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Niccolò Machiavelli (1469–1527)

Autore di Il principe

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Sull'Autore

Niccolo Machiavelli was born on May 3, 1469 in Florence, Italy. He was a political philosopher, statesman, and court advisor. Starting out as a clerk, he quickly rose in the ranks because he understood balance of power issues involved in many of his diplomatic missions. His political pursuits mostra altro quickly ended after he was imprisoned by the Medici family. He is best known for The Prince, his guide to power attainment and cutthroat leadership. He also wrote poetry and plays, including a comedy named Mandragola. He died on June 21, 1527 at the age of 58. (Bowker Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: Santi di Tito's portrait of Niccolò Machiavelli, cropped.
Via Wikimedia Commons

Serie

Opere di Niccolò Machiavelli

Il principe (1513) 23,593 copie
The Prince (Bantam Classics) (1532) 2,076 copie
Il principe. Scritti politici (1513) 1,180 copie
The Prince (1513) 835 copie
Mandragola (1518) 640 copie
The Portable Machiavelli (1978) 568 copie
Istorie fiorentine (1525) — Autore — 471 copie
Selected Political Writings (1994) 215 copie
Tutte le opere (1921) 119 copie
The Classic Theatre Volume I: Six Italian Plays (1958) — Collaboratore — 89 copie
On Conspiracies (1970) 56 copie
Belphagor (1945) 49 copie
Clizia (1962) 45 copie
La Mandragola E Clizia (1959) 33 copie
Machiavelli : The Chief Works and Others, Vol. 1 (1989) — Autore — 29 copie
Teatre del Renaixement (1985) 26 copie
Lettere (1961) 14 copie
Cuentos (1985) 13 copie
The Quotable Machiavelli (2016) 13 copie
DE LAS CONJURAS (2010) 13 copie
Machiavelli Volume I (2007) 12 copie
Epistolario 1512-1527 (1990) 10 copie
Brev (2013) 8 copie
Hauptwerke in einem Band (2000) 5 copie
Maquiavelo : antología (1987) 5 copie
Le Prince : L'art du pouvoir (2007) — Autore — 5 copie
Opere II (1999) 4 copie
L'Asino (2012) 3 copie
Erotica 3 copie
Opere 3 copie
Machiavelli 3 copie
Prince and Other Works (1964) 3 copie
Opere III (2005) 3 copie
Selections (1972) 3 copie
Prens - De Principatibus (2013) 3 copie
La mandragore (2004) 3 copie
Escritos de gobierno (2013) 3 copie
Opere (1963) — Autore — 3 copie
Dieci lettere private (1992) 3 copie
Knieža (2009) 2 copie
El Príncipe El Manga (2017) 2 copie
Principele 2 copie
The Discourses on Livy (2008) 2 copie
machiavelli o principe (1900) 2 copie
Oeuvres de Machiavel (1793) 2 copie
Machiavelli művei (1978) 2 copie
Discorsi ; Om fyrster (2013) 2 copie
Le prince (2012) 2 copie
Breviario (1996) 2 copie
Príncipe 1 copia
o pincipe 1 copia
O príncipe 1 copia
Shasak 1 copia
Prose Scelte 1 copia
Machiavelli 1 copia
Έργα 1 copia
ESCRITOS POLITICOS (1994) 1 copia
El príncipe 1 copia
Macchiavelli (1956) 1 copia
The Prince 1 copia
The Discourse 1 copia
Obras 1 copia
O Príncipe (2023) 1 copia
De vorst 1 copia
El Príncipe 1 copia
Antologia (2013) 1 copia
El príncipe (2005) 1 copia
I Capitoli 1 copia
Myśli cyniczne (1993) 1 copia
Urban Games 1 copia
Break Out 1 copia
Oeuvres complètes (1993) 1 copia
Opere scelte 1 copia
Pensieri 1 copia
Opere: Scritti letterari (1989) 1 copia
A háború művészete (2022) 1 copia
O príncipe 1 copia
Discorsi 1 copia
Opere scelte 1 copia
pg1232 1 copia
Lettere (Vol. 1-2-3) (2022) 1 copia
Prens - Cool (2014) 1 copia
Scritti varj 1 copia
Discourses (2020) 1 copia
Machiavelli (1989) 1 copia
Clícia 1 copia
Komplolar Üzerine (2020) 1 copia
The Prince 1 copia
شهریار 1 copia
Mandrágora 1 copia
Opere scelte (1969) 1 copia

