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Fosco Maraini (1912–2004)

Autore di Ore giapponesi

42+ opere 667 membri 11 recensioni 2 preferito

Sull'Autore

Opere di Fosco Maraini

Ore giapponesi (1958) 179 copie
Segreto Tibet (1952) — Autore — 141 copie
The Great Cities: Tokyo (1976) 63 copie
Case, amori, universi (1999) 46 copie
Gnosi delle Fanfole (1988) 29 copie
The island of the fisherwomen (1962) — Autore — 21 copie
Jerusalem, rock of ages (1969) 19 copie
Giappone. Mandala (2006) 10 copie
Gli ultimi pagani (1997) 8 copie
Die Göttin des Türkis : der Weg zum Cho Oyu (1988) — Introduction, bibliography and notes — 1 copia
Nippon 1 copia
Jerusalem Rock of Ages (1969) 1 copia
Der frühe Tag : Asienfotos (1992) — Photographer & Author — 1 copia

Opere correlate

Storia segreta dei Mongoli (2000) — Introduzione, alcune edizioni5 copie

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Recensioni

Che bello quando scegli un libro per il titolo, per la copertina, per semplice istinto e ti trovi di fronte un capolavoro. Ore giapponesi è un capolavoro. Lo è. Anzitutto la scrittura. Maraini scrive da Dio. Te ne accorgi a pagina 2, la lettura diventa avvolgente, coinvolgente. Già dal primo rigo è evidente la padronanza della lingua, la classe, la passione per la scrittura e l’amore per quello che racconta. E l’altro elemento fondamentale è che in un libro di viaggio, indispensabile è il viaggio. E Maraini il Giappone lo ha conosciuto davvero. E si vede, si capisce, si avverte, si sente. E anzi Maraini non ha solo conosciuto il Giappone, ma lo ha capito, lo ha amato; ed anche questo si vede. Un grande libro, intriso di passione che ti fa amare e conoscere il Giappone anche se non ci sei stato; ma alimenta il desiderio di tutta una vita di andarlo a vedere, di immergerti in una cultura così lontana e diversa dalla nostra. Ma di cui ci arrivano echi continui.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | 1 altra recensione | Feb 18, 2020 |
giocosa prea di giro dell'academia
 
Segnalato
giaccai | May 30, 2010 |
Un uso del linguaggio sorprendente: assonanze, allitterazioni, rime di una lingua inesistente e surreale che sembra perfettamente comprensibile (ed in fondo lo è) ma tratta di oggetti, animali, sentimenti e situazioni con un vocabolario preciso quanto completamente inventato.
«Sarebbe opportuno, anzi direi sarebbe addirittura canonico, presentarsi con un piccolo preambolo teorico. Signori, potrei dire, eccovi alcuni esperimenti di poesia metasemantica. Ora mi spiegherò. Per millenni il procedimento principe seguito nella formazione e nell'arricchimento del patrimonio linguistico è stato questo: dinanzi a cose, eventi, emozioni, pensieri nuovi, o ritenuti tali, trovare suoni che dessero loro foneticamente corpo e vita, che li rendessero moneta del discorso. A tale intento, in genere, servivano suoni che già venivano impiegati per significati consimili. Inventi il cannocchiale e sommi canna con occhiale […], talvolta serve il nome d'una persona (siluetta, besciamella), tal altra il nome d'un luogo (pistola, baionetta) […]. Nella poesia, o meglio nel linguaggio metasemantico, avviene proprio il contrario. Proponi dei suoni e attendi che il tuo patrimonio d'esperienze interiori, magari il tuo subconscio, dia loro significati, valori emotivi, profondità e bellezze. È dunque la parola come musica e come scintilla.» Fosco Maraini (http://www.lonfo.it/?q=node/9)… (altro)
1 vota
Segnalato
ddejaco | May 20, 2008 |

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