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Martin Noth (1902–1968)

Autore di Storia d'Israele.

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Sull'Autore

Martin Noth, a most resourceful biblical historian, was a native of Dresden, Germany. On the completion of his studies at the Universities of Erlangen, Leipzig, and Rostock, he initiated his teaching career at the University of Griefswald (1927-30). Noth then taught Old Testament studies at the mostra altro University of Konigsberg (1930-45) before moving to the University of Bonn, where he was Distinguished Professor of New Testament Exegesis and president of its evangelical theological seminary (1945-65). From 1965 until his death three years later, Noth was director of the Institute for the Study of the Holy Land in Jerusalem, a position once held by his teacher, Albrecht Alt. In addition to his pioneering tradition-critical work on the Pentateuch (A History of Pentateuchal Traditions, made available in English in 1972), Noth authored perceptive commentaries on the books of Exodus, Leviticus, and Numbers (whose English translations appeared in 1962, 1965, and 1968, respectively). Noth is mainly known to English-speaking readers through his classic, The History of Israel (1960). Though Noth's innovative historical reconstruction of pre-monarchical Israel as a tribal and cultic "amphictyony," an analogy to early Greek society, has suffered criticism in recent years, related ideas regarding ancient Israel's gradual settlement in the land of Canaan have proven useful. Moreover, many scholars have been influenced by Noth's theory that the book of Deuteronomy is no appendage to the Tetrateuch (Genesis--Numbers), but is instead the initial component of a large, complex literary work known as the Deuteronomistic History, which incorporates the Old Testament books of Joshua, Judges, 1-2 Samuel, and 1-2 Kings. This historical witness, says Noth, received its final editing in the sixth century B.C. after the dual monarchies of Israel and Judah had fallen to the enemy. (Bowker Author Biography) mostra meno

Comprende il nome: Noth Martin

Opere di Martin Noth

Storia d'Israele. (1958) 258 copie
Numbers: a commentary (1657) 157 copie
The Old Testament World (1964) 85 copie
Wisdom in Israel and in the ancient Near East (1955) — A cura di; A cura di — 13 copie
Estudios sobre el A.T. (1966) 6 copie
Könige 3 copie

Opere correlate

Essays On Old Testament Hermeneutics (1963) — Collaboratore — 112 copie

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Informazioni generali

Data di nascita
1902-08-03
Data di morte
1968-05-30
Sesso
male
Nazionalità
Germany
Luogo di nascita
Dresden, Deutschland
Luogo di residenza
Dresden, Germany (birth)
Attività lavorative
Biblical scholar
Professor of Theology
Organizzazioni
University of Bonn

Utenti

Recensioni

Spesso, quando si affronta il tema dell’instabilità del Medio Oriente e del mondo arabo, così come dell’ormai secolare contrapposizione tra israeliani e palestinesi, lo si fa analizzandolo dal punto di vista geopolitico. In tal senso è decisamente ampia la bibliografia cui si potrebbe fare riferimento, uso volutamente il condizionale in quanto la frequenza con cui sui social si leggono assurde balordaggini è un’evidenza di quanto poco seriamente si approfondisca il problema. Meno frequente, invece, è l’approccio al tema osservandolo dal punto di vista religioso (o mitologico per chi non è credente), dacché, e sarebbe imprudente dimenticarlo, gli ebrei in quanto tali non sono un popolo con un'accezione etnica, ma una comunità religiosa accomunata da un credo comune: l’ebraismo, una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo e il cui nucleo originario risale alla credenza in un Dio unico, Yahweh, che stringe con il suo popolo un patto speciale a partire da Abramo, il primo uomo chiamato "ebreo", in ebraico “ivri”.

Mi scuso per tale digressione sui termini, ma è necessario, per parlare di questo libro, chiarire che l’ebraismo non è necessariamente sinonimo di sionismo, il quale è invece da considerare un'ideologia politica attraverso la quale si è affermato e motivato il diritto alla autodeterminazione del “popolo” ebraico (da religione a popolo) a disporre di uno Stato ebraico (da popolo a entità nazionale) in quella che è stata definita la "Terra di Israele", anche se, trovo sempre giusto ricordarlo, già nel 1897, due inviati in Palestina dai rabbini di Vienna dopo il Congresso di Basilea per sondare la “terra promessa”, inviarono a casa un'eloquente telegramma che recitava: “la sposa è bella, ma è sposata a un altro uomo”.

“Storia di Israele” di Martin Noth (Paideia Editrice 1975 dalla seconda edizione edita nel 1954 che rielabora ed amplia il testo della prima), pubblicato originariamente in tedesco nel 1950 (appena un paio d’anni dopo la proclamazione dello stato israeliano) e tradotto in inglese soltanto nel 1960, è considerato da diversi decenni un classico nel campo degli studi biblici. Avete capito bene: biblici! Un’evidenza che chiarisce subito l’approccio dell’autore al trinomio palestina-ebrei-israele. Questa di Noth è considerata un'opera fondamentale che offre un resoconto completo e dettagliato della formazione e dello sviluppo dell'antico Israele, dal termine “israelitico”, ovvero degli Israeliti: la comunità israelitica.

