Francesco Orlando (1934–2010)

E’ la storia di Ferdinando (proiezione dell’autore Francesco Orlando) che ha poco più di 18 anni alla fine della seconda guerra mondiale e vive in una città dell’Italia del sud (Palermo?). E’ la storia di un ragazzo che scopre la propria omossessualità nel tempo in cui era considerata “un’infermità inconfessabile” e che quindi deve lottare per non manifestare le proprie pulsioni. E’ anche la storia di un’amicizia che assumerà una valenza sadomasochista. Il rapporto fra Ferdinando e il coetaneo Mario si farà sempre più complesso, fino a sfociare negli ultimi tre capitoli (i più belli) in una relazione complementare dominante/dominato.
Un discorso a parte va fatto per lo stile: molto faticoso e spesso irritante. Capita di dover rileggere una frase due o tre volte per venirne a capo. E non perché il lessico sia complesso o i concetti particolarmente ostici, ma perché la costruzione è contorta e ricca di anacoluti , tanto che verrebbe da chiedere a Orlando ciò che viene chiesta a Ferdinando da un amico: “Sei un pozzo di scienza, ma fammi il favore di parlare più facile”. Siamo di fronte ad uno di quei romanzi al cui linguaggio ti devi abituare piano piano e di cui solo alla fine scopri lo spessore. A libro chiuso ho pensato che lo stile rispecchia la complessità interiore di Ferdinando e come lui deve trovare qualcuno disposto ad ascoltare con pazienza e spirito libero da pregiudizi e capace di vincere una prima sensazione di estraneità se non di repulsione ( o all’opposto di fascinazione), per lasciar luogo ad una disponibilità a conoscere ciò che si ha davanti (pagina scritta o persona) per ciò che è.… (altro)