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Curzio Malaparte (1898–1957)

Autore di Kaputt

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Sull'Autore

Opere di Curzio Malaparte

Kaputt (1944) — Autore — 1,014 copie
La pelle (1949) — Autore — 813 copie
Tecnica del colpo di Stato (2009) 127 copie
Il volga nasce in Europa (1941) 124 copie
Maledetti toscani (1956) 86 copie
Sangue (2012) 42 copie
Coppi e Bartali (1949) 26 copie
Il sole è cieco (1958) 21 copie
Donna come me (1940) 18 copie
Io, in russia e in cina (1958) 17 copie
Benedetti italiani (1969) 16 copie
il compagno di viaggio (1900) 16 copie
Intelligenza di Lenin (2013) 14 copie
Monsieur Caméléon (2011) 12 copie
Opere scelte (1997) 11 copie
Viva Caporetto ! (1917) 8 copie
... Italia barbara (2014) 8 copie
Fughe in prigione (1954) 7 copie
Mamma marcia (1959) 6 copie
Storia di domani (1960) 3 copie
Obras. Volumen I (1960) 2 copie
Picotazos (1964) 2 copie
Febo cane metafisico (2018) 2 copie
Skóra 1 copia
Obras I 1 copia
Kaputt Livro 1 (1984) 1 copia
2008 1 copia
Lotta con l'angelo (1997) 1 copia
CAN PAZARI 1 copia
Obras de Malaparte (1967) 1 copia
A Peste 1 copia

Opere correlate

Malaparte: A House Like Me (1999) — Subject — 51 copie
Curzio Malaparte (2018) — Collaboratore — 2 copie

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A Stoccolma, in una chiara giornata di settembre, Malaparte incontra il principe Eugenio, fratello del re di Svezia. E nella villa di Waldemarsudden, in quella «dolcezza del viver sereno, che un tempo era stata la grazia dell'Europa», non può trattenersi dal raccontare ciò che ha visto nella foresta di Oranienbaum: prigionieri russi conficcati nella neve fino al ventre, uccisi con un colpo alla tempia e lasciati congelare, il braccio destro disteso, affinché, «polizia silenziosa», indicassero la strada. È solo la prima di una fosca suite di storie che, come un novellatore itinerante, Malaparte racconterà ad altri spettri di un'Europa morente: ad Hans Frank, Generalgouverneur di Polonia, a diplomatici come Westmann e de Foxá, a Louise, nipote del kaiser Guglielmo II. Storie che sin dagli anni Quaranta hanno inorridito e ammaliato i lettori di tutto il mondo. Storie in cui s'incarna la scomparsa di ciò che «di nobile, di gentile, di puro» l'Europa possedeva. Storie – o forse visioni, insidiose ed ossedenti – che si annidano nella memoria per non lasciarla mai più: il Ladoga, simile a «un'immensa lastra di marmo bianco», dove sono posate centinaia e centinaia di teste di cavallo, recise da una mannaia (i cavalli dell'artiglieria sovietica sorpresi dal vento che scende dal mare di Murmansk e imprigionati nel ghiaccio); il console d'Italia a Jassy, sepolto dal freddo peso dei centosettantanove cadaveri di ebrei che sembrano precipitarsi fuori, «come statue di cemento», dal treno che li deportava a Podul Iloaiei, in Romania; le mute rabbiose e affamate di cani muniti di cariche esplosive che, in Ucraina, i russi addestrano ad andare a cercare il cibo sotto il ventre dei panzer tedeschi. Storie, anche, malinconiche e gentili: quella dei bambini napoletani convinti dai genitori che gli aviatori inglesi sorvolano la città per gettar loro bambole, cavallucci di legno e dolci; o, ancora, quella delle ragazze ebree destinate al bordello militare di Soroca – e che fa dire a Louise «J'ai pitié d'être femme». Storie che ci trascinano in un viaggio lungo e crudele, al termine del quale vedremo l'Europa ridotta a un mucchio di rottami: «E sia ben chiaro» proclama Malaparte «che io preferisco questa Europa kaputt all'Europa d'ieri, e a quella di venti, di trent'anni or sono. Preferisco che tutto sia da rifare, al dover accettare tutto come un'eredità immutabile». (fonte: Adelphi)… (altro)
 
Segnalato
MemorialeSardoShoah | 26 altre recensioni | May 9, 2020 |
Narra dell'occupazione alleata in Italia dal 1943 al 1945.

Nel romanzo, ambientato in massima parte a Napoli, Malaparte pone in contrasto l'innocenza (e ingenuità) dei soldati americani con la disperazione e corruzione degli italiani sconfitti; soprattutto mette in dubbio le facili interpretazioni moralistiche del conflitto.
 
