Jason Rosenhouse
Autore di The Monty Hall Problem: The Remarkable Story of Math's Most Contentious Brain Teaser
Sull'Autore
Fonte dell'immagine: Jason Rosenhouse
Opere di Jason Rosenhouse
The Monty Hall Problem: The Remarkable Story of Math's Most Contentious Brain Teaser (2009) 76 copie
Arithmetic Amusements 1 copia
The Perils of Probability 1 copia
The Muddy Children Puzzle 1 copia
Knights, Knaves, and Normals 1 copia
Lewis Carroll’s Game 1 copia
[No title] 1 copia
You Don’t Need No Algebra ! 1 copia
Thinking Outside the Box 1 copia
Why We Love Puzzles 1 copia
Algorithmic Puzzles 1 copia
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Informazioni generali
- Nome canonico
- Rosenhouse, Jason
- Sesso
- male
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GROUP READ - Among the Creationists in 75 Books Challenge for 2013 (Settembre 2013)
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- 3.8
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- ISBN
- 20
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A me Rosenhouse è sempre piaciuto come autore, sin dai tempi del suo libro sul problema di Monty Hall; ho anche seguito i testi da lui editi sulla matematica ricreativa seria. Ma in questo caso direi che non ci siamo proprio. Il libro nasce (e scommetterei che è stato un suo pet project) per confutare gli argomenti "matematici" portati dagli antievoluzionisti: Rosenhouse è in fin dei conti un matematico, non un biologo. Io sono una persona semplice, e mi accontento di una prova circostanziale dell'evoluzione: gli organismi viventi hanno una costruzione meravigliosamente interallacciata, ma lo è in modo subottimale, come del resto afferma anche Rosenhouse. Riesce nel suo intento? Non sempre. È bravo a smascherare la matematica usata come cortina fumogena, e qui la sua metafora della matematica come formata da due binari da seguire entrambi - visione intuitiva e formulazione formale - è utile anche al di fuori di questo contesto. Mi sembra però che anche lui abbia mischiato un po' le carte nella sezione combinatorica. Rosenhouse risponde all'affermazione che le proteine usate dai viventi sono un'infinitesima parte dello spazio delle possibili proteine affermando che in fin dei conti quelle proteine ci sono, con argomenti bayesiani. Immagino che abbia fatto così perché altrimenti si dovrebbe invocare il principio antropico, che a me non infastidisce ma porta a una forma debole di Intelligent Design che evidentemente voleva evitare. A parte queste considerazioni, non mi sembra che il libro possa convincere i non-darwiniani. Proprio perché i loro argomenti sono similscientifici (non uso apposta pseudoscientifici per evitare diatribe) in quanto rivolti a persone tipicamente con scarse competenze in materia, spiegazioni di questo genere non portano a molto. Insomma Rosenhouse parla ai convertiti: ne vale la pena?… (altro)