Yewande Omotoso
Autore di The Woman Next Door
Sull'Autore
Fonte dell'immagine: Pen South Africa
Opere di Yewande Omotoso
UN LUTTO INSOLITO 2 copie
Opere correlate
New Daughters of Africa: An International Anthology of Writing by Women of African Descent (1992) — Collaboratore — 88 copie
Etichette
Informazioni generali
- Data di nascita
- 1980
- Sesso
- female
- Nazionalità
- Nigeria
South Africa - Luogo di nascita
- Bridgetown, Barbados
- Luogo di residenza
- Ife Ife, Osun State, Nigeria
Johannesburg, South Africa
Cape Town, South Africa - Istruzione
- University of Cape Town
- Attività lavorative
- architect
designer
novelist - Relazioni
- Omotoso, Kole (father)
Omotoso, Akin (brother) - Breve biografia
- Yewande Omotoso was born in Barbados. She grew up in Nigeria and moved to South Africa in 1992. Yewande trained as an architect and is a designer, freelance writer, poet and novelist. After completing a Masters degree in Creative Writing, her debut novel Bom Boy was published in 2011 by Modjaji Books. It won the 2012 South African Literary Award for First-Time Published Author, was shortlisted for the 2012 Sunday Times Fiction Prize in South Africa as well as the M-Net Literary Awards 2012, and was the runner-up for the 2013 Etisalat Prize for Literature. Yewande lives in Johannesburg.
Utenti
Recensioni
Liste
Premi e riconoscimenti
Potrebbero anche piacerti
Autori correlati
Statistiche
- Opere
- 4
- Opere correlate
- 3
- Utenti
- 381
- Popolarità
- #63,387
- Voto
- 3.7
- Recensioni
- 23
- ISBN
- 25
- Lingue
- 4
Apparentemente, e da come viene presentato, è un libro sulle differenze: due donne ultraottantenni, una bianca e una nera, una con famiglia e una senza, in un sobborgo residenziale ed esclusivo della Città del Capo contemporanea.
Per me invece è un libro su come le storie attraversano la Storia.
Hortensia e Marion sono vicine di casa da 20 anni, abitano in due ville attigue e si odiano. Da subito, da sempre.
Hortensia è nera, sposata con un bianco, senza essere riuscita ad avere figli ed è arrivata da benestante nel Sudafrica post apartheid, unica nera in un comprensorio di famiglie bianche e ha iniziato a odiare subito tutti. Perché lei viene da lontano, da una famiglia povera di Barbados, borsista discriminata nella swinging London degli anni ’60 che ha provato sulla propria pelle le difficoltà di un’integrazione solo teorica, una sorta di “Indovina chi viene a cena?” al femminile. Si afferma nella professione, si trasferisce col marito, dipendente di una multinazionale, dapprima in Nigeria e poi, per farlo morire con assistenza debita, in Sudafrica. Ritrovandosi sola.
Marion è bianca, figlia di ebrei lituani scappati dall’antisemitismo europeo degli anni ’30, lasciandosi tutto alle spalle e rinnegando tutto: Marion cresce non solo senza fratelli, ma anche senza nonni, zii e cugini e senza che si possano nominare. Senza storia. Una famiglia scappata da una segregazione, che si accomoda di fronte a quella che le viene presentata: Marion cresce pensando che l’apartheid sia “normale”, non vuole che i suoi figli giochino con la figlia della cameriera, e per le esigenze personali della cameriera compra a parte merce di qualità scadente; ma i figli crescono in una società già diversa, in una cultura del confronto, si interrogano, chiedono ragioni, più di quanto lei non abbia chiesto ai suoi genitori, la escludono dalle loro vite. Rimane vedova. Ritrovandosi sola.
Gli scherzi testamentari e finanziari in extremis dei loro mariti, più altre evenienze, obbligano Hortensia e Marion a entrare in contatto più profondamente di quanto non abbiano fatto nei 20 anni passati, a sostenersi vicendevolmente pur mal sopportandosi, a raccontare se stesse all’altra, a rivivere anni cruciali delle loro vite e dei loro matrimoni con il senso del (e col senno di) poi.… (altro)