Segnalato
kikka62 | 20 altre recensioni | Jan 25, 2020 |
“Solo un essere puro può odiare, quel che gli uomini chiamano odio non è che viltà. Tutto ciò che è umano è sporco e vile. L’uomo è una cosa orrenda.”

Potente e visionario. Dovessi descriverlo con due parole sarebbe così che lo definirei. Potente è la cronaca degli avvenimenti: l’occupazione, la liberazione, la guerra civile; visionaria è la scrittura stessa di Curzio Malaparte che non si ferma alla nuda cronaca ma indaga, scava e cerca risposte plausibili ai tanti interrogativi della follia umana.
La scena maggiore viene impegnata da Napoli, dove le truppe americane, presso le quali era in missione come ufficiale di collegamento Curzio Malaparte, devono attendere, dopo lo sbarco, che gli alleati facciano saltare il fronte di Cassino, tenuto ostinatamente dai tedeschi. Una volta aperta la strada, le truppe risaliranno la penisola incalzando le formazioni nemiche fino alla liberazione finale.
Su questo percorso si snoda il racconto, cominciando da Napoli dove Malaparte ha modo di osservare e descrivere il degrado umano dovuto alle miserabili condizioni di vita della popolazione, in quel periodo colpita anche dalla peste; sono descrizioni spesso raccapriccianti quelle che riporta: prostituzione di qualsiasi livello, tratta dei bambini, vendita e commercio di qualsiasi cosa possa servire a sopravvivere in una città allo stremo, è qui in questo scenario che lo scrittore ha modo di esplorare a fondo gli abissi della disperazione umana, descrivendo cose aberranti anche al limite della credibilità. Il resto del percorso lo porta, dopo aver assistito anche all’eruzione del Vesuvio, altra piaga che colpisce Napoli in quel periodo, verso la tappa romana, salendo poi per la sua toscana dove ha modo di assistere alla, poco edificante, resa dei conti post liberazione, da lui riportata, vista anche l’epoca in cui è stato scritto il racconto, con grande coraggio. Fatti salvi gli addii con gli amici americani una volta tornato a Napoli, la storia si chiude con lo squallido spettacolo di piazzale Loreto che desta in Malaparte grande impressione.

Bisogna cercare di andare un po’ oltre, altrimenti rimane difficile da capire sia il libro che lo scrittore, con questo non intendo dire che io sia stato in grado di capirlo fino in fondo né tanto meno di spiegarlo, ma soltanto che questo è ciò che ho creduto di capire io.
Per Malaparte la condizione in cui nasce l’uomo è gia negativa per se stessa, tipo il peccato originale, ma non è alla religione il suo riferimento, il suo riferimento è alla stessa natura umana, imperfetta per definizione, che nelle sue sporche guerre non fa altro che manifestare il delirio e l’orrore che prepara nella pace. Secondo lui non c’è differenza, la natura umana non cambia, e se nella guerra tutto si può giustificare pur di conservare “La pelle” comprese le incredibili nefandezze narrate che vengono perpetrate da tutte le parti in causa, non ci sono buoni e cattivi, se c’è chi vende bambini è perché c’è chi li compra, è nelle altre situazioni che gli uomini danno il peggio della loro esistenza, prevaricando altri uomini, esercitando un potere inseguito con ferocia, alimentando continuamente il loro ego negativo che non potrà fare altro che spazzare la loro anima con un “Vento nero” che non lascia speranze per un possibile futuro di redenzione.
Pessimismo allo stato puro e nessuna fiducia negli uomini, questa è la sentenza di Curzio Malaparte, anche alla luce di quanto visto durante gli anni della guerra.
Una visione negativa ampiamente giustificata per quegli anni particolari, ma che non mi sento di condividere ancora oggi, in quanto, visto come vanno le cose, andrebbe rivista al ribasso.
È un capolavoro, ma si corre il rischio di rimanere intrappolati, il motivo è che la lettura è molto impegnativa e spesso succede, di perdersi nelle mille digressioni e descrizioni che lo scrittore dissemina a piene mani per paradossare il suo pensiero, spezzettando il fluire stesso della storia che, nelle sue intenzioni vuole essere tutt’altro che un’arida cronaca di guerra, ma un preciso atto d’accusa contro qualcosa che difficilmente si potrà mai debellare completamente: l’imbecillità umana…
… (altro)
 
Segnalato
barocco | 20 altre recensioni | May 31, 2017 |
In una serie di saggi Malaparte descrive l'attacco tedesco alla Russia del 1942e l'assedio di San Pietroburgo.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | 4 altre recensioni | Feb 13, 2017 |

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