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Leslie Stephen (1)

Autore di Hours in a Library

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Fonte dell'immagine: Image from Essays on freethinking and plainspeaking (1905) by Sir Leslie Stephen

Opere di Leslie Stephen

Hours in a Library (1892) 134 copie
Playground of Europe (1709) 30 copie
Samuel Johnson (2007) 23 copie
Hobbes (1904) 22 copie
Alexander Pope (1880) 17 copie
Swift (1909) 14 copie
The English utilitarians (2006) 14 copie
George Eliot (1902) 12 copie
Mausoleum Book (1977) 10 copie
Lectures and Essays: In Two Volumes (1886) — A cura di — 8 copie
The science of ethics (2011) 8 copie
Sketches from Cambridge (1865) 7 copie
Lectures and Essays, Volume 1 (2010) — A cura di — 6 copie
Eloge de la marche (2017) 6 copie
Studies of a biographer (2012) 6 copie
Letters of John Richard Green (2007) — A cura di — 6 copie
Lectures and Essays, Volume 2 (2010) — A cura di — 5 copie
los alpes en invierno (2015) 5 copie
Hours in a Library Vol I (2016) 2 copie

Opere correlate

Middlemarch (1871) — Preface, alcune edizioni17,641 copie
Atheism: A Reader (2000) — Collaboratore — 182 copie
Delphi Complete Works of Charles Dickens (Illustrated) (2011) — Collaboratore, alcune edizioni77 copie
Where the Silence Rings: A Literary Companion to Mountains (2007) — Collaboratore — 11 copie

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male

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Sono molto fiero di questa opera editoriale qui fotografata, presente nella mia biblioteca. La Folio Society è una casa editrice inglese della quale sono stato socio per molti anni. Le ore trascorse nella biblioteca sono quelle di Sir Leslie Stephen, (1832–1904), una delle più notevoli figure culturali che siano apparse sulla scena della letteratura di lingua inglese. E’ il signore che vedete qui sopra riprodotto con la sua profetica, messianica barba di chiaro stampo vittoriano.

L’opera si occupa del tempo che lui trascorse in biblioteca, una vita intera, con una serie di saggi su alcune delle maggiori figure letterarie quasi tutte inglesi. I saggi contenuti nei tre volumi, scritti in varie occasioni e pubblicati su varie riviste, propongono un quadro quanto mai unico di questo uomo che oltre ad essere uno scrittore ed un saggista, fu anche uno straordinario bibliotecario. Non importa se non avete mai letto nulla di Crabbe o di Sterne, di Pope o Walpole, di De Foe o Scott, di Bronte o Eliot, di Coleridge o Johnson, di Disraeli o Landor, i saggi di sir Leslie si leggono lo stesso come quadri di pura arte letteraria. L’uomo che scriveva non faceva altro: leggeva e scriveva. Una schiera di persone, per lo più donne, era al suo servizio e si occupavano delle sue necessità. Un suo biografo ha detto che questo vittoriano di classe scrisse fino a quanto riuscì a tenere una penna in mano e leggere fino a quando i suoi occhi furono costretti a chiudersi.

La sua prosa scorre sempre naturale, sciolta, libera, confidenziale. Non si riteneva un critico. Ebbe a dire che «non è compito del critico dare lezione di gusto, soltanto perchè non gli piace qualcosa. Il critico si deve limitare ad accettare il fatto e cercare di scoprire le qualità alle quali lo stesso si collega». Sir Leslie, dice il curatore dell’opera, non tendeva a demolire, mistificare od oscurare.
Egli sosteneva che compito del critico fosse sopratutto quello di mettere in comunicazione il lettore con l’opera d’arte, fosse essa una poesia, un quadro, un romanzo. Era capace di lavorare, giorno dopo giorno, anche fino a dieci ore, sempre ossessionato dalla sua scrittura tutta tesa a capire, interpretare, definire l’oggetto del suo studio. Una personalità, però, anche difficile, complessa, a volte introversa ed oscura, specialmente se la si studia all’interno del quadro storico familiare.

Se si legge con attenzione il difficile romanzo «Gita al faro» di sua figlia Virginia, futura Woolf, e si studia il carattere di Mr Ramsay, si scopre il ritratto di un uomo vanitoso, deluso, petulante, noioso. La figlia ebbe modo di ispirarsi alla figura di suo padre. Emerge un personaggio letterario non di prima qualità, bensì la immagine di uno di quegli uomini di una certa cultura che sono sì in grado di generare idee, ma non di saperle trasformare.

Quell’aria che lui manifestava di uomo amabile, spiritoso, filosoficamente saggio, era solo una maschera che portava in giro. In famiglia era geloso, non sempre sopportabile, rude con le donne che si prendevano cura di lui, quasi tirannico nei suoi pensieri e nei suoi comportamenti. Eppure nei suoi saggi seppe interpretare alla grande vite e opere di altri scrittori e artisti lontani nel tempo e distanti da lui, in maniera eccezionale. Da tutte quelle ore trascorse nella biblioteca escono caratteri che ci parlano, conversano con noi. Avvertiamo nella sua scrittura la loro presenza reale ed apprezziamo il valore del loro pensiero e delle loro opere. Il tempo si è fermato in quelle ore, in quella biblioteca di Leslie Stephen.
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | 2 altre recensioni | Mar 29, 2022 |

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