Opere correlate

Eight Great Comedies (1958) — Collaboratore — 350 copie
The Prince; Utopia; Ninety-Five Theses (1909) — Collaboratore — 280 copie
Classics of Modern Political Theory : Machiavelli to Mill (1996) — Collaboratore — 49 copie
Great Italian Short Stories (1959) — Collaboratore — 42 copie
The Middle Ages to the 17th Century: Literature of the Western World (1961) — Collaboratore, alcune edizioni23 copie
Tyve mesterfortællinger — Collaboratore, alcune edizioni4 copie
Italian Short Stories from the 13th to the 20th Centuries (1932) — Collaboratore — 3 copie
Box of Illuminations X4 Box Set (2001) — Collaboratore — 2 copie

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Informazioni generali

Nome legale
Machiavelli, Niccolò di Bernardo dei
Altri nomi
Maquiavel, Nicolau
Data di nascita
1469-05-03
Data di morte
1527-21-07
Luogo di sepoltura
Church of Santa Croce, Florence, Tuscany, Italy (beside the tomb of Michelangelo)
Sesso
male
Nazionalità
Italië
Nazione (per mappa)
Italy
Luogo di nascita
Florence, Italy
Luogo di morte
Florence, Italy
Luogo di residenza
Florence
Attività lavorative
politicus
filosoof
Relazioni
Machiavelli Bernardo (padre)

Utenti

Discussioni

Machiavelli’s “The Prince” - A First Reading in Reformation Era: History and Literature (Aprile 7)

Recensioni

Rileggo con piacere “Il principe” di Niccolò Machiavelli, uno dei testi fondamentali della scienza politica. La visione della società e, in particolare, del ruolo del principe da parte del politico fiorentino resta di grande attualità in quanto Machiavelli nella sua analisi andava al di là dell’origine del potere, prefigurando sistemi elettivi con una partecipazione popolare alla nomina del principe. La principale caratteristica che il principe deve avere è l’autorevolezza che va al di là dell’autorità che gli deriva dal titolo. Gli eserciti, spina dorsale di ogni organizzazione sociale, devono essere formati dal popolo e devono condividere gli ideali del principe. Questo è l’unico presupposto sulla base del quale ipotizzare una difesa partecipata dello Stato. Gli eserciti mercenari non sono affidabili per la natura stessa del tipo di rapporto che aumenta il rischio di tradimento. E il popolo deve avere nel principe il punto di riferimento sia nella capacità dello stesso di condividere gli ideali che in quella di imporre le sue decisioni. L’obiettivo del leader è quello di governare nell’interesse dei governati ma con il pugno di ferro. Una lettura sempre molto interessante e, come detto, di grande interesse.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | 252 altre recensioni | Apr 7, 2024 |
Il sorriso, il riso e il sogghigno sono espressioni graduate e diversificate di stati d'animo con i quali gli uomini osservano la realtà e con essa interagiscono. Quella che ci troviamo a vivere nel mondo d'oggi è certamente una realtà molto diversa da quella che gli uomini hanno vissuto in passato. Essa cambia naturalmente di momento in momento. Le cose non accadono mai allo stesso modo. Ma è certamente mutata la maniera con la quale ci confrontiamo con essa. Restano alcuni momenti e sentimenti che gli uomini condividono da quando vengono al mondo, indipendentemente da dove si trovano o in quale epoca sono vissuti.