Non è un libro semplice e presuppone un certo interesse all’approccio religioso, ma credo sia fondamentale per chi sia interessato ad un sistematico approccio ai conflitti mediorientali, anche alla luce di quanto ho scritto all’inizio di questo invito alla lettura. Come scrive l'autore questo libro intende essere un manuale "per presentare anzitutto i fatti relativi alla storia di Israele, come sono valutati attualmente dalla ricerca scientifica" mettendo in luce, se necessario, il metodo di ricerca storica, introdurre appropriate questioni storiche e allo stesso tempo indicare i limiti della conoscenza storica.

L’approccio dell’autore allo studio della storia israelita si basa su un’analisi critica dei testi biblici e del loro contesto storico. Noth sostiene che la Bibbia ebraica andrebbe letta come una fonte di informazioni storiche, non solo e semplicemente come un testo puramente religioso. Al punto che egli mette in evidenza anche quanto siano importanti l'archeologia, le ricerche linguistiche, storiche e topografiche nella ricostruzione delle condizioni sociali, economiche e politiche dell'antico Israele. Nel fare tutto ciò egli ci obbliga ad arretrare nei secoli rispetto alla storia contemporanea, dando al testo sacro un ruolo non esclusivamente proiettato alla professione fede, ma documentale. Tanto che potremmo tranquillamente cambiarne il titolo nella "storia antica delle genti di Israele", per quanto la storia antica è, in fondo, colei che guida il racconto.

Martin Noth, nato a Dresda nel 1902, morì nel maggio del 1968 durante un'escursione archeologica nel sito di Shivta, nel deserto del Negev. Fecondo biblista e ebraista tedesco molto studiato, anche nei seminari, è stato docente all'Università di Lipsia dal 1928 al 1930, a Königsberg dal 1930 al 1945 e a Bonn dal 1945 al 1965, in quell'anno divenne direttore dell’Istituto tedesco di Gerusalemme. Ancora oggi è ricordato soprattutto per questo suo libro e per gli studi sul processo di composizione dell'Antico Testamento. Avanzò la teoria secondo cui diversi libri dell'Antico Testamento costituivano originariamente un'opera più grande ("storia deuteronomista"). I libri in questione erano Deuteronomio, Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele e 1 e 2 Re. C'è sicuramente un’affinità teologica e di stile in questi scritti e Roth raccolse alcune tradizioni preesistenti, esaminò la struttura degli scritti e sostenne la teoria di un “testo unificato”.

Martin Noth struttura la sua “Storia di Israele” in quattro parti principali. La prima comprende il periodo premonarchico, a partire dall’emersione delle dodici tribù israelite, le loro origini, l'insediamento, la lega e la liberazione dall'Egitto sino all'alleanza del Sinai. La seconda corre sino all'instaurazione della monarchia sotto Saul, primo re degli Israeliti, vissuto nella seconda metà dell’XI secolo a. C., la cui storia è narrata nel primo libro di Samuele. Prosegue poi con i grandi regni di Davide e di Salomone sino alla caduta del Regno settentrionale di Israele, indipendente fino al 720 a.C. circa, quando fu conquistato dall'Impero Assiro. La sessione seguente ci racconta proprio della dominazione assira e neobabilonese, quando il re di Babilonia Nabucodonosor occupò e distrusse Gerusalemme deportando la popolazione e mettendo fine allo stato di Giuda Nell'esilio, la coesione degli ebrei non venne meno e quando (538 a.C.) Ciro conquistò la Babilonia, essi ottennero l'autorizzazione al ritorno ed alla restaurazione della comunità ebraica. Un'ultima parte, che l'autore titola " Restaurazione, decadenza, tramonto", illustra l'insurrezione maccabea e l'epoca romana.

La lettura, che ci obbliga a più riprese a rivedere le nostre competenze religiose, può contare sul supporto di un indice delle citazioni bibliche (non presente sulla prima stesura del libro). Essa ci offre dunque un approccio assai differente rispetto a quelli cui siamo normalmente abituati dall’odierna saggistica e letteratura, quasi un ritorno alla genesi ed alla sorte del popolo ebraico tra le pieghe delle antiche scritture, illustrando come gli scritti dell’Antico Testamento abbiano influenzato e poi assunto un'importanza centrale per la nascita e lo sviluppo delle correnti religiose che a loro volta influenzeranno gli accadimenti futuri nella terra contesa. Solo per i veramente interessati.
… (altro)
 
Segnalato
Sagitta61 | 4 altre recensioni | Oct 16, 2023 |
L'opera di North segna una profonda svolta nei fondamenti sia nell'esposizione della storia d'Israele. L'Antico Testamento è visto fin dall'inizio nel suo illimitato condizionamento umano e storico. Il coraggio di una tale considerazione dell'Antico Testamento, che si accosti al testo senza riserve, è un evento liberatore, perché non presuppone né una programmatica distruzione della storia della salvezza,né una costruzione guidata da una filosofia della storia o da una storia delle religioni. Il Noth pone la storia d'Israele in rapporto con l'ambiente mediorientale, anche mediante ricerche linguistiche e storico-tipografiche attribuendo importanza capitale alla critica letteraria e alla critica delle tradizioni. Sebbene la vita religiosa occupi un posto preminente per gli Ebrei, l'autore non cade nell'errore di scrivere una storia della religione. In primo piano sta la sorte del popolo ebraico, e viene chiaramente mostrato come essa abbia assunto importanza centrale per la nascita e lo sviluppo di correnti religiose.… (altro)
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | 4 altre recensioni | Sep 17, 2012 |

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