo completo è Sun-tzu Ping-fa: «L’arte della guerra del maestro Sun». Prima di introdurre il lettore alle sue tematiche basilari, sarà il caso di spendere qualche parola sull’autore, abbastanza trascurato dagli storici della filosofia cinese.

Sun Wu era uno stratega del periodo «primavere e autunni» (722-481 a. C.), e il suo pseudonimo letterario era Ch’ang Ch’ing. Proveniva dallo Stato di Ch’i, e fu assunto da He Lü, sovrano di Wu, il quale rimase favorevolmente impressionato dalla lettura della sua opera immortale. He Lü pose Sun al comando della sua armata, e il maestro fu l’artefice del notevole successo di Wu nella guerra contro Ch’u, uno Stato rivale. […]

Ma è il suo libro a parlare per Sun-tzu. Il titolo dell’opera può essere tradotto in vari modi. Di fatto, la maggior parte dei traduttori lo rende con «l’arte della guerra». Fa significa «modello», «arte», «tecnica»; ping, «strategia», «guerra», «truppa» — indicando tanto l’uso della guarnigione, quanto la guarnigione stessa. Anche in questa sede si è preferito renderlo con «l’arte della guerra», anche se gli assunti dell’opera non si limitano alla metodologia del combattimento, bensì risultano validi nell’ambito di qualsiasi tattica (non necessariamente militare). Del resto, basterebbe riflettere sull’assunto centrale del libro, di per sé eloquente: Sun consiglia di dare battaglia solo in extremis, quando non se ne può fare a meno; e sottolinea, per altri versi, che il vero stratega sconfigge il nemico prima ancora di impegnarlo nel combattimento.

Certe convinzioni denunciano l’influsso del Taoismo. Il combattente ideale è colui che non lotta, né attacca per primo, a meno che le circostanze non lo costringano a farlo: sono assunti che anche i maestri taoisti, Lao-tzu in particolare, potrebbero tranquillamente sottoscrivere. […]

L’opera si presenta, innanzitutto, come un trattato d’arte militare. Ciò va precisato, nonostante il fatto che certi consigli risultino validi anche in altri contesti. Se fosse altrimenti, non si spiegherebbe l’interesse dei più grandi strateghi della storia nei suoi confronti, a partire da Napoleone […]. E anche Mao Tse-tung mostrò di interessarsi ai princìpi del Ping-fa, applicandoli nella Lunga Marcia che lo avrebbe portato al potere.

Sun-tzu esordisce ammettendo che la strategia è l’affare più importante dello Stato (cap. I). Si deve tener conto del fatto che l’esistenza presenta sempre una coppia di polarità: vita/morte, vittoria/sconfitta, vantaggio/danno, eccetera. È necessario prendere posizione, dunque, parteggiando per uno degli opposti, e rifiutando l’altro. La strategia ha il compito di facilitare i nostri movimenti.

Ci si dovrà ispirare al tao, principio-guida del comportamento, da cui lo stratega non può prescindere. Il tao rappresenta la perfetta modalità esecutiva di qualsiasi compito: ecco perché, anche nell’ambito della politica militare, non si potrà trascurarlo.

Da un altro punto di vista, si dovrà tener conto del tempo, cioè la condizione atmosferica; e del terreno, elemento strategico su cui Sun-tzu si dilunga in particolare. Se al tao, al tempo e al terreno aggiungiamo il comandante, al quale l’autore rivolge preziosi consigli, e la tattica, cioè l’indispensabile modello di riferimento — nulla dovrà essere affidato al caso — avremo i «cinque elementi concreti» (wu-shih), posti a fondamento dell’opera.

Sun cerca di evitare — come già osservato — che si arrivi alla battaglia. Egli mira alla vittoria, certamente, e prenderebbe le distanze da alcune esaltazioni della sconfitta, che attecchirono in Giappone; tuttavia, ritiene che il trionfo possa, e debba essenzialmente, essere ottenuto senza combattere. Una volta che il piano d’attacco venga perfezionato, la battaglia è già vinta nel quartier generale: muovere le pedine, cioè i soldati, si rivela, a questo punto, un gioco da ragazzi. Inoltre, tutto dev’essere compiuto in fretta: la strategia vincente è rapida, e si sbarazza del nemico senza neppure dargli il tempo di capire che sarà sconfitto.

Altri spunti taoisti si evidenziano nell’opera. Non è necessario che i soldati conoscano i fondamenti della strategia — anzi, è meglio che li ignorino completamente! Potrebbe essere deleterio se disponessero delle stesse cognizioni del comandante. Anche i Taoisti, Lao-tzu per primo, insistevano sulla necessità di mantenere il popolo in stato d’ignoranza. Questo perché si voleva che l’individuo rimanesse semplice e naturale: l’ignorante ricorre alla spontaneità (tzu-jan). Alla stessa spontaneità sembra fare appello Sun-tzu: posti in situazione di pericolo, i soldati devono ricorrere alle proprie capacità innate di autodifesa. Laddove la cultura e le nozioni li danneggerebbero, costituendo un fardello inutile, l’ignoranza, invece, li mantiene puri.

Da un altro punto di vista, e per altre motivazioni, è necessario che anche il nemico sia tenuto all’oscuro della nostra strategia. Egli non dovrà assolutamente intuirne i fondamenti, né percepire le nostre possibilità di vittoria. Diversamente, non godremmo nemmeno di un trionfo vero e proprio: Sun-tzu ammonisce severamente coloro che si vantano delle facili vittorie, evidenti anche al nemico.

Il vero stratega non sfrutta la propria forza, bensì quella dell’avversario. Gli sottrae i viveri, i territori, e quanto ha di più caro: è questo il modo per sottometterlo. Sun ha modo di ricordarlo a un allievo cadetto, che lo interroga sul da farsi, in occasione dello scontro col nemico. «Colpiscilo negli affetti» — è il senso della sua risposta.
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | 252 altre recensioni | Aug 28, 2022 |

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