Ad una certa età le cose del mondo dovrebbero vedersi in maniera distaccata e disincantata. Possibilmente senza rancore, odio e cattiveria perchè ormai gran parte dei giochi si sono giocati. Si sono conosciute persone ed eventi, ognuno è stato personaggio ed interprete sul palcoscenico della vita. Se “una certa età” è quella che si è formata col susseguirsi di diversi decenni vissuti con un piede in un millennio ed un secolo nuovi e un altro in quelli precedenti, se si sono visti molti e variegati avvenimenti scorrere sotto gli occhi: papi e presidenti, governi e parlamenti, deputati e senatori, guerre e rivoluzioni, illusioni e delusioni, vittorie e sconfitte, disastri e conquiste, allora si dovrebbe avere la capacità di osservare e vivere la realtà del presente, e degli anni che ci restano da vivere, con quello stato d’animo che caratterizza la prima condizione a cui ho accennato all’inizio: il sorriso.

Ed invece, così non accade sia per chi ha “una certa età”, sia per chi si trova nella “mezza età” e, più grave ancora, chi è “giovane”. Come si fa a definire un sorriso? Forse soltanto accompagnando questa parola con aggettivi, di quelli più in uso per descrivere la significativa modifica dell’aspetto e dell’atteggiamento del viso. Quest’ultimo, mai come in questo caso, è l’espressione dichiarata dello stato d’animo della persona che decide di sorridere. Sorriso leggiadro, grazioso, gentile, dolce, amorevole, pietoso, malinconico, mesto, materno, affettuoso, complice. Il sorriso può essere del cielo, della natura, della vita, della primavera, della bellezza, della giovinezza, della fortuna. Insomma uno stato d’animo quasi sempre positivo, gioioso, creativo. Il riso, invece, comporta una modificazione fisica accentuata del volto, molto più forte del sorriso. Può essere mesto, triste, di compassione, di odio, di sprezzo, di sdegno, di rabbia, canzonatorio, sardonico, maligno, mefistofelico, smodato, rumoroso, sguaiato, sgangherato.

Avrete notato il forte aumento nella gradualità rispetto al sorriso. Chi ride decide di dare un giudizio, sceglie una morale da assegnare, quasi sempre negativa, un colpevole da designare, una condanna da emettere. Il cammino porta inevitabilmente a quello che è il terzo grado di giudizio decisamente inappellabile: il sogghigno. La beffa, la provocazione e la malignità caratterizzano il sogghigno. Chi sceglie questo stato d’animo sa che va allo scontro. Ha deciso di dare battaglia e nulla potrà fermarlo. E’ ben sicuro della propria superiorità non solo morale, ma anche culturale, sociale e politica. A questa persona non interessa il dialogo, il dibattito, la discussione. Ciò che conta è la distruzione dell’avversario, la vittoria su di lui ad ogni costo, il suo annientamento morale, spirituale, politico. Spesso si arriva anche alla eliminazione fisica dell’avversario che non ha via di scampo.

Perchè ho voluto parlare di queste tre condizioni della mente, che ho definito “stati d’animo”, è presto detto. In questi giorni mi sono riletto la biografia di Niccolò Machiavelli di Maurizio Viroli, intitolata “Il sorriso di Machiavelli”, pubblicata diversi anni fa da Laterza. Leggendo le vicende del grande Fiorentino ho avuto modo di capire quanto sia importante, arrivati ad un certo punto dell’esistenza e della propria esperienza vissuta, saper guardare gli eventi con distacco e disincanto, con un lievemente accennato sorriso. Lo stesso sorriso che si legge sul ritratto che appare sulla copertina del libro. Non ha nulla di ambiguo, inquietante, spregiudicato, subdolo. Insomma di… machiavellico. E’ piuttosto il sorriso di chi, con questo discreto atteggiamento del volto, era vissuto guardando, osservando e vivendo le vicende degli uomini, del mondo e del suo Paese in particolare.

