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James Redfield (1) (1950–)

Autore di La profezia di Celestino: romanzo

Per altri autori con il nome James Redfield, vedi la pagina di disambiguazione.

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Sull'Autore

James Redfield is a writer. He was born on March 19, 1950 and grew up in Birmingham, Alabama. Redfield majored in sociology at Auburn University and then received a Master's degree in counseling. Redfield spent 15 years working as a therapist helping abused adolescents. He published The Celestine mostra altro Prophesy and it has turned into a spiritual guide for the New Age. Redfield was awarded the Medal of the Presidency of the Italian Senate in 1997. (Bowker Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: Photo courtesy of Hay House, Inc.

Serie

Opere di James Redfield

La decima illuminazione (1996) 2,121 copie
Het Celestijnse werkboek (1995) 11 copie
Las Nueve Revelaciones (1995) 6 copie
A zóna élménye (2001) 4 copie
O segredo de SHAMBHALA (2000) 4 copie
La Duodecima Revelacion (2011) 1 copia
Expectant Universe (2001) 1 copia

Opere correlate

Andy Lakey: Art, Angels, and Miracles (1996) — Prefazione — 34 copie
The Celestine Prophecy [2006 film] (2006) — Producer — 20 copie

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Segnalato
yogabazar | 6 altre recensioni | Aug 20, 2022 |
Un libro per sempliciotti, scritto da un sempliciotto (o forse, mi viene il dubbio, da un furbacchione…). Al di sotto di una recensione, ma meritevole di una osservazione metodologica generale, stante l’imponenza del fenomeno di costume che sottende.

Il problema, con questo e altri simili testi oracolari della new age, sta nel fatto che i loro autori, nel loro slancio missionario di propagare una “nuova” spiritualità, dimostrano per intanto di non possedere neppure la piú pallida idea di ciò che fosse la spiritualità vecchia…

Questa deficienza, questa colpevole trascuratezza, è metodologicamente esiziale. Ciò che diceva nel XII secolo Bernardo di Chartres a proposito del rapporto dei suoi contemporanei con gli antichi — cioè che erano come “nani seduti sulle spalle dei giganti («quasi nanos gigantum umeris insidentes»), in grado di vedere piú lontano non per l’acume della propria vista, ma grazie al sostegno della statura di quelli” — vale per tutti i tempi e per tutti i domini, incluso quello della scienza non meno che della spiritualità: il progresso in qualsiasi campo è l’esito di uno sforzo comune, che trae giovamento dalle conquiste collettive del passato per avanzare a piccoli passi grazie ai contributi individuali verso il futuro.

Naturalmente, questo è anche quel che vorrebbe inculcarci il nostro Autore con il suo gran parlare dell’evoluzione spirituale dell’umanità verso superiori “livelli vibratori” di energia: ma sono parole al vento, visto che dal canto suo dimostra, nei confronti dello stupendo patrimonio delle religioni tradizionali che egli presumerebbe di portare a compimento, una comprensione di una pochezza imbarazzante. Gli adepti (e gli studiosi) delle religioni autentiche rimangono dolorosamente sconcertati, per esempio, al vedere la profondità metafisica ed etica del concetto della carità cristiana — o della compassione buddhista — banalizzata a strategia edonistica di alimentazione energetica. Come un violinista stonato, Redfield, semplicemente, non ha orecchio per lo spirito, che la sua mentalità grossolana, pasciuta a materialismo scientista deforma in una specie di materia piú sottile (l’ineffabile “energia” di cui parla a ogni piè sospinto, appunto).

Non è il caso di fare esempi al di là di qualche annotazione che la dice lunga sulla competenza di Redfield circa le antiche culture di cui sfrutta sfrontatamente il prestigio adibendole a contenitori della sua propaganda. Il Manoscritto, redatto in aramaico (!) sarebbe stato rinvenuto in nell’antico sito Maya (!) di Celestino, vicino a Iquitos nel Perú settentrionale. I Maya sarebbero successivamente scomparsi (in realtà, passati a un livello vibratorio superiore, e perciò divenuti invisibili grazie alle illuminazioni!) intorno al 600 a. C. Ora, la finzione letteraria — specialmente se, come in questo caso, pretende una certa plausibilità — non può infischiarsi bellamente della realtà storica assodata: i Maya rimasero confinati allo Yucatan e non giunsero mai in Perú; e non “scomparvero” nel 600 a.C. bensí la loro civiltà ebbe termine (se ci limitiamo al periodo classico) nel 900 d. C. Ma l’invenzione piú grottesca è la lingua del Manoscritto: l’aramaico, pensa un po’! Dev’essergli parsa una figata pazzesca ficcarci dentro una lingua antica dal nome altisonante, che tuttavia c’entra come i cavoli a merenda, visto che è una lingua biblica di ceppo semitico, che nella sua lunga storia ebbe diffusione esclusivamente in oriente. Perché mai poi i Maya, che ― unici tra i precolombiani — possedevano una loro scrittura, avrebbero dovuto adottare per la redazione del Manoscritto una scrittura totalmente aliena, e per giunta compromessa con una tradizione religiosa altrettanto aliena sia alla loro religione tradizionale sia al presunto messaggio religioso della profezia di Celestino?

Misteri della psiche di questi sedicenti profeti, che si trastullano con cose che ignorano e con la credulità di un pubblico altrettanto ignorante.
… (altro)
 
Segnalato
edenantho | 120 altre recensioni | Feb 6, 2014 |
come vendere due libri scrivendone uno solo. neanche come sonnifero. "La profezia" la trovai per caso appena uscita in libreria e ne feci passaparola a raffica(mi sa che ne ho fatte vendere un paio di cento copie in piu')...con questo ho smesso...
½
 
Segnalato
clark_kent | 6 altre recensioni | Jun 4, 2008 |
dalla spiritualita' al romanzetto di fantasia il passo e' breve..mischiare pero' due tipologie cosi' diverse puo' lasciare perplesso anche il lettore piu' benevolente.Aridateme i sordi !!!
 
Segnalato
clark_kent | 11 altre recensioni | Jun 4, 2008 |

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