Claudia Roth Pierpont
Autore di Passionate Minds: Women Rewriting the World
Sull'Autore
Claudia Roth Pierpont, a contributor to The New Yorker since 1990, has received a Whiting Writer's Award and a Guggenheim Fellowship. She holds a Ph.D. in Italian Renaissance art history from New York University. She lives in New York City.
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Informazioni generali
- Nome canonico
- Pierpont, Claudia Roth
- Sesso
- female
- Nazionalità
- USA
- Luogo di residenza
- New York, New York, USA
- Istruzione
- New York University
- Attività lavorative
- columnist
- Relazioni
- Pierpont, Julia (daughter)
- Organizzazioni
- The New Yorker
- Premi e riconoscimenti
- Whiting Writers' Award (1994)
Guggenheim Fellowship
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Statistiche
- Opere
- 10
- Opere correlate
- 1
- Utenti
- 425
- Popolarità
- #57,429
- Voto
- 3.9
- Recensioni
- 7
- ISBN
- 26
- Lingue
- 5
Premesso che per apprezzare questo libro bisogna conoscere e amare, se non in toto almeno in buona parte, la produzione letteraria di P.R., si tratta un’opera di spessore, che segue attentamente l’evolvere e il maturare dello scrittore e collega con precisione vita e scrittura, vicende personali e amicizie letterarie. Chiarisce soprattutto molto bene chi è Nathan Zuckerman (o altri alter ego) e i limiti della sua adesione alla personalità e alla vita di P.R. Sarebbe infatti un errore scambiare la voce di un libro per la confessione autobiografica del suo autore ignorando quanto la rielaborazione romanzesca intervenga sul dato biografico.
Due cose sono chiare. In primo luogo, l’autrice, pur ammirando dichiaratamente P.R. (con il quale pur a dispetto del cognome non ha legami di parentela), non si è ‘innamorata’ dell’oggetto della sua indagine al punto di non vederne le, non rare, cadute. Per ogni romanzo esprime la sua valutazione, motivata e argomentata e riporta anche autorevoli opinioni diverse dalle sue. In più di un caso non mi trovo d’accordo (in tutto o in parte) con i suoi giudizi, ma questo è irrilevante. In secondo luogo, alla base del suo lavoro non c’è dilettantismo né improvvisazione, ma una lunga consuetudine con l’autore e una raccolta meticolosa della documentazione che lo riguarda. Dalla prefazione si evince che ha raccolto materiale per otto anni e due ne ha impiegati per la stesura del libro. C’è da crederle perché il risultato lo testimonia. Lettura consigliatissima a tutti coloro che amano quell’autore esuberante, esagerato, problematico, sensibilissimo, dalla penna impareggiabile e soprattutto mai dogmatico che è Philip Roth.
Due note biasimo: la prima per la traduttrice che ha fatto un uso sconsiderato di alcuni termini (negri, negretti, giudei). La seconda per l’autrice: la lista infinità dei ringraziamenti in calce al volume (manca solo il parrucchiere…) è vezzo ridicolo che chi ha scritto questo ottimo testo poteva benissimo risparmiarsi, riducendo l’elenco all’essenziale.… (altro)