Un sorriso che “rispondeva alle miserie della vita per non lasciarsi vincere dalla pena, dallo sdegno e dalla malinconia, e per non dare agli uomini e alla fortuna la soddisfazione crudele di vederlo piangere. Il suo sorriso era non solo il suo modo di difendersi dalla vita. Era anche il suo modo di immergersi in essa. Nel suo sorriso c’era quell’amore della libertà e dell’uguaglianza civile che fu sempre fortissimo in lui, perchè è solo fra liberi e uguali, non con i padroni nè con i servi, che si può davvero ridere. E c’era sopratutto un profondo e sincero senso di carità, quella carità che gli faceva amare la varietà del mondo ed era il suo amore per la patria, quella carità benigna, che “non ha invidia, non è perversa, non insuperbisce, non è ambiziosa, non cerca il suo proprio commodo, non si sdegna, non pensa il male, non si rallegra di quello, non gode delle vanità, tutto patisce, tutto crede, tutto spera”, come scrive nell’Esortazione.

Queste parole, che Machiavelli fa sue, sono l’ultima chiave per capire, forse la bellezza del suo sorriso e della sua saggezza di vivere”. Con queste bellissime parole Maurizio Viroli conclude la biografia del grande Fiorentino. Senza dubbio uno dei più grandi Italiani di tutti i tempi. Il grande teatro della politica del suo tempo ha insegnato ben poco ai suoi compatrioti di oggi a distanza di tanti anni. Nessuno in questo Bel Paese è disposto ad imparare dalla Storia. Solo e sempre idee di smodata ed infinita ambizione, invidie piccole e grandi, tempeste provocate e prevedibili, vere e presunte tragedie, la vita come farsa e commedia, aggressioni fisiche e giudiziarie, bizantinismi, moralismi, interessi personali e di gruppo. Firenze e l’Italia di allora si ritrovano e si rinnovano nell’Italia di oggi.

E’ vero, mancano le impiccagioni, il sangue nelle piazze, le esecuzioni pubbliche, i roghi e gli eserciti invasori. Tutto è più sofisticato, subdolo, strisciante, colorato, virtuale e subliminale, in grado di essere recepito, accettato e fatto proprio dall’individuo e dalla massa, in maniera inconscia. Sempre in nome della libertà, una parola usata, questa volta sì, con “ipocrito sorriso”. Non si sa più sorridere con leggerezza, accettazione, distacco, con la volontà di capire anche le ragioni dell’altro, di venirgli incontro, di offrire e trovare convergenze. Si preferisce ridere smoderatamente, applaudire all’unanimità, con crudele sarcasmo, demolire con la satira distruttiva che non fa sconti e non costruisce, sgretola gratuitamente, sovverte demonizzando. Pronti a passare al sogghigno che prelude allo scoppio dell’applauso distruttivo finale, segna l’uscita di scena dell’avversario, stanato e fatto colpevole, pronto allo scherno pubblico, al lancio della monetina, al disprezzo popolare. L’antica gogna, il decisivo rogo, questa volta mediatico. Io, per difendermi e sopravvivere, ho deciso di sorridere prima di me stesso e poi degli altri e del mondo. Ho scelto per questo post Niccolò e vi assicuro di essere stato in buona compagnia.

(Questa recensione l'ho scritta nel mio blog e porta la data 24 febbraio 2012)
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | 252 altre recensioni | May 2, 2023 |
Ci sono scrittori che sono diventati famosi non solo per i libri che hanno scritto e per il numero di lettori che riescono a mantenere col passare del tempo, ma anche per l’attualità che riescono a mantenere con la loro scrittura, con i simboli e con i valori attribuibili non solo alla loro arte ma anche al ruolo ed alla funzione che hanno avuto durante la loro vita. La continuità che scaturisce dalle loro opere, continua ad essere rilevante ed essenziale, li fa diventare dei veri e propri personaggi. E’ il caso di Niccolò Machiavelli, uno scrittore di cui si parla sempre non solo in quanto tale, per le sue opere, bensì anche e soprattutto per la sua vita, le sue idee politiche, la sua persistenza letteraria che sfida il tempo e ne fa un personaggio che emana un “fascino principesco”. Ho ritrovato per caso un vecchio numero del "Times Literary Supplement", (TLS) il noto settimanale letterario inglese al quale sono stato abbonato per anni. Oggi, in tempi di magra, ma tempi digitali, me lo leggo online, anche se solo in parte. Perché anche così il sapere si paga.

