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Giuliano Procacci (1926–2008)

Autore di Storia degli italiani

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Storia degli italiani (1968) 168 copie
Storia degli italiani (1998) 15 copie
Storia del XX secolo (2000) 11 copie
Histoire des Italiens (1968) — Autore — 2 copie

Opere correlate

Il Principe e Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1513) — Introduzione, alcune edizioni1,038 copie
The Transition from Feudalism to Capitalism (1953) — Collaboratore — 161 copie
Lavoro e tecnica nel Medioevo (1959) — Traduttore, alcune edizioni69 copie

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Scritta originariamente per il lettore francese, questa è una panoramica della storia d'Italia dall'anno Mille alla metà del ventesimo secolo, dall'Italia "cuore politico e spirituale della Respublica Christiana" a metà del medioevo a quella del boom economico a metà del Novecento. Una storia, mi vien da dire anche se è un po' banale, di splendori e di miserie; ma probabilmente splendori e miserie si trovano nella storia di ogni paese e di ogni società umana.

Il testo copre a grandi linee i principali avvenimenti politici, l'andamento dell'economia, e accenna anche alle caratteristiche della cultura e alle principali personalità nei vari periodi. Mette in evidenza il policentrismo della società italiana: fino all'unità le diverse vicende delle regioni sono seguite separatamente, e si notano le differenze e i fattori che ne hanno determinato lo sviluppo dissimile, e anche la disunità e i contrasti (le "incongruenze") della società italiana (che permangono tuttora. L'Italia politicamente unita non è stata capace di attenuare la disunità della società, e questo potrebbe essere uno dei suoi fallimenti storici).

Un altro tema su cui si pone l'accento è il ruolo degli intellettuali nella società: classe che inizia a sviluppare una coscienza nazionale ed è protagonista della fioritura del Rinascimento, ma che poi tende a ritirarsi un un distacco elitario, deve sottomettersi ai rigori della Controriforma, e riprende a contribuire al progresso della società solo in epoca illuministica, tempo di risveglio dopo la stagnazione del Seicento.

Nei capitoli sull'Italia contemporanea il racconto si fa un po' più dettagliato, ma anche un po' viziato dalle posizioni politiche (comuniste) dell'autore, che segue con particolare attenzione gli sviluppi dei movimenti democratici, socialista e comunista, nell'attesa di una rivoluzione rigeneratrice che l'autore vede con evidente favore ma che alla fine non viene. L'ultimo paragrafo trabocca di dolente ammirazione per Togliatti (all'epoca della scrittura del libro morto da pochi anni), paragonato a Cavour e visto come un leader che si ritrova in un'Italia "gaudente e volgare" tanto inferiore alla sua statura, mentre De Gasperi è ingiustamente sminuito a poco più che un fantoccio degli Stati Uniti.

A parte questo, è un racconto equilibrato e accessibile, venato di affetto per il popolo italiano, capace di illustrare in breve sia i tratti generali e collettivi di un dato periodo, sia l'opera e il carattere delle maggiori personalità della politica e dei vari campi della cultura. E, passando a una nota personale, mi pare che l'autore riesca bene in questo racconto anche grazie a una solida base di cultura umanistica, quella solida base che desidererei molto possedere, che il liceo avrebbe dovuto darmi ma non mi ha dato (anche per colpa mia), e che purtroppo non sono mai riuscito a farmi nemmeno in seguito.
… (altro)
 
Segnalato
Oct326 | 2 altre recensioni | May 30, 2020 |

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