Armand Mattelart

Arrivando a Roma il giorno del congresso dei radicali per salvare la radio mi fermo alle bancarelle fuori dalla stazione, con il gusto di scegliere un libro; deve essere un argomento di quelli miei, la mia libertà richiede un rigoroso metodo. Ne trovo due, l’altro già recensito, il giornalismo culturale, e poi questo, già dal titolo bello impegnativo. Lo schema è quello tipico di quegli anni, delle premesse generali, quasi di ordine teorico e poi già con una serrata analisi sociale e politica. I due autori affrontano il tema della comunicazione negli autoritarismi, le modalità di declinazione degli input, la rarefazione delle fonti primarie, le pressioni sui media. Di un’attualità sconcertante, alcuni capitoli potrebbero essere pubblicati oggi per fotografare la situazione attuale; a dimostrazione che il pluralismo è il peggior nemico degli aspiranti dittatori. Negli ultimi capitoli gli autori analizzano la situazione in Cile tra il 1970 e il 1973 per analizzare nello specifico la situazione politica e comunicativa che ha portato alla dittatura di Pinochet. L’analisi degli autori è generosa di dati e di citazioni e, sicuramente, ha una sua attualità, nonostante sia, oggettivamente, datato.… (altro)