Era un lungo saggio con la recensione di un esperto di storia e cultura del rinascimento italiani, Lauro Martines, di ben sette libri sul grande scrittore fiorentino. Due nuove traduzioni del “Principe” in inglese, la traduzione sempre in inglese della “Vita di Castruccio Castracani”, un saggio sul “Principe”, e due biografie del Machiavelli. Ma chi era veramente Niccolò Machiavelli? Del grande fiorentino me ne sono occupato tempo fa su questo blog parlando del suo "sorriso". Grazie al vecchio numero del TLS, in questi tempi in cui la politica di questo nostro Bel Paese sembra ogni giorno anti-politica, ho la possibilità di far rivivere nella mia memoria alcune vicende della sua opera e della sua vita, alla luce delle miserie contemporanee. A leggere bene, si scopre che non c'è mai nulla di nuovo sotto il sole.

N. M. apparve sulla scena del mondo poco prima del 1500 in un momento di crisi crescente sia in Italia che nella sua nativa Firenze. Gli Sforza a Milano stavano per cadere. Venezia era instabile e perseguiva una politica dello sfascio. Roma e la Chiesa erano sotto il governo di Papa Alessandro VI, il suo nome vero era Rodrigo Borgia già abbastanza noto per la sua sfrontata corruzione. Firenze, dopo la cacciata dei Medici nel 1494 e a seguito della perdita della sua maggiore colonia, il porto di Pisa, faceva di tutto per sopravvivere come Repubblica. Su e giù per la penisola, da Napoli alle Alpi, governanti e governati si sentivano minacciati.

Lo shock degli eventi in atto si registra anche nelle idee che Machiavelli esprime. Gli scrittori e gli intellettuali del tempo stavano soffiando sul fuoco di cambiamenti circa l’antica idea di “fortuna”, una forza capace di creare e abbattere gli stati, i popoli, le città e gli individui. Il concetto era una testimonianza del fatto che la capacità di governare la propria esistenza era sfuggita dalle mani degli Italiani. La politica e la storia improvvisamente li colpì facendoli come cadere in uno stato di sonnolenza, preda di forze irrazionali. Gli onesti ed i buoni erano in grave pericolo. Lo stesso Machiavelli dava grande importanza all’impatto della “fortuna” nella vita dei popoli, non soltanto nel “Principe”, ma anche nei “Discorsi su Livio”, nei suoi versi e in tutti gli altri scritti.

Machiavelli si fa conoscere all’inizio come l’autore di due poesie sull’amore composte intorno all’anno 1492, forse in onore di Giuliano de’ Medici, uno dei figli di Lorenzo il Magnifico. Queste composizioni fanno capire il tipo di istruzione che aveva avuto, un cultura impregnata di latino e di classici, anche se aveva studiato nozioni rudimentali di commercio e contabilità. Per un giovane ambizioso di fare carriera nella Firenze rinascimentale, ciò che contava veramente era lo studio dei classici, specialmente quelli romani, i quali aprivano la strada alla carriera legale, alla politica e spalancavano le porte anche della Chiesa.

Figlio di un poco noto avvocato che si dilettava coi classici, Niccolò nacque da una antica famiglia fiorentina, ma è molto probabile che le sue origini fossero illegittime, in quanto i suoi congiunti non erano qualificati ad essere eletti in cariche pubbliche. Questa condizione era un handicap sia dal punto di vista sociale che economico. Senza avere il diritto di accesso alle cariche pubbliche della città, non si poteva essere cittadini politici a pieno titolo. Si era destinati ad avere un rango inferiore, si correvano forti rischi in un giudizio in tribunale, le porte erano chiuse per fare un matrimoni di prestigio, anche perché tutti i matrimoni di un certo prestigio erano oggetto di attente contrattazioni. Machiavelli non riuscì mai ad affrancarsi da questa condizione inferiore originaria e le conseguenze si sarebbero avvertite nel suo acceso repubblicanesimo, soprattutto nella ironica, comica ed amara visione delle cose del mondo che egli avrebbe sempre portato con sé.

Suo padre, più che col suo lavoro di legale, sostentava la famiglia con i proventi che gli venivano da una piccola proprietà terriera. Niccolò, anche per questa ragione, venne istruito privatamente, si ritenne sempre povero e di modesta condizione sociale. Se si leggono i “Ricordi” di suo padre, una specie di diario domestico, si può dire che egli sia cresciuto in un ambiente familiare impregnato di scetticismo. Infatti egli omette sistematicamente ogni riferimento religioso in occasioni in cui la religione aveva un suo ruolo, com’è il caso di nascite, matrimoni e decessi. Una certa sfiducia nei preti aleggia in quelle memorie di famiglia. Anche Firenze, come Bologna, era una delle città più ferocemente anticlericali, una città nella quale l’eminente politico Gino Capponi ammoniva i suoi figli a non mettersi con i preti perché essi “sono la schiuma della terra”.

Il contemporaneo di Machiavelli, il frate domenicano Savonarola, una volta così si espresse in un sermone rivolto ai suoi concittadini: “Volete fare del male a vostro figlio? Fatelo diventare prete!” Lorenzo il Magnifico nel 1480, mentre stava acquistando un cappello per suo figlio tredicenne Giovanni, disse che Roma e il suo clero erano come un pozzo nero. Non è difficile, allora, capire perché Niccolò Machiavelli e molti suoi concittadini guardavano alla Chiesa ed alla religione con un occhio a dir poco distaccato e critico.

Poco si sa, comunque, dei primi anni di vita di Niccolò, almeno fino al 1498 allorquando all’età di 29 anni viene nominato vice cancelliere della città, con un lauto stipendio. Questa carica includeva anche quella di primo segretario dei “Dieci di balìa”, il corpo di magistratura dai poteri dittatoriali che reggeva la città in momenti gravi e a tempo determinato. Questi incarichi gli diedero una sicurezza economica e gli venivano unicamente dalle sue capacità culturali oltre che da legami con persone all’interno delle istituzioni. Poteva così essere in contatto giornaliero con i più importanti politici della città, uomini astuti, abili, che viaggiavano molto, tutta gente abbondantemente titolata dal punto di vista accademico ed in grado di manovrare le dolcezze e le brutalità della politica che avevano luogo nella penisola italiana.

I più abili di essi erano stati ambasciatori nelle principali corti d’Europa e Niccolò potè ricevere il migliore addestramento possibile dal punto di vista diplomatico, senza dimenticare la sua passione per la storia antica, principalmente quella romana. Il suo amore per la politica lo portò ad avere quel ruolo politico non senza avere prima ascoltato alcuni dei famosi sermoni che il rivoluzionario Savonarola usava tenere in città. Appena tre settimane prima che fosse nominato nel suo incarico il frate, infatti, era stato giustiziato ed egli scrisse in proposito una brillante analisi politica su di lui.

Per più di 14 anni, quindi, Machiavelli, e precisamente dal 1498 al 1512, fu intimo con chi deteneva il potere, scrivendo lettere, relazioni e rapporti, facendo domande, osservando dal vivo situazioni importanti. Dopo il 1502 fu assistente del Capo dello Stato di Firenze, il Gonfaloniere di Giustizia Piero Sederini, e fu l’artefice delle formazione di una nuova milizia cittadina. Ebbe incarichi di missione diplomatica presso varie ambasciate in Francia, Germania, Roma, incontrò il Re Luigi XII di Francia, l’Imperatore Massimiliano e il discutibile Cesare Borgia.

Tutto ciò finì nell’autunno del 1512 quando un colpo di stato fece cadere la Repubblica Fiorentina e provocò il ritorno dei Medici. Niccolò venne licenziato, imprigionato, torturato, perdonato ed esiliato nonostante la sua apparente innocenza. Costretto a non occuparsi di politica per la quale nutriva un grande amore, fece la cosa migliore che potesse fare in quelle condizioni: cominciò a scrivere di politica. Nel 1513 scrisse l’opera che gli doveva dare la fama, “Il Principe”, dando inizio poi alla stesura dei “Discorsi su Livio”.

“Il Principe” è un’opera che si caratterizza per una sorta di energia demoniaca, un’opera proteiforme nel senso che le opinioni dello scrittore sono variabili, mutevoli, modificabili, gettano le basi per il potere del principe ed allo stesso tempo cercano di demistificarlo. Machiavelli con grande abilità fa e disfa i suoi insegnamenti, andando a visitare il campo dei nemici del principe, che è quello dei repubblicani. Le copie del libro cominciarono a circolare nel 1516 con la dedica a Lorenzo dei Medici il giovane nella speranza di nascondere le sue simpatie repubblicane allo stesso tempo, più tardi, grazie alla doppiezza del contenuto del libro, poter sostenere di avere scritto il libro sotto le mentite spoglie di repubblicano. In effetti, desideroso di ritornare al governo, egli scrisse il libro prevedendo una possibile ricompensa col ritorno dei Medici.

Se il libro è stato giudicato immorale agli occhi dei suoi contemporanei, e per diversi anni ancora dopo, è stato perché Machiavelli dice pane al pane e vino al vino. Nelle vesti di studioso del comportamento politico, aveva avuto modo di verificare che l’uso della forza, “faceva” sempre la ragione, che gli stati perseguivano i loro interessi più spietati, che i papi praticavano con leggerezza la violenza, che una giusta causa poteva sempre essere trovata per giustificare la violenza come espediente per la soluzione dei problemi, che l’ambizione, la vigliaccheria, l’ingratitudine e l’ingordigia fiorivano alla meglio in politica. Mettendo da parte la morale convenzionale, Machiavelli prese il toro per le corna e decise di elencare una serie di precetti pratici, così come li vedeva lui, sui quali potessero basarsi i principi per avere successo in politica. Il suo terreno era la prassi, non la teoria astratta, ricavata dagli ideali.

Qualsiasi traduttore che si accinge a tradurre “Il Principe” si confronta con una grande difficoltà non solo per la natura scivolosa e anticonvenzionale dell’opera, ma anche perché Machiavelli fu uno scrittore davvero eccezionale, in quanto prendeva la sue parole ed i suoi punti di vista da una grande quantità di attività come dalla politica caricandoli con la conoscenza della storia romana e del mondo antico. Inoltre, egli sapeva come immettere la sua immaginazione letteraria e il suo acuto senso narrativo nella concezione della politica e della storia. Ciò significa che il libro esercita sempre un forte fascino su ogni traduttore, seducendo le sue ambizioni. La cosa strana, comunque, è che anche se la lettura del “Principe” nel suo contesto storico non aiuta a gettare luce sulla comprensione dell’opera, la stessa sarà sempre letta più con un occhio al mondo del lettore che a quello dei giorni in cui Machiavelli visse ed operò. Ciò significa che il contesto del lettore avrà la meglio su quello dell’autore. Il che fa capire e spiega perché “Il Principe” è un’opera sempre moderna ed attuale, anche alla luce dei cambiamenti del mondo e della politica dovuti al tempo ed agli uomini.

(Traduzione e adattamento da: “Princely charm”, by Lauro Martines, TLS, September 2005)

N.B. & P. S. Questa traduzione in versione italiano moderna dovrebbe aiutare ogni Italiano degno di questo nome a capire davvero questo grande, grandissimo Italiano.
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | Sep 19, 2022 |

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